Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DISEREDAZIONE — DISFAGIAvande mucilaginose od a brodo di carni bianche affatto sciocco; nei convalescenti sarà necessaria l'astinenza o quasi astinenza dai liquori fermentati, e si raccomandano il vitto bianco, il riso, i muci-laginosi, le uova bollite, le carni di animali giovani lesse, escludendo le sostanze fritte ed arrostite, le carni di majale ed i legumi. Soprattutto poi gioveranno al pronto ristabilimento la quiete d'animo e di corpo, l'aria buona e specialmente di collina o di montagna, l'acqua pura, e tutto ciò che vale a riattivare il processo assimilativo stato in tal modo disturbato. Poche sono le malattie in cui la convalescenza proceda più lentamente, e che dia più a temere per le conseguenze, quanto la disen-teria grave in persona gracile ed indisposta, oppure anche in persone sane e robuste, qualora essa sia trascurata ne' suoi principii.
Nelle storie mediche leggonsi terribili stragi ca gionate da questo morbo allorché regna epidemico, e fra le epidemie disenteriche più funeste ci basterà notare quella che nel 1401, a quanto narra Webster, uccise nella sola città di Bordeaux 14,000 persone, quella gravissima del 1625, che si estese per quasi tutta la Germania, quella del 1552 nel Brabante olandese, quella che disertò il cantone di Zurigo nel 1680, quella che si manifestò a Berlino nel 1715, accompagnata da afte che degeneravano tosto in ulceri gangrenose e mortali, e quella del 1757 in Germania, del 1770 a Londra, del 1785-1786 negli Stati Veneti, per tacer d'altre più recenti invasioni avvenute in varii paesi, sovrattutto all'appressarsi o allo scomparir del cholei a. Da tutte le relazioni trasmesseci intorno alle epidemie diseute-riche apparisce che quantunque esse siano a quando a quando comparse su tutti i più disparati punti del globo, tuttavia prediligono i luoghi nei quali a giornate cocenti succedono notti fredde ed umide. Esse sono frequenti nelle provincie spagnuole poste in vicinanza del Mediterraneo; frequentissime nel Bengala, a Ceylan, a Giava ed in altri paesi tropicali.
DISEREDAZIONE {dir. civ.). — Nell'antico diritto, era l'assoluta esclusione dall'eredità, delle persone a vantaggio delle quali la legge stabilisce una porzione legittima, fatta con una dichiarazione espressa del testatore e per una causa ammessa dalla legge, e spiegata nello stesso testamento. Le cause che la legge ammetteva per le quali il figlio o discendente poteva essere diseredato erano le seguenti: 1° se avesse apostatato dalla Chiesa cattolica, e non vi fosse tornato prima della morte del testatore. Lo stesso era stabilito ove avesse rinunciato alla religione cristiana, se questa era professata dal testatore: 2° se avesse irragionevolmente negato gli alimenti al testatore; 3° se, divenuto questi furioso o demente, lo avesse abbandonato senza prenderne alcuna cura; 4° se, potendolo redimere dalla prigionia, avesse senza ragionevole motivo omesso di failo; 5° se si fosse reso colpevole verso uno dei genitori di sevizie o di altro delitto: 6° se, senza il consenso o ad insaputa dell'ascendente sotto la cui potestà erano costituiti, il maschio prendesse moglie prima degli anni trenta compiti, e la femmina prendesse marito prima degli anni venticinque compiti ; 7° se la figlia o discendente fosse pubblica meretrice.
Il padre o la madre od ogni altro ascendente poteva essere diseredato per le cause espresse superiormente nei numeri 1, 2 e 3, ed inoltre per le seguenti: 1° se avesse trascurato intieramente l'educazione del figlio ; 2° se avesse attentato alla vita di alcuno dei proprii figli; 3° se uno dei genitori avesse attentato alla vita dell'altro, o Io avesse oltraggiato atrocemente (art. 737 e seguenti del Cod. civ. piemontese).
Oggidì non si ammette più la diseredazione, ma si concede al testatore la facoltà di disporre di una parte de' suoi beni. Questa porzione disponibile non può oltrepassare la metà dei beni del testatore, se questi morendo lascia figli, qualunque sia il numero dei medesimi. L'altra metà è riservata a vantaggio dei figli, e forma la loro porzione leggittima. Se il testatore non lascia nè figli nè discendenti, non può disporre che dei due terzi dei beni. B terzo spetta agli ascendenti (art. 805 del Cod. civ. italiano).
La legge medesima si è pur tuttavia incaricata di punire i figli e gli eredi colpevoli di gravi delitti, colla indegnità. Sono, così, dichiarati indegni di succedere: 1° Chi avesse volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona, della cui successione si tratta ; 2° Chi l'avesse accusata di reato punibile con pena criminale, quando l'accusa sia stata dichiarata calunniosa in giudizio; 3° Chi l'avesse costretta a far testamento od a cangiarlo ; 4° Chi l'avesse impedita di fare testamento o di rivocare il già fatto, o avesse soppresso, celato od alterato il testamento posteriore. — Chi fu incorso nell'indegnità può essere ammesso a succedere, quando la persona della cui successione si tratta ve lo abbia espressamente chiamato con atto autentico o con testamento (Cod. civ. italiano, art. 725 e seguenti).
DISERZIONE (giurispr. mil). V. Deserzione.
DISFAGIA (patol.). — Parola derivata dal greco 86;, diffìcilmente, e cpayoj, io mangio, con la quale s'indica la difficoltà di deglutire tanto le sostanze solide quanto le liquide. La disfagia è sempre sintomo di varie affezioni che accenneremo di volo. Essa può essere provocata da perforazione della vòlta palatina o da ulcerazione dell'epiglottide o della glottide,donde avviene deviazione del passaggio delle sostanze inghiottite. La cagionano inoltre la tumefazione della lingua od i tumori alla sua base, l'infiammazione e l'ulcerazione del velo palatino, i polipi estendentisi dalle fosse nasali alla faringe, le angine tonsillare e faringea, l'infiammazione e gli ascessi dell'esofago, non che le altre malattie di queste parti. A queste cause si aggiungano gli aneurismi dell'aorta, delle carotidi o delle arterie sottoclaveari, lo spasmo della faringe e dell'esofago assai frequente nell'isterismo, nell'idrofobia ed in altre neurosi, la paralisi di queste parti, ecc. Qualora la disfagia non si possa superare, ed altrimenti introdurre non si possano alimenti nel ventricolo, l'infermo è costretto a morire d'inanizione. La cura della disfagia è diversa, secondo la natura delle cause che la produssero ; ma siccome non sempre è dato di rimediare a queste, oppure ciò non si può fare abbastanza prontamente, allora si cercherà un'altra maniera per introdurre alimenti e bevande
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