Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      timo disinfettante per le piaghe purulente. Desma-rets ne usò l'estratto in pomata, composta di parti uguali dell'estratto e di sugna. Nei casi di cancrena sporadica o nosocomiale fa svanire il male quasi per incanto; sui cancri ulcerosi con esalazione fetida, sulle piaghe le più infette toglie sollecitamente la putridezza.
      Madinier consigliò i vapori empireumatici che si fanno sprigionare dai melazzi di zucchero, torrefacendoli su ferro caldo, per la disinfezione, e raccomandò anche il caffè in torrefazione, come altri avea fatto prima di lui. Nella Ouiana inglese l'utilità dell'empireuma dello zucchero grezzo sarebbe stata studiata ed avvalorata da prove continuate per lungo tempo.
      Righini riscontrò nel jodoformio proprietà antisettiche preziose, e lo propose per fumigazioni, le quali dovrebbero essere non meno utili di quelle fatte con jodio. Si può usare in polvere, o stemperato nell'acqua, o steso su liste di carta. La carta jodo-formizzata si preparerà prendendo 12 gr. di amido, e facendone colla con acqua stillata a blando calore, in modo che nel raffreddare abbia consistenza di pasta molle, ed in allora mescendovi 8 grammi di jodoformio. Si stenderà la mescolanza su fogli di carta, da tagliare in pezzi di 10 centimetri di lato, e che si esporranno all'aria quando se ne abbia bisogno. Il jodoformio, decomponendosi a poco a poco, distrugge i principii miasmatici nell'atto in cui si diffonde per l'aria.
      Ma sempre più a dimostrazione che l'aria può impregnarsi di corpuscoli propagatori d'infezioni, ricorderemo anche un esperimento fatto dal dottore Eiselt nel 1860, nell'infermeria dei trovatelli di Rapy, vicino a Praga. Dominandovi la blennorrea della congiuntiva oculare, e propagandosi epidemicamente, quand'anche si cansasse il contatto con ogni diligenza, gli nacque sospetto che venisse diffondendosi per mezzo dell'aria. In allora sottopose ad esame l'aria di una sala dell'infermeria, valendosi dell'aeroscopo di Pouchet, modificato da Pur-kinje, e gli fu dato di scorgere, nel primo passaggio dell'aria, che seco trasportava cellulette di pus, le quali avevano operato certamente come veicolo del contagio.
      (Y. Enciclopedia di Chimica scientifica e industriale diretta dal prof. Francesco Selmi).
      DISINGRANARE (mecc. e marin.). — In generale, far cessare l'azione di un ingranaggio; e più specialmente, togliere la catena dell'accora dall'ingranaggio dell'argano, ove fu presa con le sue maglie.
      DISLISINA (chim.). — Quando si mantiene in ebollizione l'acido coloidico con l'acido cloridrico, il prodotto resinoso finisce per perdere la sua consistenza emplastica e trasformasi in dislisina, la quale si polverizza, si tratta con l'etere bollente e si precipita la soluzione con l'alcoole. La dislisina si ottiene altresì mediante l'ebollizione dell'acido colalico con l'acido cloridrico, ovvero mediante l'azione di una temperatura di 300° sull'acido coloidico.
      Essa si presenta sotto la forma di una polvere bianca o giallognola fusibile a 140°; è insolubile nell'acqua e nell'alcoole, ma sciogliesi in piccola quantità nell'etere bollente.
      L'acido acetico e l'acido cloridrico non la sciol-
      gono, e nemmeno la potassa acquosa e 1 ammoniaca; ma in soluzione alcoolica od allo stato di fusione la potassa la tramuta di nuovo in acido coloidico.
      DISLITE (chim.). — Prodotto azotato fornito dall'acido citrico per l'azione dell'acido azotico.
      DISLOCAMENTO o SPOSTAMENTO DELL'ACQUA (mar.) — Con queste parole esprimono le genti di mare il volume d'acqua spostato dalla parte d'un naviglio che giace sotto il livello del mare quando è caricato. Questo volume uguaglia in peso il totale peso della nave. Basta adunque conoscere la somma dei pesi di tutte le parti di essa e del totale suo carico, e il peso di un metro cubico d'acqua, per dedurre col calcolo di quanti metri cubici sia il volume della parte immersa della nave. I calcoli ad eseguirsi per conoscere il totale peso d'una nave sono più presto lunghi e minuti che difficili, ma domandano grande attenzione per ischivare gli errori. Riguardo al computo dei metri cubici contenuti nella parte immersa del bastimento, chi sa alquanto di geometria non incontra difficoltà. Si suppone divisa la nave in parecchi piani orizzontali equidistanti, principiando dalla linea d'acqua del bastimento carico, ed in altri piani verticali a date distanze. Così tutta la carena della nave viene ad essere divisa in tanti parallelepipedi e prismi di facile cubatura. Si moltiplica il numero de'metri cubici risultanti da quest'operazione per 1026 chilogr., peso approssimativo d'un metro cubo d'acqua di mare, e il prodotto darà il peso totale della nave armata e caricata.
      Se questo peso sarà noto, riuscirà facile conoscere il volume d'acqua spostato da esso, bastando dividerlo per 1026, e il quoziente offrirà il cercato volume espresso in metri cubici. La somma dei pesi degli oggetti d'ogni natura che debbono comporre il carico non dà che la metà circa dello spostamento totale della carena. Le osservazioni fatte sopra un gran numero di bastimenti da guerra che si sono sinora costrutti ed armati hanno stabilito per ogni specie di bastimento il rapporto che deve esistere tra il peso del loro guscio e quello del loro carico. Sarà quindi possibile il calcolare, per approssimazione almeno, il dislocamento totale che dovrà produrre quando sarà armato e caricato intieramente. I bastimenti mercantili trasportano carichi valutati o in barili di peso o in barili di stivaggio, detti altrimente tonnellate di pesò e tonnellate di volume o di stivaggio. Sappiamo che le prime si calcolano, peso medio, 1000 chilogr., e le seconde ad uno spazio di metri cubici 1,45. Per calcolarne il dislocamento, l'esperienza ha mostrato che si va presaj al vero valutando peso del guscio, armamento, viveri, equipaggio ed altri accessorii a 5/is del dislocamento totale, e quello delle merci può portare agli altri 7/lS.
      Paragonando la capacità della stiva dal di sopra della chiglia sino al soffitto del ponte, spazio di cui si può disporre per lo stivaggio dei carichi, con la capacità della carena o dell'acqua spostata, si è trovato che questi due volumi differiscono poco tra loro, supponendo il naviglio immerso sino alla sua linea di fluitazione quando è carico. Questo rapporto consente l'approssimativa cognizione del dislocamento totale dell'acqua sotto una nave valutato in tonnellate di 1000 chilogr. Basterà trovare la ca-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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