Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISPUTA - DISRAELI ISACCOtare specialmente consacrato alla difesa del principe : pretoriani, strelizzi, giannizzeri, ecco chi compone la forza unica. Questo corpo speciale destinato a proteggere il dispotismo, ne è il zelante difensore, perchè non può possedere i suoi immensi privilegi se non sotto questa forma di governo. E perciò allorquando lo czar Pietro volle mitigare il dispotismo russo, fu dapprima costretto a sterminare gli strelizzi, interessati a mantenerlo. Selim scontò colla sua vita il tentativo che Mahmud cominciò colla strage dei giannizzeri. I principi d'Europa lottarono tre secoli per liberarsi da quell'inceppamento della feudalità che gl'impediva di giungere a una monarchia più indipendente, perchè più temperata. Ri-chelieu medesimo uon potè salvare Luigi XIII dal giogo della Corte se non facendo scorrere sui patiboli il sangue dei cortigiani. Nel dispotismo il sovrano padrone è il primo schiavo. Il corpo nel quale risiede la forza assicura al principe l'obbedienza del popolo; ma il despota è senza guarentigia contro di lui; essi sono mutuamente nella condizione dello stato di natura. Egli è per mezzo di questo corpo e a suo profitto che si tiranneggia, ma esso non potrebbe mai venir tiranneggiato. Despota con lui, impotente contro di lui, è forza blandirlo incessantemente, tollerare la sua insolenza, saziare la sua cupidità. Il grido di un soldato, l'anatema 1 di un sacerdote bastano per suscitare alla rivolta, e la vita del despota è in balia di tutti gli stromenti del suo dispotismo. Pertinace, obliando che doveva loro l'imperio e che regnava per essi soli, osò dire ai soldati del pretorio ch'egli sapeva sceglierli e non comprarli ; e la sua morte fu la conseguenza di quelle generose parole. Ogni pagina degli annali di Bisanzio e di Mosca è macchiata del sangue di un sultano o di uno czar, e se se ne eccettuano Carlo I e Luigi XVI, tutti i re d'Europa che perirono di morte violenta soggiacquero alle insidie di coloro ch'erano a parte del potere e degli onori della monarchia. Tale è la sete di dominare, che i despoti, per comandare senza inceppamenti, si pongono sotto la tutela e il pugnale dei dispensatori della loro potenza, e che, per avere schiavi, abbandonano se stessi alla più vile e perigliosa schiavitù. I principi di qualche ingegno compresero benissimo che essi non avevano che le insegne di un potere, di cui i loro satelliti dividevansi gli onori e i profitti. Non è già l'amore del loro popolo, ma il pensiero della propria conservazione e dignità che astrinse Luigi XI, Pietro I Mahmud a cangiare la forma dei loro governi.
      I tumulti, le rivoluzioni, sì frequenti nel dispotismo, non si operano mai a vantaggio della libertà. L'esistenza di quel corpo nel quale risiede la forza indica come avvenga che tanti despoti sono ammazzati senza che venga meno il dispotismo ; si abbatte il despota perchè si soffre della sua avarizia o del suo orgoglio; si conserva il dispotismo perchè si profitta dei suoi eccessi.
      Troppo orrido nella sua nudità nativa, il dispotismo ammette sempre qualche temperamento, altrimenti, come abbiamo detto, non sarebbe possibile. La religione, i costumi, il timore oppongono un freno ai voleri arbitrarii ; l'allontanamento, l'oscurità, la miseria mettono al sicuro da' suoi capricci ;
      il terrore, che consiglia al despota di chiudersi nel suo palazzo, la sua stupidità, che lo allontana dall'esercizio del suo potere, e la sua elevazione al di sopra de' suoi sudditi, fanno sì ch'ei non conosce guari più che gli uffiziali del suo palazzo, o i depositarli del suo potere, e che i suoi furori possono soltanto cadere su coloro ch'erano stati inalzati dai suoi favori.
      Questo genere di governo non può stabilirsi se non quando uuo Stato è ancora nella debolezza e nell'imperizia dell'infanzia, o quando trovasi nella corruzione della vecchiezza. Esso interdice gelosamente il suo territorio agli stranieri, e i territorii stranieri a' suoi sudditi. A questo modo i popoli schiavi non hanno che il dispotismo per modello d'ogni governo possibile, e non possono far servile le loro rivoluzioni a una libertà che non conoscono. Non è contro la forma del governo che essi si sollevano, ma contro la crudeltà o l'avarizia del principe, il quale, rendendo più oppressivo il solito giogo, snatura, per così dire, e perverte il dispotismo.
      Le immense relazioni commerciali dei due più liberi e possenti Stati marittimi d'Europa, l'Inghilterra e la Francia, servendo a maraviglia a diffondere in tutte le parti del mondo i lumi dell'incivilimento e la scienza politica, si può con fondamento predire che il dispotismo non avrà più lunga durata; perchè quando il popolo non è schiavo per essere caduto in una profonda corruzione, e la ragione finalmente rischiarata gli lascia travvedere i vantaggi dell'indipendenza, egli rivendica a mano annata i sacri diritti che riconosce dalla natura. Nella sua lotta colla tirannia la libertà si ravviva, si afforza e s'ingrandisce. La più bell'epoca della storia di un popolo è quella in cui questo inalza l'altare della libertà sulle rovine del trono del dispotismo.
      Per ciò che riguarda la monarchia assoluta, da non confondersi col dispotismo, vedi Monarchia.
      DISPUTA (giurispr.). — Atto con cui si agita una questione od una lite ; e dicesi specialmente delle difese che fanno gli avvocati in tribunale.
      DISPUTARE IL VENTO (mariti.). —Cercar di togliere ad un avversario il vantaggio del vento, manovrando in modo da metterglisi sopravvento.
      DISRAELI Isacco (biogr.). — Celebre letterato inglese, era il figlio unico di Beniamino Disraeli, mercante veneziano, il quale aveva posto stanza, nel 1748, in Inghilterra, e discendeva da una di quelle famiglie ebree che, espulse sullo scorcio del secolo xv dall'Inquisizione della Spagna, eransi ricoverate sotto la protezione della tollerante Repubblica di Venezia. Nato nel 1766, Isacco ricevette la sua prima educazione nella scuola d'Eufield, fu inviato dipoi in Amsterdam e a Leida, ove studiò i classici e le lingue modeme, e trasferissi, nel 1786, in Francia, studiandone addentro la lingua e la letteratura. Rimpatriatosi, scrisse alcune poesie pel Gentleman's Magatine, e pubblicò nel 1791 una Defence of Poetry, ch'egli soppresse dipoi. Disimpacciato dagli affari commerciali, e possessore di un largo avere, ei potè consecrare liberamente la lunga sua vita alla letteratura, o più veramente all'istoria letteraria, nella quale pro-cacciossi fama europea. Il primo volume delle sue
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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