Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DISEGNOl'animo a nobiltà e delicatezza di sentire, a grandiosità di affetti e di pensieri, mentre il povero avrà in mano sempre nuovi mezzi di sostenere la vita e di esercitare l'ingegno a perfezione di quelle arti o mestieri in cui si adopera. E per verità, presso i popoli più inciviliti, tanto antichi quanto moderni, lo studio del disegno fu sempre tenuto come parte importantissima dell'educazione, i Di niun profitto sarebbe ricercare nell'antichità la prima origine del disegno, e sarebbe impossibile; fissarla. Tutti i popoli,anche i più barbari, n'ebbero qualche nozione, incompleta bensì, ma tale da mostrare ingenito in noi il desiderio ed il bisogno di ritrarre le éose che maggiormente ci stanno a cuore, e di cui vogliamo ricordarci. Anzi nell'antichità il disegno fu il primo mezzo che i popoli conobbero per comunicai e i loro pensieri e trasmettere ai posteri le loft) cognizioni ; e tenne presso a molti il luogo dei caratteri alfabetici, di cui noi ci serviamo (Goguet, Origine ecc., voi. i). Vedendo nella Sacra Scrittura, fin nei tempi di Giacobbe, fatta menzione d'idoli, di braccialetti d'oro e d'ar-gOnto lavorato^ non possiamo a meno che supporvi una qualche nozione di disegno, secondo il quale fossero condotti. Il vitello d'oro fuso da Aronne ad imitazione del bue Api degli Egizii è poi di per sè solo bastante a toglierci ogni dubbio su di ciò. Sappiamo per altra parte come l'Asia, fin dalla più remota antichità, fosse esimia in tutti quei lavori di lusso o d'ornamento che non si possono eseguire senza l'opera del disegno.
E cosa facile che un uomo qualunque, preso un pugno di molle creta, e tra le mani impastandola per trastullo, la configuri a somiglianza di qualche oggetto. Dopo questo primo tentativo quasi fortuito, l'uomo, che di sua natura è fatto per progredire, poco per volta vi avrà aggiunto somiglianza maggiore, e da una cosa passando ad un'altra, avrà portato a tal segno le sue imitazioni, da stabilire quella che propriamente si chiama arte. Pare che il disegno sulle tfiiperficie piane abbia tuttavia dovuto precedere il modellare. Presso i Greci (per non parlar di Dedalo, essendoché questo nome non è d'individuo, ma è un aggettivo generico dinotante una qualità, ed è piuttosto mito che storia), Plinio (xxxv, c. 12, § 43) attribuisce l'origine del disegno . alla figliuola di Dibutade, vasajo di Sicione, la quale, ardente d'amore per un giovane che stava per separarsi da lei, preso un carbone, contornò l'ombra che il volto dell'amante, per effetto della lucerna, segnava sull'opposta parete. Ma se da queste amabili fole noi passiamo alla storia, non si può dire che il disegno abbia lasciato degna orma di sè fino alla 50a olimpiade, nelle opere di Dipeno e di Scillide, scultori cretesi; e cinquant'anni più tardi nelle statue dell'argivo Agelada. Ma il genio greco, dopo le battaglie vinte sui Persiani, eccitato dai canti d'Omero, maravigliosamente atti a destare l'entusiasmo pel bello e pel grande, giganteggiò talmente nelle opere di Fidia ai tempi di Pericle, che quella età restò e resterà sempre come il più glorioso periodo della potenza dell'ingegno umano nell'arte. Il grandioso ed il sublime formava allora il carattere del disegno nelle opere statuarie, pittoriche ed architettoniche; dopo Fidia si tentò diridurre più soavi le forme, più finite ed elaborate le parti, e quel che si acquistò in questa parte, si perdette in grandezza. Quindi vi succedette il grazioso; ed in appresso quanto più si rammollirono gli animi, tanto più si allontanarono dalla grandiosità primitiva. Non già che in quei felici tempi, dov'era il grazioso mancasse correzione e nobiltà nè che la Venere di Prassitele avesse alcun che ; da desiderare dal Giove di Fidia; ma Giove, tipo di , sublimità, era il capolavoro dello scultore ateniese;, I Venere, tipo di voluttà.e di grazia, lo era di Prassi-, tele; il primo nel maestoso, il secondo nel delicato, conseguirono la possibile perfezione.
Le arti del disegno in Grecia, dopo Apelle e Protogene, non potevano salire a maggior grado; e passate poscia in Italia coi Romani vincitori, non poterono risvegliare il genio etrusco, già spento dalla dominazione romana, nè accendere una favilla animatrice nei discendenti di Romolo. Le opere etnische, distinte per la precisione e per la severa maestà delle linee, giacevano in Roma confuse coi capolavori greci malamente apprezzati, o ciecamente ammirati. L'alterezza marziale dei Romani ; disdegnava di discendere a trattare pennello o scalpello, e il disegno ivi non cominciò a far parte dell'educazione se non molto tardi, sotto agl'imperatori, quando il popolo troppo corrotto era ornai inetto a . concepire fortemente alcuna cosa e creare. Al cessar della barbarie risorse fra noi su questo medesimo suolo, chiaro per la gloria degli Etruschi e degli , Italo-Greci, lo splendore di queste arti, per mezzo di Cimabue, di Giotto e di Masaccio ; e Leonardo da Vinci e Michelangelo coi due famosi cartoni fatti a concorrenza ed esposti in Firenze nella sala del Consiglio destarono tanta ammirazione da dar luogo a credere che nulla si potesse immaginare di meglio nell'evidenza, nell'espressione della vita e nella più accurata correzione delle forme. A studiar questi cartoni concorrevano i migliori artisti italiani ; ed il giovane Raffaello, succhiando, per cosi dire, il fiore della perfezione che si trovava in quelli, e riproducendola nelle sue opere, vi aggiungeva ancor del suo l'eleganza greca delle forme, e quel cosi profondo sentimento degli affetti per cui le sue figure pensano, sentono e ti parlano il linguaggio della ragione e del cuore. Raffaello pertanto è in questa parte tenuto il più grande maestro ; a Raffaello si appigliavano i Caiacci per ristabilire la pittura dai Michelangioleschi e dai pittori di macchina allora in voga; a Raffaello ricorreva Niccolò Poussin per cancellare il manierismo della scuola francese ; a Raffaello gli altri tutti i quali vollero ricondurre il disegno sulle orme della verità e della bellezza.
Fin qui trattando brevissimamente la storia del disegno, abbiamo sovrattutto avuto riguardo alla sua parte puramente artistica, senza tener conto di quella con cui soccorre le arti industriali e meccaniche; imperocché, per poco che avessimo voluto tener dietro anche a ciò, saremmo usciti dai limiti entro cui siamo ristretti. Ora dovendo continuare la nostra materia, conviene che la dividiamo in due distinte parti ; cioè in disegno così detto artistico o pittorico, il quale comprende la figura ed il paese; ed in quello chiamato geometrico, il quale
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