Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISINFEZIONE, DISINFETTANTI
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      svaporando lasciava un residuo simile a vernice, di colore giallo sudicio, che scaldato mandava odore di empireuma vegetale, con residuo di carbone. Trattata la rugiada con nitrato d'argento, prendeva alla luce diretta o riflessa un bel rosso di rubino, più o meno intenso. N'ebbe indizii di ammoniaca e, distillando il residuo a secco, traccie di acido formico e di acido acetico. La paragonò insomma all'umo, e riuscì ad ottenerla artificialmente dall'evaporazione del terreno paludoso, che pose entro un ampio vaso di vetro.
      Le paludi Pontine, di Maccarese e d'Ostia sono di trista nominanza per le pessime esalazioni onde vi ammorbano l'aria. Il prof. Pietro Balestra di Roma volle esaminare col microscopio quelle acque, e la rugiada condensata da quell'atmosfera, e nelle prime vi riscontrò una quantità straordinaria d'infusorii di specie differenti, secondo la derivazione dell'acqua (bursariani, tricodiani, voriicelliani), ed inoltre un microfito granulato, un'alga, di forma speciale e costante, più copiosa secondo il grado maggiore di corruzione, e somigliante alquanto al coccus peru-vianus; mista con moltissime spore di 1000 di mill. di diametro, ovoidi, gialle, verdognole, trasparenti, con sporangie o vescicole in cui le spore sono contenute, del diametro di 3/3l>0 a V200 di millim., di forme loro speciali. L'alga nuota alla superficie dell'acqua, somiglia a macchia d'olio, ed è iridescente; ai raggi solari, in mezzo a corpi organici in decomposizione, vegeta svolgendo bolle gasose ; ingrandita cade al fondo, non più cresce, e si altera in qualche giorno, mentre le sue spore si conservano a lungo.
      Condensato il vapore acqueo dell'aria paludosa, apparve di reazione lievemente acida un po' opalina per fiocchetti sospesi, di odore non putrido, pienissima di un numero strabocchevole di spore e sporangie, che poi vi cadono al fondo associate a sostanza vischiosa, senza infusorii, neppure dopo esposta al sole per alcuni giorni. Facendo gorgogliare l'aria per acqua distillata, questa si empi di spore; condensando il vapore che esalava dall'acqua paludosa contenuta in recipiente di vetro, la rugiada raccolta appariva ricca di spore e sporangie.
      Sperimentata la rugiada e l'acqua palustre sugli animali, non ne venne effetto sensibile, perchè vi resistono, come è provato dai bufali che vivono sanissimi in quei luoghi. Ma rispetto all'uomo non è lo stesso; gli abitanti soffrono febbri intermittenti, e l'autore durante le sue speHenze, le contrasse per due volte, per avere semplicemente respirata l'aria contenente le spore.
      Antonio Selmi, professore a Mantova, istituì indagini somiglianti sull'aria morbifera che predomina nella stagione estiva, nelle bassure che circondano la città, e pubblicò i risultati delle sue indagini in due volumetti che furono molto lodati. Volendo riferire un sunto di qualche estensione di tali indagini, ci volgemmo all'autore, che ce lo comunicò quale ora riportiamo.
      « Durante l'anno 1868, avendo l'Accademia Virgiliana di Mantova proposto un premio per chi suggerisse un mezzo a difendersi dalla infezione miasmatica, credetti opportuno di studiare quali fossero le cagioni di tale infezione. Col mezzo dell'igro-eudiometro ottenni rugiada, la quale mista allozucchero candito mi diede effetti di fermentazione lattica, e mostrò di reagire sulla chinina in maniera da togliere alla medesima la proprietà di mostrarsi fluorescente; effetto che osservai pure sulla supposta chinoina animale scoperta dal Bence Jones in parecchi liquidi animali. Comunicando tali mie osservazioni al Congresso medico internazionale di Firenze, fui lieto di vederle accolte con segni non indifferenti di simpatia, e m'invogliai perciò a meglio addentrarmi in tali indagini.
      « A tal uopo, oltre al valermi del metodo del Moscati per condensare la rugiada, feci passale l'aria attraverso ad un tubo ripieno di fiocchi di amianto, prima calcinato ad incandescenza. E nel-l'un caso e nell'altro, aggiungendo zucchero candito alla rugiada, stemperando l'amianto nello zucchero sciolto nell'acqua stillata, vidi costantemente formarsi nelle parti superficiali e prossime alle pareti una pellicola bianca, ed in alcuni punti giallo-verdastra. Osservandone al microscopio una quantità piccolissima, si mostrò composta di una specie di alga di color giallo-verdognola, simile alle nodularie, così descritte dallo Chevalier nella sua Opera Lutetice Flora generalis: Nodularia incurvata, fusco-viridis, in 8tatù sicco fuscata, fila-mentis fasciculatis simplicibus incurvatis, articulis ovatis.
      « Constava di filamenti della larghezza di un du-centesimo di millimetro, a nodi che rispondono a due terzi della loro lunghezza e serrati ed uniti fra loro alle estremità, che sono regolarmente ricurve, come due emisfero, distanti fra loro due centesimi di millimetro, ed a linee parallele per l'interstizio che passa fra le due emisfere.
      « Durante la formazione dell'alga, il liquido zuccherino trasformossi in un acido particolare, di odore cadaverico, e che ha qualche rassomiglianza con quello che emana dal sudore dei piedi. I germi 0 le spore di quest'alga sono di una vitalità grandissima, e resistono all'azione degli alcali caustici allungati e della barita; solamente per l'azione di quest'ultima, dal verde passano ad un bel rosso granato.
      « Tali germi posseggono la proprietà di svilupparsi anche nell'interno dell'organismo, e si trovano poi nei liquidi escrementizii già nello stato di pianta; ma solamente mancano del color verde, che assumono lasciandoli esposti al sole. Esaminando l'orina ed il sudore degli ammalati di febbre intermittente, si osservano le pianticelle solamente nei prodotti orinarii e sudorifici del periodo terzo dall'accesso febbrile, passati cioè il parossisma del freddo e quello del caldo.
      « La quantità di germi che esiste nell'aria è, a dir vero, innumerabile. Alcune esperienze mi indurrebbero a credere che nel lasso di dieci ore n'entrassero per le nostre vie respiratorie non meno di 37,000,000. Però non è da credere che tali spore agiscano sull'organismo come un veleno, ad esempio l'arsenico o la stricnina; giacché, per quanto ne sia grande il numero, al termine della stagione l'abitante de' paesi palustri non potrebbe averne respirato altro che un volume piccolissimo. La misura del diametro di queste spore corrisponde a circa 7,0000 di millimetro, talché per coprirneLjOOQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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