Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISSODAMENTO
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      concio le accennate direzioni orizzontali, s'hanno a compiere nei primi dissodamenti a striscio parallele larghe, ad esempio, 4 o 5 metri, lasciando altra striscia pure in direzione orizzontale, larga circa un metro, di terreno sodo. Superiormente a ciascuna di cotali banchine sode, un ultimo solco fatto dall'aratro lasciasi aperto e serve di fossale o scolino per tutta quella vaneggia o zona lavorata. Quel-] l'ultimo solco apresi soltanto dopo compiuto il dissodamento della striscia o zona, in ispecie quando esso si eseguisce coll'aratro.
      L'aratura montana infatti, quando si pratica adovere, procede sempre dal basso all'alto, perchè la fetta staccata dallo strumento mal si rovescia se non verso il basso. Quindi, fatta una prima zona e lasciata la prima striscia soda, su questa viene a rovesciarsi la prima fetta della successiva zona lavorata, e addosso alla prima la seconda e via di seguito. Perciò il solco da aprire deve scavarsi espressamente nel terreno già lavorato, e precisamente al dissopra e a contine della zona lasciata soda. Con detti intervalli non dissodati ne consegue che il lavoro di dissodamento si opera su quattro quinti o cinque sesti della totale esten-
      sione. Però, se l'inclinazione del terreno sia moderata, tali striscio o zone sode si lasciano a maggiori distanze, estendendo le porzioni dissodate a larghezza anco di 15 a 20 e più metri, salve le seguenti cautele.
      La conciotta delle acque nei dissodamenti come nella coltivazione dei terreni pendìi si fa in parte col mezzo degli accennati solchi all'incirca oiizzon-tali, che sono afforzati nella sponda più bassa delle descritte zone di saldo. Quando però le zone dissodate siano ampie, si praticano in esso alcuni acquai in linea diagonale, mettendo capo nei detti scoliui o bracciuoli. Questi però, quando non sia dato condurli a sboccare dall'un dei lati in luogo ove non possano nuocere, devono ineluttabilmente portarsi cou piccoli tronchi diagonali sino al fondo, lo che torna sempre meglio, sia facendoli sboccare l'uno dentro l'altro. Intorno alla dilezione delle acque nelle colmate di monte non sarà disutile offerire il disegno di qualche caso pratico. Unesempio facile viene rappresentato dalla fig. 2134, se ravvisiamo in YMX una campagna soda col lignina, di cui siensi dissodate le bande o zone DD, DD, ecc. colle striscie intatte intermedie SS, SS, ecc. Nei fossi AB, EG, HE e PQ mettono capo i bracciuoli 1,2, 3, ecc. Ora, se nel fianco MY o nel-l'MX fosse solida roccia, potrebbero sboccarvi liberamente quei fossi AB, EG, ecc. Ma quando noi si potesse senza diroccare di certa guisa quei fianchi del colle dissodato, sarebbe mestieri condurle l'AB non direttamente da B in E, ma per mezzo dei due tratti BC e CE in E, dove le acque, segui» tando pel fosso EG con altra risvolta la più dolce possibile, s'introdurrebbero nello scolo HE, d'onde per 0 s'incamminerebbero nel fosso P, che per Q, con altro mezzo giro, le verserebbe in li. Così adoperando, le acque discenderebbero invece di precipitare ; mentre invece, quando non condotte, seguirebbero la legge di gravità, la linea di maggiore pendenza, dilacerando tutta la costa. 11 colie
      ^.ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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