Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISEGNO
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      mità presso gli art'sti le mani e i piedi; e benché queste, a chi non è intelligente d'arte, pajano facilissime e di poca fatica, pure, stante la moltipli-cità degli ossi di cui constano, stante la diversissima configurazione che possono prendere, e la scarsezza dei buoni modelli in natura, debbono formare una parte importantissima di studio. E poiché crediamo necessario di dare un picciol saggio di tutto,abbiamo nelle Tav. CCXLII e CCXLIII recato alcuni esempi dimani in varie attitudini ; come nelle Tav.CCXLIV e CCXLV ne abbiam dato di piedi. Parimente nelle Tav. CCXLVI e CCXLYII rapportammo incise varie figure intere, onde far vedere come si rannodino e si compongano le varie parti che finora furono considerate separatamente. Nelle Tav. CCXLV1II a COLI porgiamo il disegno di alcuni dei capolavori dell'arte scultoria degli antichi. Per conservare giusta l'inclinazione e la piegatura sì nelle figure intere, si nelle teste, il giovane disegnatore deve considerare attentamente ove passi la linea di appiombo nel modello; ed a meglio conoscerla ed osservarla può servii si di un filo con un piccolo peso attaccato, il quale faccia l'uffizio di piombino. Avuta così la linea perpendicolare, colla teoria degli angoli retti l'occhio suo ricaverà le orizzontali. Qui giunti, non poss'amo a meno che fermarci alquanto e caldamente esortare i giovani ed i maestri, acciocché questi nel porgere i primi elementi, quelli nel dai si a copiare, avvertano di essere cauti nella scelta. Siamo inondati da un'immensità di litografie fiancesi, pochissime eccellenti, alcune buone, ma la massima parte pessime ; il manierismo e la caricatura sono stati introdotti persino nelle copie dall'antico e da Raffaello, in guisa che, invece di quel carattere grandioso, franco e deciso, si scorge sfumatura nei tratti più vibrati e di forza, smorfia nei graziosi contorni delle bocche, sdolcinatura nell'espressione. Il gusto italiano, ereditato dai Greci e fatto rivivere dai padri nostri, conserviamolo puro noi, siccome una delle glorie di cui ancora possiamo vantarci; non dipartiamoci dai nostri per seguire il mal vezzo altrui, e pensiamo che difficilmente si abbandona il gusto contratto nella prima educazione.
      Pertanto a far sì che la gioventù avesse eccellenti principii per le mani, già Annibale Caracci, quel ristoiatore della pittura italiana, in sul finire del xvi secolo, pubblicava una raccolta di modelli elementari, che venivano presto adottati dappertutto; e mancati poi questi e sfigurati nelle tante cattive imitazioni che se ne facevano, due secoli più tardi, nel 1786, Giovanni Volpato e Raffaele Morghen, incisori celeberrimi, davano in luce a Roma i loro Principii di disegno tratti dalie più eccellenti statue antiche, eh' è la miglior opera, o, per meglio dire, l'unica veramente che per l'esattezza dell'esecuzione e per la bontà dei modelli possa compiutamente soddisfare. Di quest'opera usci nel 1830 in Milano presso gli editori Vallardi un'assai buona riproduzione, la quale può benissimo supplire in difetto della originale di Volpato e di Morghen, che è ormai rara e costosa. Questi sono i principii di disegno che i più savii professori propongono ai loro allievi ; da questi sono tratte le Tavole nostre più sopra citate. Antonio Canova diceva ch'essi rappresentano con non minore verità ed esattezza i tipi Nuova Encicl. Ital. Voi.
      greci, di quello che facciano gli stessi marmi antichi. In massima adunque, prima di tutto a copiare al giovane diansi modelli corretti di disegni presi dal greco ; quindi potrassi venire al sommo Raffaello, non escludendo gli altri grandi disegnatori italiani che per castigatezza più si distinsero. E a quest'uopo Lasinio figlio ritraeva le più belle teste degli affreschi del Campo Santo di P sa, ricche di cosi soave ed ingenua espressione, ed il francese G. Reverdin (l'amor della patria non ci fa escludere nulla dell'altrui, purché buono) dai più bei quadri ricavava eccellenti modelli, i quali si possono con molto frutto in una compiuta instituzione artistica adoperare.
      11 metodo che abbiamo ora esposto ha il doppio vantaggio della semplicità e dell'allettamento. Infatti non vi può essere semplicità maggiore che incominciare da due o tre sole linee regolari, le cui convergenze e distanze si possono così agevolmente conoscere ed imitare; mentre, secondo il metodo del Cellini, in un osso è quasi impossibile che il giovane possa vedere, conoscere e ritrarre la moltiplice obliquiti delle linee cotanto varie e così irregolarmente ripiegantisi. Inoltre egli ricava assai più allettamento quando gli riesca di delineare un occhio, una bocca, od altro simile che può altrui mostrare con piacere come saggio del suo progresso.
      Disegno dai gessi. — Fatti questi primi studii, si passa a disegnar dai gessi. E qui di nuovo le opere greche da principio, quindi i modelli delle migliori statue dei più distinti scultori. Il disegno dai gessi si pratica comunemente su carta colorata a tinta grigio-oscura ; si segna il contorno con un bastoncino di carbone di nocciolo appuntato, acciocché, errando, si possa facilmente cancellare senza che ve ne resti traccia; e quando è disegnato pieciso, si passa sopra a quella linea con matita nera, acciocché vi resti più durevole. Quindi si posano giù le ombre collo sfumino intinto di polvere di matita nera, cominciando dalle più scure e a mano a mano degradandole verso i lumi; coll'av-vertenza di tener ben netti i riflessi, e di non posar più ombra di quel che convenga, per non doverla tórre con pregiudizio della freschezza del disegno. Data così la conveniente gradazione ai toni delle ombre, si fanno con gesso o matita bianca i lumi, e s'impiende il lavoro a tratti colla matita nera, il quale consiste nell'agguagliare, rafforzare e pulir le tinte, nel toccare con più gagliardia gli scuri, e nel dai e insomma l'ultimo finimento. Il fondo resta già quasi bell'e fatto dalla tinta della carta, e non vi si pratica che qualche ombra per dar rilievo. Che se si disegna su carta bianca, allora non si usa gesso o matita bianca pei lumi, ma vi si lascia netta in quei luoghi la carta, e vi si fa all'intorno del disegno un fondo collo sfumino e matita nera, acciocché distacchi nei lumi e meglio lasci vedere gli sbattimenti e le mezze tinte degli scuri. Alcuni non sogliono servirsi dello sfumino, ed eseguiscono tutto il loro lavoro a tratti di matita incrocicchian-tisi fra loro in forma di rombi, in quella guisa che veggiamo nelle incisioni a taglio.
      Grande è il vantaggio che un giovane ricava dal disegnare i gessi ; imperciocché per questo mezzaVII. 46
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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