Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISTOCIA —
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      sceglievansi a condottiero colui che riusciva a spezzare un pioppo. Presso le nazioni che cominciano a incivilirsi, le distinzioni sono più sovente il premio dell'intelligenza accompagnata dalla forza. Così i Cretesi, dopo il regno di Minosse, volevano nel loro re trovare unite alla forza del braccio che sa maneggiare la spada affidatagli per la difesa dei sudditi, l'intelligenza che insegna a servirsene con discernimento, la penetrazione che discopre i disegni di un popolo, e la saviezza che suggerisce i mezzi di soddisfarli ; quindi non inalzavano al trono se non colui che, uscito vincitore dagli esercizii ginnasiali, era ancora capace di spiegare ai loro savii le venerate leggi di Minosse. Era quello un primo passo verso il regno della pura intelligenza.
      Quantunque tutte le dignità sieno vere distinzioni per ciò che esse traggono dalla sfera comune le persone che ne sono insignite, non è però da conchiudersi che distinzione e dignità siano sinonimi, perchè tutte le distinzioni non sono dignità. Infatti, quando i Romani decretarono al vincitore della loro prima battaglia navale l'onore di essere accompagnato a casa tutte le sere a suono di flauto e al chiarore di una face, certo che nel concetto di quegli uomini semplici e di austeri costumi si concesse cosi a Duillio una distinzione molto lusinghiera; ma questa tuttavolta non era Una dignità. Lo stesso dicasi delle corone civiche che cingevano la fronte di coloro che avevano ben meritato della patria, così salvando la vita ad un cittadino, come facendo tutt'altra azione bella ed utile ; degli allori mietuti in mezzo alla polvere dei giuochi olimpici e dei premii distribuiti ancora ai dì nostri nei collegi. I soprannomi che gli antichi diedero ai loro grandi uomini, come l'Asiatico, il Numidico, l'Africano, il Partico, ecc., del pari che gli epiteti che si aggiungono ai nomi di un gran numero di principi, come il saggio, il glorioso, il giusto, l'amato, il pio, il grande, ecc., sono egualmente altrettante distinzioni, ma che non hanno nulla di comune colle dignità. Nelle monarchie come nelle repubbliche, dappertutto si usarono distinzioni, e sventuratamente nelle une e nelle altre esse non furono sempre concesse alla sola virtù, al merito trascendente. In Egitto i sacerdoti, a Babilonia i magi formavano una casta che pretendeva di non aver nulla di comune coll'uomo; a Roma v'erano altresì sacerdoti, patrizii e plebei, senatori e cavalieri, Romani e Latini, cittadini e alleati, liberi e schiavi. A Sparta vi erano re, efori, cittadini e iloti. Ad Atene grandissimo era l'intervallo da cui per la nascita, come altresì per l'ingegno, erano disgiunti Cleone ed Alcibiade. A Venezia noi vediamo l'oligarchia dei Dieci e quella dei Quaranta perpetuare nelle loro famiglie l'orgoglio ereditario che sceveravali dal resto dei cittadini. E risalendo alle origini della storia moderna, noi riscontriamo dappertutto conquistatori e conquistati, padroni e servi, leudi, ca-l valieri, quindi alti baroni, nobili e villani, borghesi e coloni, uomini di toga e uomini di spada, e la Chiesa dominante su tutti quanti. Ed ora che questa strana mescolanza è in gran parte scomparsa, ora che in alcuni paesi meglio avanzati l'opinione pubblica ha, si può dire, tolto ogni prestigio alla nobiltà titolata, e che i fastosi stemmi, le nobiliinsegne sono divenute soggetto di riso alla gente, v'ha egli quivi per ciò eguaglianza? 0 esiste forse in quella democrazia tanto vantata, che si vorrebbe proporre a modello, senza dubbio perchè ella trovasi al di là dei mari e che la lontananza ci nasconde le piaghe di una società potente ma profondamente viziata? Quivi, come in Europa, v'hanno possidenti e proletarii, ricchi e poveri : e se negli Stati Uniti d'America ai primi non si dànno nastri, decorazioni, cariche, sinecure, abiti ricamati, non vi si preservano meglio che da noi i secondi dalla fame, dai cenci, dagl'ingiusti disprezzi e dalle avanie d'ogni genere. Le distinzioni non sono veramente onorevoli se non in quanto non furono ricercate e sono il premio del vero merito e della modestia. Esse sono assurde e scandalose quando vengono concesse all'intrigo, alla mediocrità strisciante, al vizio impudente. Quando si debbono alla sola nascita, esse perdono certamente gran parte del loro valore, ma non potrebbero divenire oggetto di una reale riprovazione, poiché nulla di più naturale che l'onore, la gloria del padre si rifletta ancora sopra i suoi figliuoli. Le cose di questo mondo non sono perfett e ; da un fatto buono per se stesso derivano spesso conseguenze meno desiderabili, ma che bisogna ammettere precisamente quali conseguenze naturali e inevitabili (V. Dignità, Eguaglianza, Nobiltà, Titolo, ecc.).
      DISTOCIA (patol.). — Parto laborioso, che si allontana dalle leggi naturali. Secondo la causa speciale sua, dicesi distocia materna o fetale.
      DISTOLILE (chim.). — Idrocarburo isomero del di-benzile, scoperto da Cannizzaro e Rossi, ed ottenuto per la prima volta allo stato impuro da Fittig per l'azione del sodio sul bromotoluene, che ottiensi facendo agire a freddo il bromo sul toluene.
      DISTOMA (eool. e patol.). — Genere di elminti dell'ordine dei trematodi. Ebbero tal nome (che vale dalle due bocche) perchè, oltre alla bocca foggiata a ventosa, hanno al dissotto una ventosa addominale, che pare come una seconda bocca ; anzi in talune specie di queste ventose ve ne ha più d'una. Questi vermi hanno corpo piatto ed oblungo ; trovansi nel fegato di parecchi mammiferi, ed anche dell'uomo. La più nota specie è il distoma hepati-cum; non è raro il distoma lanceolatum. — Sono degne di nota le fasi vitali di cotesti singolari animali. Nasce dall'individuo perfetto un uovo, che si sviluppa in forma d'individuo cigliato, infusoriforme, detto proscolice. Questo trasformasi in una specie di mobile succo, che si fissa a mo' di parasita sopra molluschi od insetti acquatici, e fu chiamato sporo-cisti. Con un secondo modo di generazione, questa volta agamica, la sporocisti produce minutissimi esseri, nella forma somiglianti ai girini delle rane, che ora vivono liberi nell'acqua, ora s'incistano nelle carni di qualche mollusco. Questi sono le cercarie.
      Allorché poi un animale superiore mangia il mollusco in cui sono incistidiate le cercarie, o beve l'acqua ov'esse trovansi, entro al corpo di questo animale si compie lo sviluppo del distoma perfetto ed atto alla riproduzione.
      DISTORSIONE (patol.). — Stato di una parte del corpo che volge da un solo lato, pel rilassamentot^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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