Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISPENSARIO - DISPERATA
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      a un dipresso simile a quello praticato nella provincia di Cremona, ed g quello introdotto in Piemonte nel 1630 dall'ingegnere Emanueli. L'acclività del calice verso il canale dispensatore è impraticabile nella maggior parte delle località; essa esige nel canale dispensatore una gran massa d'acqua che non è sempre facile il farvi decorrere ; essa esige altresì che il punto della presa sia molto più elevato che il fóndo da irrigare, ciò che frequentemente non è possibile. In quanto poi al cielo morto, osservarono dottissimi scrittori che in pratica non è di alcun vantaggio. La differenza tra le oncie di Milano, di Pavia, della Lomellina, di Novara e del Piemonte fc quella delle unità, più o meno lunghe, delle varie misure lineari adoperate, che sono i bracci milanesi o di Pavia e di Novara, e il piede liprando di Piemonte.
      Quando per la derivazione di una costante e determinata quantità d'acqua scorrente è stata convenuta la forma della boccaedell'edifizio derivatore, questa forma dev'essere mantenuta, e non sono le parti ammesse ad impugnarla sotto pretesto di eccedenza o deficienza di acqua, salvo che l'eccedenza o la deficienza provenga da variazioni seguite nel canale dispensat.ore o nel corso delle acque in esso scorrenti. Se la forma non è stata convenuta, ma la bocca e l'edifizio derivatore sono stati costruiti e posseduti pacificamente durante cinque anni, non è neppure ammesso dopo tal tempo alcun richiamo delle parti, sotto pretesto di eccedenza o deficienza d'acqua, salvo nel caso di variazione seguita nel canale o nel corso delle acque come sopra. In mancanza di convenzione e del possesso precedentemente menzionato, la forma sarà determinata dall'autorità giudiziaria. — Nelle concessioni d'acqua fatte per un determinato servizio, senza che se ne sia espressa la quantità, s'intende concessa la quantità necessaria a quel servizio ; e chi vi ha interesse può in ogni tempo fare stabilire la forma della derivazione in modo che ne venga ad un tempo assicurato l'uso necessario suddetto ed impedito l'eccesso. Se però è stata convenuta la forma della bocca e dell'edilizio derivatore, o se, in mancanza di convenzione, si è esercitata pacificamente per cinque anni la derivazione in una determinata forma, non è più ammorso alcun richiamo delle parti, se non nel caso precedentemente accennato. — Nelle nuove concessioni, in cui è convenuta ed espressa una costante quantità di acqua, la quantità concessa deve in tutti gli atti esprimersi in relazione al modulo. 11 modulo è l'unità di misura dell'acqua corrente. Esso ò un corpo di acqua che scorre nella costante quantità di cento litri al minuto secondo, e si divide in decimi, centesimi e millesimi. — Il diritto alla presa d'acqua continua si può esercitare in ogni istante. Tale diritto si esercita,per l'acqua estiva, dall'equinozio di primavera a quello di autunno ; per l'acqua iemale, dall'equinozio di autunno a quello di primavera; e per l'acqua distribuita ad intervalli di ore, giorni, settimane, mesi od altrimenti, nei tempi determinati dalla convenzione o dal possesso. La distribuzione di acqua per giorni e per notti si riferisce al giorno ed alla notte naturali. L'uso delle acque nei giorni festivi è regolato dalle feste di precetto vigenti al tempo in cui l'uso fu convenutoNuova Encicl. Ital. Voi.
      o si è cominciato a possedere. — Nelle distribuzioni per ruota, il tempo che impiega l'acqua per giungere alla bocca di derivazione dell'utente si consuma a suo carico, e la coda dell'acqua appartiene a quello di cui cessa il turno. — Nei canali soggetti a distribuzioni per ruota le acque sorgenti o sfuggite, ma contenute nell'alveo del canale, non possono rattenersi o derivarsi da un utente che al tempo del suo turno. Nei medesimi canali possono gli utenti variare fra loro il turno, purchò tale cambiamento non rechi danno agli altri. — Chi ha diritto di servirsi dell'acqua come forza motrice, non può, senza una espressa disposizione del titolo, impedirne o rallentarne il corso, procurandone il ribocco o ristagno (V. Cod. civ. ital., art. 620 e segg.).
      DISPENSARIO (farm. ed econ. puhbl.). — Libro in cui sono descritti i medicamenti che devono essere nella bottega di un farmacista, e le formole delle preparazioni loro. — È anche uno stabilimento di beneficenza per assistere gratuitamente i malati, o una istituzione della medesima specie, a pagamento.
      DISPENSATORE (idraul,). — Serbatojo o canale che serve alla dispensa delle acque (V. Canale, Dispensa, Irrigazione).
      DISPENSIERE (econ. dom. e marin.) — Chi ha in custodia la dispensa dei viveri. In marina è colui che è incaricato di sopravvegliare ai viveri e di distribuirli all'equipaggio.
      DISPEPSIA (patol e terap.). — Parola derivata dal greco difficilmente, e io cuoco, e indicante la digestione lenta e laboriosa. La dispepsia è accompagnata da nausee, vomito, rutti, tensione dell'epigastrio e degli ipocondrii, ruminazione, ardore e dolori al ventricolo, stitichezza, ecc. Quest'affezione è sempre secondaria e cagionata ora da una condizione irritativa, ora da vera infiammazione lenta del ventricolo, o da atonia di questo viscere, oppure da una condizione spasmodica primaria o secondaria di esso, o finalmente da qualche lesione profonda del ventricolo o degli altri visceri digerenti. La dispepsia ò assai frequente nelle gravide, nei vecchi, in coloro che fanno vita sedentaria, nella melanconia, nell'ipocondriasi, nell'isterismo; essa precede talvolta ed accompagna il flusso mensile diffìcile, il puerperio, e si osserva nella clorosi, nell'epatite, nella emicrania, insomma in tutte le affezioni che primariamente o secondariamente affettano i visceri digerenti : e quantunque non si possa ammettere l'opinione di Broussais che la considera come dipendente quasi sempre da lenta gastrite, non è però meno vero che la dispepsia prodotta da vera debolezza di ventricolo è rara assai. Da ciò apparisce che la cura della dispepsia non è sempre la stessa, ma vuoisi adattare alla condizione patologica da cui essa è sostenuta. vDISPERATA (art.poet.). — È un componimento che dai Greci fu detto erinni e dai Latini dira, e proprio di chi, pieno d'insano furore, vomita quanto l'ira gli detta contro la cosa o la persona ch'egli detesta.
      Orazio dis^e autore di questo genere di poesia Ar-chiloco ; Archilocum proprio rabies armnvìt inmbo. Licambe aveva promessa a costui la sua figliuola Neobuie in isposa, poi gliela ricusò; e Arch loco coi suoi jambi li vituperò per maniera che li condusse entrambi ad appiccarsi. Cosi pure fra' Greci, alVII. 48
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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