Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISTILLERIAle quali possono essere tolte quando si devono lavare le pareti della vasca. La velocità di rotazione che s'imprime al cilindro è di 15 a 20 giri al minuto, secondo il diametro minore o maggiore. Con un apparecchio lavatore di circa 1 metro di diametro e 2 metri di lunghezza a 20 giri per minuto si possono lavare 7 a 8 ettolitri di barbabietole all'ora, e un po' più se di patate o di topinambur. Quando le radici sono convenientemente nettate si sottopongono ad una o ad altra operazione, a norma del procedimento che si vuole impiegare. Se, invece di spremerne prima il sugo si fanno fermentare direttamente come nel procedimento di Leplay, ovvero si macerano come pratica Champonnois, si tagliano a lunghe fette sottili nastriformi col mezzo di uno strumento detto taglia-radici (fig. 2158), il quale somiglia in qualche modo al taglia-tartufi od alla pialla comune. Consiste in un disco di ferraccio bb, munito di sei od otto aperture rettangolari ; in cc si vedono due ordini di lame taglienti, le une più larghe, le altre più piccole e perpendicolari; d è l'albero motore, all'estremità del quale si trova la puleggia di trasmissione ; e in e finalmente vi ha la tramoggia di legno, il cui fondo è fatto di sbarre di ferro poste a certa distanza, per cui passano le materie estranee che per avventura rimanessero interposte nelle radici.
      XVII. Distillazione e fermentazione diretta delle radici. — Dubrunfaut, Vidal, Leplay e Pluchard contribuirono all'invenzione ed al miglioramento dei processi per ottenere direttamente alcoole dalle varie radici. Leplay però, a nostro avviso, diede il metodo più completo, che abbiamo veduto fin dal 1855 lodato alla prima Esposizione universale di Parigi. Le prime operazioni del procedimento Leplay sono conformi a quelle or innanzi descritte, le radici sono mondate con lavatojo meccanico, quindi ridotte in fette di qualche centimetro di lunghezza e 2 a 3 mill. di grossezza col taglia-radici (col trincia-paglia se trattasi di steli di piante saccarifere). Così tagliate, s'introducono entro sacchi di tela, i quali si pongono in un tino a doppio fondo contenente mosto fermentato di una precedente operazione, e per tener le sacca sommerse vi si posa sopra un diaframma bucherellato ; così disposto, si abbandona a sè alla temperatura di 20 a 28°. La fermentazione non tarda a manifestarsi, e dopo 12 o 14 ore cessa lo sviluppo di acido carbonico, e tutto lo zucchero è trasformato in alcoole. Se allora si esaminano le fette delle radici (supponiamo di barbabietola), si trova che conservano sensibilmente la loro forma, ma le maglie del loro tessuto non hanno più materie zuccherine, esse sono imbevute del liquido spiritoso circostante e si possono mettere nell'alambicco per distillarle. Siccome nel liquido medesimo insieme all'alcoole formatosi rimangono ancora materie saccarificabili, e soprattutto dello zucchero cristallizzabile da cambiare in zucchero incristallizzabile e fermentabile e quindi in alcoole, per meglio utilizzare i prodotti, si aggiunge 2 a 3 per 1000 di acido solforico (5 litri a 5 litri V* per 2200 chilogr., secondo Leplay), o più, a norma della qualità delle barbabietole ed altre radici, e la quantità dei composti terrosi alcalini, che inoltre si tratta di neutralizzare.
      Lo stesso liquido nutre il fermento e può servire alla fermentazione successiva di nuove quantità di radici, fino a che, pel cumularsi di materie estranee o per un inalzamento eccessivo di temperatura, la fermentazione 6iasi notevolmente rallentata; nel qual caso si distilla tutto il liquido e si procede alla preparazione di uu nuovo bagno che, come abbiamo detto, può essere del sugo delle radici che ha già subito la fermentazione alcalina, che può essere preparato nel modo seguente. Per 1000 chilogr. di barbabietole od altre radici si mette circa il doppio d'acqua, in modo che l'insieme riempia a f/3 il tino; vi si aggiunge 3 a 4 chilogr. di acido solforico per le barbabietole, e un po' meno per frutta e canne di sorgo da macerare per quattr'ore. Si rivolta di quando in quando la massa, quindi si versa 4 chilogrammi di lievito di birra, e si lascia poi in riposo perchè fermenti. Quando la fermentazione è completa, si levano le radici e si sostituiscono con una quantità eguale di altre, senza cambiare il liquido, ed aggiungendo la stessa quantità di acido per completare il bagno; si ripetono cosi quattro cariche di radici, riducendo ogni volta di 1 chilogr. la quantità di lievito. Quando la fermentazione è completa si estraggono le fette di barbabietole dal tino e s'introducono nell'apparecchio distillatorio, che può essere uno tra quelli per le materie solide innanzi descritti, e particolarmente quei di Rocco, di Vidal e dello stesso Leplay, il quale ha dato diverse disposizioni a' suoi apparecchi, che del resto si assomigliano di molto a quelli prima introdotti dal Vidal di Lione.
      L'alambicco del Leplay si compone essenzialmente di una colonna fatta di lamiera di rame od anche di legno di circa m. 1,30 di diametro, che si può chiudere con un coperchio. Nel centro della medesima vi ha un'asta, sulla quale, col mezzo di una capra, si possono infilare diversi diaframmi bucherellati, sui quali si pongono le materie fermentate in istrati di 10 a 18 centimetri, secondo che si tratta di frutta o di radici ; tra il diaframma inferiore e il fondo della colonna vi ha uno spazio per ricevere le acque di condensazione che si formano durante il riscaldamento col vapore che vi arriva (alla pressione di tre atmosfere) appunto in questo spazio, ed attraversa quindi successivamente i diversi strati di barbabietole disposte sui diaframmi, e ne esporta l'alcoole salendo alla parte superiore che comunica con un serpentino, ove si condensa l'alcoole. Quando si desidera dell'alcoole più concentrato si fa seguire alla prima colonna una seconda e una terza disposte come la prima. Allorché l'alcoole che in sul principio distilla dalla prima colonna a 60 e 70° discende a 30° centesimali, si congiunge colla parte inferiore della seconda colonna, la cui parte superiore si fa comunicare col serpentino, e così di seguito. Le barbabietole esaurite successivamente, chè rimangono circa 50 per 100 del peso delle radici prima dell'operazione, si possono conservare per l'annata ed esportare facilmente per servire all'alimentazione del bestiame. Il vantaggio di questo procedimento consiste specialmente in ciò, che dà una rendita maggiore di alcoole; non vi sono acque o vinaccie da esportare fuori dello stabilimento, il quale non costa molto per le spese
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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