Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DISSODATORE DEL FISSORE
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trare nel detto calcolo. Il lasciare il terreno quasi due anni senza prodotto, come accadrebbe in quella ipotesi della semina di grano saraceno, il cui ricolto compenserebbe appena le spese particolari della sua coltivazione ; talora la perdita anche di un anno solo di rendita toglierebbero il mezzo di procacciarsi del letame o altro ingrasso da acquistarsi con parte del ricavato di essa. Le quali considerazioni economiche hanno pur luogo rispetto al preferire il debbio: perciocché può eseguirsi solo nel tempo in cui ricorrono molte altre faccende campestri, oltre poi i disvantaggi reali.
Eseguito il dissodamento, ossia il primo dirompimento, a 30 centimetri almeno di profondità e possibilmente nel novembre e dicembre, coll'accen-nato maggese colturatoo coll'anzidetta seminagione di avena e conseguito quel primo susseguente ricolto di frumento, in molti casi il miglior partito si ritrae dal trifoglio opportunamente seminato nella primavera del 2" anno tra il frumento medesimo. Intanto si continua a dissodare nella stessa guisa nuove porzioni dell'incolto, e colle paglie e stoppie, unitamente al trifoglio che si taglia talora nella tine dell'autunno di detto 2° anno, si ha sufficiente quantità di foraggi e lettiera per una prima produzione di letame. A norma poi della qualità del terreno, dopo il trifoglio si replica nel 1° incolto un secondo prodotto di frumento. Lo stesso metodo si applica al secondo incolto ed alle altre rimanenti porzioni del terreno da dissodare. Il savio economo avendo prestabilito l'avvicendamento convenevole al suo terreno, comincia ad applicare la sua rotazione nel 1® incolto, dopo quella seconda produzione di frumento; ben inteso che, secondo le norme già esplicate, in tale rotazione comprenderà le sue praterie artificiali. Quindi comincierà subito a conse-crarvi quel primo terreno dissodato, e cosi successivamente sino a compiere l'estensione da lui a ciò destinata. Il sistema definitivo di coltivazione (non essendo quello sinora descritto che da considerare come temporaneo) verrà poi attuato quando l'incolto, mediante gli ammendamentiprimarii e secondarti di cui abbisogna, avrà compiuto il suo pieno tramutamento in vero podere. Questo può accadere anche solo dopo parecchi anni, secondo l'importanza di tali ammendamenti.
Conchiudendo osserveremo che la coltura dei dissodati deve avere per base gl'ingrassi; altrimenti fanno ritorno alla loro sterilità primitiva. Per le terre di mediocre qualità non torna il dissodamento senza eompetente facoltà di migliorarle. Per quelle di buona qualità esso vuol del pari eseguirsi non richiedendo loro che quanto ponno produrre senza estenuarsi. In qualunque caso, la coltivazione sia diretta a creare ed aumentare la massa dei foraggi per abbondare sempre più di concimi. Soprattutto però si abbia costantemente di mira il miglioramento fisico-meccanico del suolo. Esso anzi può essere incominciato coll'operazione stessa del dissodamento. Però non vogliamo qui omettere il metodo consigliato appunto dal Thaer ed assai preferibile al debbio. Staccata, come per questo, la superficie erbosa dell'incolto, se ne fanno terricciati in cui s'incorpora letame e calce se fa d'uopo. Si dirompe il terreno cosi scrostato ; e quando i ter-
ricciati sono a sufficienza decomposti, si spandono e si sotterrano con buona aratura, sulla quale poi si semina il grano ricoprendolo coll'erpice dentato. Accennammo appunto questo metodo perchè opera anche il miglioramento, per così dire, meccanico della natura del suolo, giacché nella coltivazione successiva dei terreni dissodati non basta, ad esempio, l'impiego del nero animale, da cui si hanno vantaggiasi effetti temporanei.
Vedi Berti Pichat, Istituzioni scientifiche e tecniche, ossia Corso teorico e pratico di agricoltura (Torino 1851-1870, presso l'Unione tipogr.-editrice).
DISSODATORE DEL FISSORE (agrar.). — È un aratro alla Dombasle senza orecchia, che è supplita da un asse orizzontale, prossimo alla terra, largo 50 centimetri, lungo forse il doppio. Questa parte però non è piatta, ma leggermente curva al dissopra e massime nel mezzo, ed ha attaccati nella opposta parte, che è concava, tre coltri da scarificatore con tre vomeri da estirpatore di fronte. Il Fissore ottenne la privativa per detto suo strumento, che vendette per 75 lire. La prova del medesimo fu fatta alla cascina Pecorara (Tortona) il giorno 12 ottobre 1869 in un prato naturale di Carlo Faggiuoli, fittavolo del marchese Giorgio Doria. Il dissodatore pertanto o Yaratro-talpa (come preferirebbe di nominarlo il prof. Ottavi) viene tirato agevolmente da quattro buoi di taglia media: col suo coltro fende la cotica del prato verticalmente e colla schiena di talpa s'insinua 15 centimetri sotterra, in modo che più non vedesi per l'intero solco. Solo si osserva che al suo passaggio la cotica rilevasi leggermente e, senza rompersi, ritorna allo stato primitivo. Al ritorno si giunge a 50 centim. circa dal taglio verticale fatto dal coltro suddetto, e ripetesi lo stesso lavorio sotterraneo sopra una striscia larga parimente un 50 centimetri, parallela alla prima. Così continuando, rimane tutto il prato arato a 20 centimetri di profondità, restando pressoché intatta la cotica. Vero è che, finito il lavoro, si scorgono le incisioni prodotte dalla lama del coltro in zone larghe 50 centimetri, le quali brevemente si chiudono quasi affatto per l'abbassarsi dei due opposti arginetti, cosa che potrebbe ottenersi anche d'un tratto facendo passare sul prato un rullo di legno. Il lavoro pertanto di questo nuovo arnese consiste onninamente nel tagliare la cotica a 15 centimetri sotterra orizzontalmente, mentre altri 5 centimetri sono rotti e stritolati dai coltri e dai vomeri degli estirpatori e scarificatori suddetti : in somma centimetri 20. È dunque uno stupendo lavoro, eseguito con picciolo sforzo dei buoi e del bifolco ; il maneggio del dissodatore riesce eziandio più facile dell'ai atro comune.
Tocchiamo dei vantaggi del medesimo. Il lettore abbia presente che, quando trattasi di fecondità del suolo, due sono le operazioni fondamentali: quella dei materiali, ossia dei concimi, che deb-bonsi commescere al medesimo; l'altra della panificazione o ammannamento dei concimi stessi. Le quali hanno tale rilevanza, che, unite, producono effetti maravigliosi ; disunite, non recano alcun vantaggio. È noto che l'aria, il calore, l'umidità, l'elettricità e simili sono gli agenti che trasformano nel suolo i principii inerti, grossolani e solidi in
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