Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISINFEZIONE, DISINFETTANTI
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      diffusori quando gli ammalati erano condotti o trasportati altrove, ne toglieva con rapidità l'odore fetente, usandone da 6,5 grammi a 13 grammi, posto su piatto di ferro, che si scaldava gradatamente lino ad esalazione di vapore violaceo.
      Gli abiti, le biancherie, le coperte perdono i principii infetti, assorbiti o depostivi sopra, per l'esposizione al vapore dell'acqua bollente; però gli dà la preferenza come al più sicuro ed al più economico.
      Circa alle feci, orine, materie vomitate, impiega soprattutto il jodio e l'acido fenico; per gli orinali torna efficace la tintura di jodio in dose di mezz'oncia, l'acido fenico da una a due dramme.
      Quanto ai cadaveri, che nell'interv allo dalla morte al sepellimento potessero putrefarsi, dice che giovano o il solfato di zinco colla segatura di legno, o l'acido fenico. Quando è il solfato di zinco, se ne fa mescolanza ili polvere colla segatura di legno e se ne copre il cadavere; quando è l'acido fenico, si copre in antecedenza il cadavere colla segatura, indi si cosparge coll'acido, e 40 grammi sono bastanti.
      Negli ospedali la purificazione dell'aria, la disinfezione delle materie escrementizie occorrono incessanti, in qualsivoglia tempo, ma in particolare allorquando il numero degli ammalati vi cresce in misura straordinaria, e in quelle stagioni nelle quali non si può mantenere la ventilazione rapida, come durante i freddi rigorosi.
      Notammo già in addietro quali siano i mezzi suggeriti da varii igienisti per la purificazione dell'aria ambiente ; e quelli indicati dal Barker per stanze degli ammalati nelle abitazioni private possono applicarsi ugualmente, colla sola differenza di regolare le dosi dei disinfettanti e ripetere più spesso le fumigazioni, a seconda dell'ampiezza dei locali o del numero degl'infermi, non dimenticando giammai che le sostanze volatili o gasose impiegate all'uopo siano in tale discreta proporzione da non arrecare disturbo a veruno degl'infermi stessi.
      Il Rabot, nel 1868, nell'occasione pressante di avere a sanificare l'aria delle sale negli spedali di Versailles, nè potendo trasportare fuori gli ammalati, pensò di provvedere all'urgenza valendosi dell'ossigeno puro, che introdusse nella sera entro i locali infetti, col mezzo dei condotti di gomma elastica, nella proporzione per volume di 1 di ossigeno per 1000 di aria. Nel mattino fece aerare, e, dopo chiuse le finestre, rinnovò l'introduzione dell'ossigeno. Dopo ogni visita fece diffondere una fumigazione odorifera con polvere di cascarilla gettata su padella di ferro arroventata; ma non tanto allo scopo di disinfettare, quanto per rendere un odore gradevole agli infermi. Oltre a ciò, da ciascuno estremo, e lontano il più possibile dai letti, collocò catini nei quali versava la mescolanza seguente:
      Perossido di manganese . . . 500 grammiIpoclorito di calce in soluzione 5 chilogr.
      affine di ottenerne un lento sprigionamento di ossigeno. I risultati delle prove eseguite riuscirono ottimamente; dopo la prima affluenza dell'ossigeno, operata nella sera, nel mattino vegnente i medici e gl'infermieri si accorsero di una notevole diminuzione del puzzo mefitico; di giorno in giorno de-
      crebbe sempre più; gli ammalati ricuperarono il sonno tranquillo; le piaghe ripigliarono la condizione normale; si ristabilì la suppurazione, e si compiè la cicatrizzazione. Datasi ancora occasione, e replicata detta maniera di purificazione, gli effetti risultarono come i descritti, ed il simile per una terza volta.
      Se veramente l'ossigeno da solo conducesse agli effetti indicati, il mezzo sarebbe da preferire agli altri; forse ozonizzando nel luogo stesso e blandamente con un permanganato, come fu suggerito dal Polli, si avrebbe maggior efficacia, e la disinfezione tornerebbe più pronta e salutare.
      È singolare come, in cambio dell'ossigeno, non si abbia pensato all'uso del protossido di azoto, che si può sviluppare con facilità ed economia dal nitrato di ammoniaca, e che per le sue proprietà esilaranti dovrebbe tornare vantaggioso al morale degli ammalati.
      In tempo di guerra i cimiteri estemporanei pel sepellimento dei soldati morti sul campo o negli assedii, le infermerie militari, i letti, le bende, i luoghi in cui si gettano gli escrementi, hanno d'uopo di sollecita purgazione acciò non diventino seme fecondo di germi miasmatici ; laonde, come fu praticato dai Prussiani nella guerra ultima contro la Francia, si potrà procedere :
      1° Disinfettare e defetorare le latrine ed altro in eui si gettano gli escrementi od avanzi di cucina ecc. con acido fenico in soluzione od in polvere, solfato di ferro od altri sali metallici ;
      2° Ardere le bende e pezze tolte dalle piaghe, o sepellirle con permanganato di potassa;
      3° Bagnare di acido fenico e di calce le pareti delle stanze in cui siano accumulate molte persone, spandendovi anche vapori acetici ;
      4° Usare l'ipoclorito di calce e la calce viva pei cortili, campi di battaglia e cimiteri, seminandovi ad un tempo piante di rapido germogliamento e di sollecita vegetazione ;
      5° Far bollire l'acqua potabile o da sola o con aggiunta di una tenue proporzione di permanganaào di potassa ;
      6° Sanificare con acido fenico le acque stagnanti, o col solfato di allumina, o colla composizione di Silvern;
      7° Impregnare di acido fenico la biancheria sporca;
      8° Scaldare tra 100 e 120° gli abiti infetti, entro forno da pane ;
      9° Far lavare con soluzione di permanganato di potassa le persone che venissero toccando ammalati
      0 cose in cui si sospettassero principii d'infezione.
      Le soluzioni occorrenti si faranno: con 1 p. dipermanganato alcalino per 100 p. di acqua; con
      1 p. di acido fenico e 100 di pura acqua.
      La polvere fenica consterà di 1 p. di acido fenico cristallizzato e 100 p. di polvere inerte, segatura di legno, torba, sabbia, gesso, carbone.
      Il liquido da spalmare i muri : 100 p. di latte di calce ed 1 p. di acido fenico.
      L'ipoclorito di calce liquido : 100 p. di acqua ed 1 p. d'ipoclorito.
      Disinfezione degli spedali in tempo di malattie epidemiche o contagiose. — Payen, Bussy, Laugier e Nélaton furono incaricati dall'Accademia delle
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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