Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DISPERSIONE DEGLI EBREI
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la morte di Cristo fu la consumazione dell'antica alleanza ed il principio della nuova, pure, finché sussistette il tempio, i fedeli convertiti dal giudaismo vi esercitarono una parte degli atti della loro religione, e la legge cerimoniale antica, tranne la prefigurativa, sopravviveva tuttavia in quella liturgia. L'epoca della caduta della sinagoga e del totale annullamento delle cerimonie giudaiche data perciò appunto dalla distruzione del tempio fatta dai Romani. Nella risurrezione di Cristo la legge spirò, ma non fu sepellita che sotto le ruine del tempio e della città di Gerusalemme. Fu allora che vidersi migliaja e migliaja d'infelici errabondi su quasi tutta la faccia del globo, come cacciati dalla maledizione del cielo, cercando invano uno spazio di terra su cui rannodarsi, ricostruirsi una novella patria, un asilo che riaccogli esse a unità di legge e di culto le esulanti fìmrtglie. Invano in numero di circa un milione riuscirono a stringersi successivamente d'attorno ad un Barcoceba ; ben 566,000 di essi vi trovarono la morte ; i superstiti venduti dai Romani alle fiere di Terebinto e di Gaza come belve, o trucidati alla spicciolata in Egitto. Nella Persia, nella Media, nel paese di Elam, nella Mesopotamia, nella Cappadocia, nel Ponto, nella Frigia, nella Pamfilia, nell'Egitto, nella Cirenaica, nell'isola di Creta, nell'Arabia, riscontravansi sulle pubbliche vie, nei campi, nei boschi gli avanzi di questo popolo disperso, mentre, per annichilare la memoria della sua politica esistenza, veniva perfino a Gerusalemme mutato il nome suo in quello di Elia Capitolina, e talmente ne andava in oblio il nome primitivo, che ai tempi di Diocleziano avendo un cristiano dichiarato di essere nativo di Gerusalemme, nè il governatore della Palestina, nè veruno degli astanti seppero ove fosse questa città. Poco più tardi cominciarono gli Ebrei a rifluire anche nell'Occidente, e quindi andarono successivamente propagandosi in tutto l'universo abitabile, si che anche oggidì riscontransi tracce di quell'antica emigrazione giudaica nelle più rimote parti del mondo. Nel fondo dell'Abissinia e propriamente nel paese di Samen, sulla riva occidentale del Tacazzè, v'ha, dicono alcuni scrittori ebrei, una popolazione di montanari detti Felasci, la lingua ed il culto dei quali, unitamente ad una loro tradizione, secondo i suddetti autori, li fa discendenti da Ebrei colà rifugiati da moltissimi secoli (Marcus, Notice sur Vétablissement des Juifs dans VAbissini?, Parigi 1829). Nell'Yemen vi aveva nel vi secolo un principe giudeo il quale strozzava i mercanti romani che attraversavano il suo paese per fare il commercio delle Indie (Assemani, Biblioth. Or., t. r, pag. 359). Nelle isole della Grecia, nella Macedonia, in tutta l'Asia Minore numerose fèimiglie israelitiche avevano immigrato, erano state espulse, vi erano ritornate ; a Pumbedita nella Mesopotamia, a Sora sulle rive dell'Eufrate, a Nahardea, a Naresch, a Ma-chasia, a Bagdad, a Tiberiade poterono gli Ebrei organizzare alcune loro scuole religiose. Presso i Khazari importarono alcune delle loro credenze; e gli Afgani
si dicono figliuoli d'israle, e pretendono di essere stati Giudei avanti la loro conversione all'islamismo, avvenuta nel primo secolo dell'egira. I Ben-Israel a Bombay ed a Concan rassomigliano agli Ebrei arabi, e sonosi stabiliti nell'Indostan datempo immemorabile. A Cochin gli Ebrei detti neri, a motivo di una lievissima tinta brunastra, pretendono essere pervenuti in quelle terre da moltissimi secoli. La comunità israelitica deiKaifòng-Fu nella Cina, che è la più rimota nell'Oriente, ha tradizione di essere colà giunta dalla Persia da oltre diciotto secoli, e secondo che riferisce YAsiati& Journal (agosto 1832), ha una lingua ebraica mista di persiano, e conserva religiosamente tredici libri canonici. Che più? Montesini, nella relazione del suo viaggio in America (1509?) indirizzata a Manasse Ben-Israel, asserisce di aver trovata una moltitudine di Ebrei occultati dietro le Cordigliere del Chili in America. Ma quale fu la condizione morale e civile dei miserandi avanzi di questo popolo disperso e ramingo su quasi tutta la faccia della terra?X31i annali dell'umanità non hanno certo alcuna cosa che si rassomigli ai casi di questo popolo da poi che una tremenda legge lo colpì di una condanna, della quale tutto un mondo e per ben diciotto secoli si è fatto giustiziero inesorabile.
Noi segneremo a brevi tratti quali furono queste condizioni, ma col solo scopo di divisare come tutti gl'infortunii, le vicissitudini orribili, sanguinose, i vizii e i delitti di quest'infranta nazione, dall'epoca della sua dispersione in poi, furono in certo qual modo conseguenti dello stesso suo stato di dispersione, unitamente ad un antagonismo religioso, che se talvolta fu causa, bene spesso fu solo pretesto a tutte le dolorose sue vicissitudini. Il popolo ebreo ha cessato la sua storia col cessare della sua politica esistenza; quindi quanto siamo per dire non^ altrimenti che la narrazione dell'ultima sua crisi politica, della sua dispersione ; è lo stesso fatto considerato nella serie di tutti gli avvenimenti che lo perpetuarono fino a noi.
L'essere stati gli Ebrei, dopo l'ultima loro catastrofe, ritenuti, così dai gentili come dai cristiani, indegni di tutti quei diritti civili che li pareggiassero agli uomini, fu il primo conseguente del l$ro stato di schiavitù e dispersione, e nel tempo stesso la causa più universale che li venne mano mano costituendo in quella morale depressione e depravazione, la quale fece per tanti secoli l'Ebreo un essere veramente eccezionale nel seno di tutte quelle popolazioni in cui sempre s'intruse, nè mai si fuse.
Noi vedremo bensì gli Ebrei sotto Teodosio godere di qualche,protezione, avere da Costanzo la facoltà di tenere schiavi cristiani e l'esenzione dai doveri militari ; libero il loro culto come quello dei cristiani; ma però sempre interdetto loro ogni diritto civile. Quindi dal Codice Giustinianeo scorgesi come Antonino avesse infirmato un lascito fatto da una signora alla comunità israelitica di Antiochia, il che involgeva la tacita dichiarazione che fosse una corporazione illecita (1. i, C. De Jud. et Coel.). Nel iv secolo, resasi più generale nella città la fede cristiana, peggiorò ancor più la condizione degli Ebrei ; s'intimò la confisca a chi passasse dal cristianesimo al giudaismo (anno 357,1.1, C. De Apost.) ; si minacciarono le pene dell'adulterio ad ogni matrimonio fra Cristiani ed Ebrei (anno 388,1. 6, C. De Jud. et Cosi) ; s'interdissero nelle nozze degli Ebrei le osservanze israelitiche (anno 393, 1. 7, C. De Jud. et Cosi.). Nel secolo seguente si vietò di bel nuovo agli
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