Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DISEMIA — DISENTERIADISEMI4 (jpatol.). — Alterazione del sangue.
DISEMORREA (patol.). — Soppressione o difficoltà del flusso emorroidale.
DISENTERIA (patol. e tcrap.). — Voce tratta dal greco Su;, difficilmente, ed Ivrepov, intestino, quasi difficoltà degl'intestini, colla quale si denomina una malattia per lo più acuta, e spesso anche epidemica, caratterizzata da evacuazioni scarse, ripetute e accompagnate da premiti e dolori acuti del basso ventre, di materie mucose, sanguigne ed anche marciose, per lo più precedute da tormini ed accompagnate da febbre. La disenteria era già stata descritta da Ippocrate, Areteo, Galeno, Ezio, e da tutti i medici greci ed arabi ; nè mancarono in tutti i tempi scrittori che occuparonsi d'illustrare questa malattia, sulla quale contribuirono a versare moltissima luce gli scrittori dei tempi nostri.
La disenteria è per lo più preceduta da stanchezza, rigidità e da altri dolori alle membra assai fugaci, con cefalalgia leggera, brividi universali, inappetenza, nausea, gusto depravato, rutti, senso di peso al ventricolo e dolori vaganti specialmente dall'ombelico all'ingiù ; stitichezza di ventre alternante con diarrea. Talvolta invece essa invade ad un tratto e specialmente di notte o nel mattino, e l'annunziano dolori atroci del basso ventre con brividi universali e scariche di materie acquose, verdi ed oscure, con ardore e premiti. Questi sintomi vanno crescendo; il desiderio di evacuare è frequentissimo, ma appena si cerca di deporre l'alvo, non ne escono che muco e sangue con grandissimo bruciore e premiti e dolori intollerabili. Si accende una febbre ardente con agitazioni e smanie; l'infermo non ha più un momento di tregua, è travagliato da sete intensa con lingua mucosa e rossa sui margini, esso vorrebbe ad ogni istante evacuare, ma indarno; la sua faccia è abbattuta e sconvolta, gli occhi languenti, le labbra livide, le estremità fredde e tutta la temperatura del corpo abbassata, il polso 'è frequentissimo ed assai minuto; i dolori intestinali gli strappano le grida, esso è travagliato da moti convulsivi, vomito, svenimenti frequenti, delirio, susurro di orecchi, e spesso da emorragia nasale. Inoltre la vescica si contrae, si sopprimono le sue evacuazioni, o nascono disuria o stranguria; i testicoli rientrano per l'anello inguinale, o sono fortemente attratti contro di esso. Le forze si esauriscono; subentra uno stato di sopore, quindi la faccia si fa cadaverica, cessano affatto i dolori, mancano i polsi, e l'infermo muore senz'agonia, colpito da gangrena intestinale, e bene spesso colla pienezza de' suoi sensi. 11 colore e la natura delle materie evacuate non sono sempre gli stessi; essendo esse raramente sierose o simili a feccia di vino, ma per lo più sanguigne e mucose, verdi-rossigne, color di rame, o simili a lavatura di carne oscura, od a pece, o del colore del cioccolatte e del deposito del caffè, o nere, ora rapprese, ora fluide. Le materie fecali mancano interamente, o sono scarse ed in forma di sibale e miste alla materia sovraccennata.
Le lesioni che si osservano nei cadaveri dei morti di disenteria sono: tumore, rossezza e vescichette nella mucosa degl'intestini crassi; ispessimento di questa membrana ; tumefazione ed alte- ,
razione dei follicoli intestinali, punti suppuranti negli stessi intestini, più o meno estesi ; abrasioni ed anche ulcerazioni di essi, gangrena di queste parti; oltre a varie lesioni degl'intestini tenui, dell'omento e degli altri visceri addominali, le quali aver si possono come secondarie. La disenteria non risparmia età, sesso o condizione, e non richiede una predisposizione particolare per potersi sviluppare. Tuttavia gli affetti da qualche disturbo intestinale, coloro che hanno una cute più sensibile, gl'intemperanti, coloro che si cibano di sostanze insalubri, i travagliati di grave affezione dell'animo perturbante vi sono più spesso soggetti. La disenteria è assai più frequente nei paesi caldi e posti presso la zona torrida, nei paesi umidi e nei mesi estivi ; segnatamente ove notti fredde succedono a giorni caldissimi. In tali tempi si osserva quasi sempre sporadica ; ma spesso anche veste un'indole epidemica. Si vide questa malattia accompagnare talvolta le epidemie di scarlattina o di altre affezioni eruttive. Parve ad Hargens che la podagra, le impetigini e l'ipocondriasi diminuissero la predisposizione a questo morbo. Le cause occasionali sono ora circoscritte ad un solo individuo, ora diffuse a molti ad un tempo, nel qual caso esse valgono a provocare la disenteria epidemica. Annoveraci fra queste il caldo eccessivo alternato col freddo ed umido, oppure accompagnato da siccità ostinata; i miasmi esalanti da siti paludosi, dalle navi, dagli accampamenti, dagli spedali, specialmente militari, ove infinità di persone trovansi ammucchiate in siti male adatti, poco ventilati e su-cidi; come pure dalle città assediate; le quali cause tutte dapprincipio valgono a provocare la disenteria per infezione, ed in seguito la rendono contagiosa, secondo l'opinione di F. Hoffmann, Degner, Tissot, Pringle, Strack, Geach, Van Geuns, Stinstra, Osian-dèr, Desgenettes, Coste, Latour, Michàelis, Hargens, Pinel, Foderò, Lemercier, Gilbert, Dorfm filler, Ehrharter, ed altri. La quale opinione però è combattuta da Rollo, Stoll, P. Frank, Richter e Wedkind, mentre Zimmermann, Hufeland, Neumann, Mur-sinna, Behrens, Rademacher, Engelhardt, Jawandt, Fournier, Vaidy, Naumann, flauff tengono la via di mezzo, e credono che tale malattia possa solamente in alcune circostanze particolari assumere l'indole contagiosa. Oltre alle cause sovraccennate, l'azione delle quali si estende sulle masse, possono cagionare isolatamente la disenteria: il raffreddamento subitaneo del corpo, la soppressione della traspirazione cutanea, l'eccesso di alimentazione, i cibi insalubri, le frutta immature, specialmente acquose, come i cocomeri, i melloni, ecc., la cervogia di cattiva qualità, l'acqua corrotta, ed in una parola tutto ciò che può turbare fortemente le funzioni del tubo gastroenterico. Riguardo alla causa prossima della disenteria, Celio Aureliano, Stoll, Akanside, Vogler, Hargens, Sundelin, Schmidtmann la riposero in un reumatismo intestinale; Baker, Richter, Pietro Frank, in un'affezione catarrale; Cullen, Hufeland, nello spasmo; Wedekind, Paulo, Siebert, in un'affezione erisipelatosa ; Fournier, Vaidy, Broussais, Foderò<
/strong>, Neumann, Mttller, Jàger, Jawandt, in una infiammazione; Ippocrate, Galeno, Areteo, Paolo Egineta, nell'ulcerazione; Sydenham,
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