Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DISPERSIONE DEGLI EBREI 115
Ebrei di acquistare servi cristiani (anno 417,1. 1, Christ. mane.) ; si esclusero da tutte le amministrazioni e dalle dignità anche municipali ; si proibì la riedificazione di nuove sinagoghe (anno 439, 1. 19, C. De Jud. et Cosi.) ; s'impose agli avvocati il giuramento di fede cattolica (anno 468,1. 15, C. De epise. and.). In seguito, sotto Giustino e Giustiniano, non più si esentò l'Ebreo dalla milizia, ma gli fu interdetta, siccome gli s'interdisse il professorato (1.12, C. De Hcer. et Man., 1. 19, ih.) ; si dichiarò inabile a far testimonio contro un ortodosso, e se era della setta samaritana, inabile a far qualsiasi testimonio (1. 21, ib.) ; si comandò la demolizione delle sinagoghe dei Samaritani (1. 17, ió.); finalmente si ordinò che tutti i non battezzati subissero la confisca di ogni bene mobile ed immobile, e fossero puniti ed esiliati (1. 10, Cod. De Pag.). Tutto questo quadro delle varie vessazioni che colpirono l'Israelita nei primi secoli della sua dispersione spiega abbastanza come mai gente che non aveva più nulla a perdere nel concetto degli uomini, e che soprattutto aveva bisogno di celare le proprie sostanze, si desse apertamente all'arte feneratizia, agli smoderati guadagni. Sopraggiunse il medio evo, e le interdizioni e le vessazioni si andarono sempre più cumulando su di queste disperse e raminge popolazioni. Col-l'imporre a chi aspirava ad un grado accademico l'obbligo di una professione giurata di fede cattolica si eliminarono indirettamente gli Ebrei da tutte le Università dei paesi cattolici, ciò che nel medio evo comprendeva tutte le Università d'Europa (Sept. Decr., 1. 3, t. 3, c. 2), e venivano essi esclusi anche dallo studio delle scienze naturali e matematiche. Anzi, a troncare ogni varco che conducesse agli studii, si era in Venezia vietato all'Ebreo l'esercitare la stampa e il fare stampar libri neppure sotto il nome dei cristiani. Le leggi venete del secolo xv inibivano di tener scuola alcuna di giuoco, arte, dottrina, danza, suono e canto (Marco Ferro, D. 0. V.). Chiuso era per gl'Israeliti il libero esercizio della medicina; era loro vietato severamente di assistere infermi cristiani (Sept. Decr., 1. 5, tom. 1), e l'assistenza di un Ebreo era dichiarata un mezzo illecito dì guarigione (Srpt. Decr., 1. 3, tom. 6, c. 2). Chiuso per gli Israeliti era lo studio delle leggi non solo per istituto delle Università, come si disse, ma eziandio perchè non potevano sperare fortuna nè sull'una, nè sull'altra delle carriere a cui la legge introduceva. Non potevano lucrare come giureconsulti, perchè a ciò volevasi il favore dell'opinione, non concesso certamente a chi era escluso dagli studii. Non potevano fiorire nelle magistrature, perchè era vietato di loro conferirle (Sept. Deer., 1. 5, t. 6, 16, e 18). Quindi non iniziati agli studii dai genitori, i quali negli studii dei figli consultano sempre le aspettative della fortuna; esclusi dagli onori, cresciuti nell'assidua idea di un abjetto lucro, non dovevano consumare i loro anni nel rivolgere libri, ma nel rivolgere monete ; così tutta la casta israelitica, scevra da pensieri dis'nteressati, scevra da occupazioni improduttive, unicamente e assiduamente per tutta la vita tesoreggiava. E i suoi tesori andavano sempre più in aumento per l'esercizio di un commercio nel quale per lungo tempo non ebbe essa a temere nessuna couconenza.
Non che poste e corrieri, non vi avevano in quegli infelici tempi nemmeno strade. Nessuna protezione, anzi, nessun rispetto allo straniero. Fra tanti inciampi frapposti alle relazioni commerciali, l'Israelita traeva dalla condizione stessa della sua dispersione su presso che ogni punto della terra una possibilità, un mezzo di condurre imprese mercantili impossibili ad altri. Giungeva egli quindi con caute e salde relazioni, di emporio in emporio, fino alle estremità del globo in paesi di cui gli altri non sapevano il nome ; dai monti dei Felasci nell'Etiopia, dal golfo Persico, dal Catai, fino alla Scozia e al Portogallo. Gli Ebrei formavano (dicesi) nel fondo dell'Arabia il regno possente degli Amjari, fondavano una repubblica in Abissinia, un'altra nel Malabar, e gli scrittori arabi Ibn Haukal e Massudi parlano dei due regni israelitici di Bat e di Amol, che fiorivano sulle frontiere orientali d'Europa nel secolo x. Chi poteva misurare i loro guadagni in un tempo in cui gli aromi, dopo di aver percorsa tutta la gran catena commerciale dei Malesi, degli Arabi, degli Italiani, ed essere giunti dall'arcipelago Indico fino ai mercati delle Fiandre e del Baltico, vi valevano il 300 per 1 dell'originario prezzo? Tanta eia la enormità dei lucri nell'impossibilità della concorrenza (Annali di giurisprudenza del Zini, voi. xxiii, passim). Ma intanto mentre gli Ebrei dispersi in Europa, Asia ed Africa erano quasi i sensali fra i cristiani e gl'Islamiti, e concentravano in sè tutta la potenza pecuniaria di quei tempi, le inerti e cenciose nazioni, non conoscendo i vantaggi dell'industria, e vedendosi sempre dipendenti dall'unico ceto che ne aveva, lo riguardavano c^rne una società di depredatori; ma in quell'odio entrava per gran parte il dolore della propria miseria e l'invidia della ricchezza altrui. Tanto odio preparava un terribile scoppio. Alla fine del 1009 la profanazione del Santo Sepolcro per opera del Sultano Hakem, attribuita indistintamente agl'infedeli, trasse una fiera rovina su gli Ebrei. Uno scrittore di quei tempi narra che per un odio universale furono cacciati di tutte le città; alcuni trucidati, altri gettati nei fiumi, altri straziati dal carnefice ; molti si uccisero da sè; di guisa che dopo una si degna vendetta, ne rimase solo un piccolissimo numero in tutto l'imperio (Ro-dulph. Glabr. ap. Sismon., t. iv). Questo eccidio,iice Cattaneo (Annali di giurispr. già citati), può riguardarsi come il primo conato delle moltitudini eurojjee verso le croc'ate. Fu nel tempo di queste che la fortuna degli Ebrei parve risorgere, ma in mezzo alle stragi. Quelle spedizioni erano imprese costose come tutte le spedizioni transmarine, e non potendosi fare a spese di chi non aveva danari, dovevano naturalmente ricadere in gran parte sui danarosi Ebrei. Umberto li, Delfino di Vienna, estorse anche loro grosse somme, e al suo ritorno fu costretto a raddoppiare le imposte a' suoi sudditi, e ad angariare gli Ebrei con nuove esazioni (Roberston, Vita di Carlo V). Il re Filippo Augusto, dopo avere, nel 1179, tolto agl'Israeliti del suo regno tutti gli oggetti preziosi, e appropriati a sè tutti i loro «rediti, nel 1181 confiscò tutti i feudi che essi avevano avuto in oppignorazione dai baroni per somme ai medesimi sovvenute pel viaggio di Terrasanta
. L'anno seguente li cacciò dal regno; ma in un paese di
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