Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DISFIORAMENTO - DISIDRATAZIONEa leggersi nel citato scrittore le condizioni e i modi proposti per tale combattimento. La disfida fu accettata da un cavaliere inglese ; ma non ebbe effetto, avendo il re d'Inghilterra ricusato il campo. Nel 1414 una simile disfida fu mandata da venti cavalieri portoghesi alla cavalleria francese. Vennero in gran pompa i Portoghesi, ma furono vinti. Gli scrittori francesi che abbiamo sott'occhio parlano con fasto e con orgoglio nazionale di questo fatto; ma non fanno motto della celebre disfida di Barletta, combattuta il 16 febbraio 1503 fra tredici Italiani e tredici Francesi. La rag:one di questo silenzio è chiara: i Francesi furono tutti feriti e gettati di sella, ed uno ucciso (V. Barletta).
In Allemagna ed in Italia un uomo offeso nelTo-nore indirizzava una disfida al suo offensore. All'atto di venire alle mani recavasi nel mezzo dell'arena un cataletto coperto di un drappo nero, sul quale era cucita in bianco una figura di un cranio umano con due ossi di femori disposti in croce. Questa bara doveva ricevere il vinto, condannato a non sopravvivere alla sua sconfitta.
Le cerimonie in queste occasioni variavano coi luoghi e con le condizioni. Curiose a leggersi sono quelle riferite da Brantóme, osservate in una disfida fra due cavalieri che combatteronsi a Valenciennes. Coperti di cuojo bollito,strettamente aggiustato alle membra, rasa la testa, nudi i piedi, armati di scudi e di bastoni, aspettarono sopra due cattedre coperte di nero l'ora del combattimento. Chiesero cenere, glasso e zucchero; colla cenere si tolsero l'untume dalle mani onde poter meglio tenere lo scudo ed il bastone, collo zucchero in bocca pensarono prender fiato e mantenere la salivazione. Il più profondo silenzio fu imposto agli spettatori, sotto pena della forca.
In tempo di guerra i cavalieri si sfidavano per far prova di prodezza, o per vendicarsi d'un insulto. I capi degli eserciti ricorsero qualche volta alla disfida per troncare d'un colpo lunghe e sanguinose differenze. Ma queste sfide suggerite dalla politica non erano sincere; non si mirava, facendole, che a conciliarsi l'opinione dei popoli e dei soldati con questa abnegazione di se stesso. Così Edoardo III, disputando la corona di Francia a Filippo di Valois, prima di cominciare la guerra, offrì al suo avversario di evitarla con un combattimento singolare. Francesco I, attaccato nell'onore da Carlo V, lo chiamò pubblicamente in campo chiuso; e tolto l'assedio di Parigi nel 1590, Enrico IV fece a Mayenne una simile proposta. Tutte queste dimostrazioni rimasero senza risultamelo. Lo spirito cavalleresco, stato in onore per molti secoli, perdette infine il suo prestigio, le sue leggi furono abolite, i suoi usi negletti. La sventurata morte di Enrico II fece in Francia proibire i tornei, e ciò affrettò la fine delle pubbliche disfide. Cominciarono le private e durano tuttavia, a malgrado delle severe le,ggi (manate per farle cessare, benché si vadano ogni di più diradando (V. Duello).
DISFIORAMENTO (Defloraiio) (hot.). — Si comprendono sotto questo nome i cangiamenti che succedono nelle parti componenti il fiore tosto ch'ebbe luogo la fecondazione del germe. È noto infatti che dopo quest'epoca lo stilo, gli stami, il calice e la corollasoprattutto generalmente appassiscono e cadono. La corolla e gli stami sono i primi a scomparire. In alcune specie però la corolla sussiste per qualche tempo ancorché appassita e trasandata: in tal caso lentamente si distrugge e marcisce (corolla mar-cescens); ne somministrano esempio le campanule, ecc.
Il calice ora cade prontamente, come nel papavero, nella senapa, ecc. ; ora persiste ed accompagna il frutto (salvia, borrago, ecc.). Il calice persistente fa talvolta le veci di pericarpio, come nel pomo, nello spino bianco, ecc. Lo stilo o lo stimma in alcune piante s'indurano ed accompagnano pure il frutto, per esempio, nelle crocifere e nelle leguminose (V. Flore).
DISFONIA (paiol.). — Alterazione della voce e della parola.
DISFORIA (paiol). — Stato di sofferenza angosciosa.
DISGIUNTIVO (poligr.). — In grammatica, aggiunto di ciò che vale a separare; e dicesi congiuneione disgiuntiva quella che, unendo insieme le espressioni, separa i concetti. — In patologia, dicesi quel movimento per cui un tessuto infermo (come un'escara od un osso necrosato) staccasi da un tessuto vivoDISGIUNTO (scicne. mus.). — Diconsi disgiunti gli
intervalli che non si seguono immediatamente, ma sono separati da un altro intervallo. Cosi questi due, do mi e sol si, sono disgiunti. I gradi che non sono congiunti, ma che sono composti di due o più gradi congiunti, si dicono gradi disgiunti. Cosi ciascheduno dei due intervalli di cui parlammo forma due gradi disgiunti.
DISGRATIGLIARE (marin.). — Togliere, scucire o rompere i gratili od orlature di cavo delle vele e delle tende.
DISIDRATAZIONE (cliim.).—Propriamente dovrebbe significare la separazione dell'acqua di combinazione nei composti idrati, quali sono i solfati della serie magnesiaca, il cloruro di calcio ed altri cloruri cristallizzati dall'acqua, e in genere qualsivoglia corpo contenente acqua combinata ; ma nell'uso si adopera per denotare quelle operazioni per le quali si sottrae l'acqua, o d'idratazione vera o di semplice assorbimento o mescolanza, dalle sostanze che si vogliono ridurnele prive ed averle in istato perfettamente secco, per cui si confonde spesse volte col-l'Essiccazione (V.).
I mezzi più comuni per disidratare sono il calore e le materie aventi una gagliarda tendenza ad assorbire e fissare Vacqua, come sono l'acido solforico concentrato, il cloruro di calcio fuso, la potassa fusa, il carbonato di potassa, la calce viva; il vuoto, che si eseguisce sotto campana col mezzo della macchina pneumatica, essendo che, tolta la pressione atmosferica ed in ispazio secco, i corpi sogliono abbandonare l'acqua intrapposta e non di raro anche la combinata; una corrente di gas secco e caldo, perchè in atmosfera priva di umidità la tendenza dell'acqua a vaporizzare è molto accresciuta. Ma di questi espedienti che sono i più usitati, e di qualche altro dei quali talvolta si valgono i chimici, sarà discorso in Essiccazione, come pure fu o sarà trattato in articoli speciali, in cui torni opportuno d'indicare i mezzi più acconci a sottrarre l'umidità
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