Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISPOSIZIONE E DISTRIBUZIONE
      - DISPOTISMO 0 DESPOTISMO
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      poche figure dire molto, ed essendo mestieri aggrupparle in guisa che facciano buon effetto da tutte le parti in cui possono essere vedute, chi 11011 ne sia pratico non può manco supporre le difficoltà incontrate e vinte. À farsi una giusta idea di ciò, l'esame dei capolavori antichi ed un'accurata meditazione su di essi è più proficua che non qualunque trattato.
      Il bassorilievo di Alberto Thorwaldse/i esprimente il Trionfo di Alessandro il Grande, opera eseguita da lui colla massima celerità, e ripetuta per ben tre volte, è la più ricca e vasta composizione moderna in cui la ben intesa disposizione e distribuzione di centinaja di figure gareggia in eccellenza coirespressione e collo spirito ond'è animato quel grandiosissimo lavoro.
      DISPOSIZIONE e DISTRIBUZIONE (.arehit.). — La disposizione architettonica riguarda più specialmente le decorazioni, mentre la distribuzione è piuttosto relativa alla pianta ed agli alzati dell'edificio; perocché disporre vuol dire ordinare, e distribuire (quantunque in qualche cosa si adoperi nello stesso senso) in architettura significa compartire la fabbrica in modo che le parti o i compartimenti rispondano il meglio possibile alla sua destinazione. Talvolta la distribuzione può ricevere varie disposizioni ; cioè una data pianta, distribuita in certi compartimenti, può essere disposta in modi diversi, variando la relativa collocazione delle parti; invece che la disposizione, che è l'ordinamento delle parti stesse, si può bensì mutare, ma essendo soggetta alle leggi del gusto, si arrischia di peggiorarla volendola cangiare. La disposizione insomma nelle opere d'architettura dicesi buona o cattiva, retta o viziosa, a quel modo che si fa parlando della conformazione del corpo umano. Essa abbraccia tutte le parti dell'architettura e tutti i rapporti di un edificio, come quella che deve avere riguardo, tanto esternamente quanto nell'interno, a tutto ciò che esigono la situazione, l'esposizione, i bisogni, gli usi, il carattere, la comodità, i principii tecnici e le norme del gusto, dipendentemente dalla parte inventiva dell'arte.
      La distribuzione è l'arte di dividere i locali formanti l'interno di un edifizio. Essa dipende specialmente dal raziocinio e dal calcolo, ed è importantissima, poiché, essendo bene intesa, moltiplica, per così dire, lo spazio che occupa un fabbricato, ed aumenta le comodità di coloro che lo abitano. Ma di ciò non si potrebbero stabilire norme generali e sicure, perocché le comodità sono dipendenti dalle costumanze e dagli usi locali ; onde l'edificio che a Roma è considerato sapientemente distribuito, può non esserlo nello stesso grado a Londra o a Parigi.
      In un luogo si amano serie di camere una in seguito all'altra; altrove si vogliono appartamenti e singole camere disgiunte e disimpegnate, ma che possano, volendolo, formare appartamento. In un paese si amano le sale ampie, alte e gli accessorii grandiosi ; in un altro si vogliono suddividere gli spazii con trammezzi per convertire una stanza sola in un piccolo appartamento. E quest'arte, consigliata a Parigi dalla grande popolazione e dal gran prezzo delle locazioni, è giuuta colà alla massimaperfezione ; la qual perfezione però sarebbe stimata in Italia una grettezza indegna di una casa civile.
      Uu'altra specie di distribuzione è quella che con-s'ste nel calcolare così giudiziosamente le masse murali o l'ossatura della fabbrica, che colla minor cubatura di muri si ottenga l'equilibrio fra le parti che debbono resistere agli sforzi e quelle che producono le spinte e le pressioni. Quest'arte è molto delicata, e dipende massimamente da leggi meccaniche e dal calcolo. Ma siccome per alcune parti, come sarebbe per la spinta delle vòlte, gli autori non sono concordi, cosi fa d'uopo seguire le più ragionevoli teorie, senza trascurare le norme che si ricavano dalla pratica conoscenza dei materiali e dei luoghi, e dalla considerazione degli edifizii già esistenti, e di genere simile a quello che si vuole stabilire.
      I calcoli relativi alla distribuzione delle forze nei fabbricati dipendono da quelli : 1° della Resistenza dei materiali (V.) ; 2° Stabilità dei piedritti o Punti d'appoggio (V.) ; 3° dell'equilibrio fra tale stabilità e le spinte di ogni specie (V. Spinta).
      DISPOTISMO o DESPOTISMO (polit.). — Governo assoluto di un capo nomato Despota (V.), il quale, astrattamente parlando, nell'illimitata pienezza de' suoi poteri, è padrone così delle vite come delle sostanze de' suoi sudditi. Nel fatto però questa terribile forma di governo non ha mai potuto e non potrà mai sussistere in tutto il suo rigore teorico. Il dispotismo ha dominio sulla metà del mondo : la Cina, il Giappone, la Persia, la Turchia, la Russia, la massima parte dell'Africa, ecc. sono tutte contrade soggette a governi dispotici. Gl'imperi del Messico e del Perù al tempo della scoperta dell'America avevano despoti per reggitori. Il dispotismo possiede ad un tempo la sovranità che promulga le leggi, il governo che le interpreta e le applica, e la forza pubblica che le fa eseguire o rispettare. Gli è il più semplice e il più attivo dei governi ; con esso deliberazioni di consigli o di parlamenti, divisione di opinioni, dissensioni di ministri, di senatori, di deputati, tutto scompare. Il despota, possedendo esso solo la volontà e la forza, può tutto ciò che vuole. La sua parola è legge che comanda, e potere che costringe all'obbedienza. Ma se la volontà sta sempre nella testa del despota, la forza non è mai nelle sue mani, e tutta la scienza del dispotismo consiste nell'ordinare questa forza in modo che egli nulla, e il popolo tutto abbia a temere. L'arte sta nel signoreggiarla e nel renderla imponente e durevole. La sola forza ha fondato il dispotismo ; essa sola può assoggettare una nazione intiera ai capricci di un solo uomo. Ma questa forza non esiste già nel despota stesso ; essa forma nello Stato un corpo da sè ; sottomessa al sovrano, superiore al popolo, essa sola risponde dell'obbedienza degli schiavi; essa sola li sottopone al giogo : il dey d'Algeri era strangolato tosto che diveniva il più debole. Ora, questa forza non può esistere nè nella giustizia delle leggi, opera odiosa e mutevole di una volontà arbitraria e capricciosa ; nè nell'amore del popolo, che porta necessariamente con un orrore segreto un giogo oppressore ; nè nell'esercito preposto alla difesa dello Stato, e che tratto dal popolo, ha comuni con esso i sentimenti. Essa vien posta ordinariamente in un corpo miii-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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