Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZAleggi del mondo fisico non bastano a farci credere all'impero del cieco caso.
      E qui cade in acconcio nnWerVazione d'alto momento. Tutta la storia dell'uman genere dimostra ad evidenza un fatto consolatore, che, cioè, a misura che procede l'incivilimento, meno flagranti diventano le violazioni della legge naturale di distribuzione. — La schiavitù è la forma più immane sotto la quale lo spirito d'usurpazione si manifesti appo i popoli barbari : nella distribuzione della ricchezza, lo Bchiavo non percepisce la parte che, giusta le leggi naturali, gli sarebbe dovuta, ma bensì quella parte soltanto che piace al padrone concedergli. Il servaggio della gleba (che è già una forma più tenue di questa perturbazione dei principii economici) produce, benché in minori proporzioni, gli effetti medesimi. Le antiche maestranze, le corporazioni d'arti e mestieri, le caste che vincolavano lo sviluppo dell'industria, che offendevano l'eguaglianza e che modificavano in mal senso il corso spontaneo dei fenomeni sociali, creavano eziandio un'artificiale e viziosa distribuzione, togliendo alle classi lavoratrici una parte della loro libera azione, e quindi una parie del profitto che avrebbero potuto ritrarne. — Ma i progressi dell'incivilimento hanno abolito la schiavitù, il servaggio, le caste, le corporazioni, e vanno tutto giorno rimovendo simili inciampi ed ostacoli opponentisi al naturale impero delle leggi economiche. Tant'è che ai di nostri i fatti modificatori, onde parliamo, sono infinitamente meno numerosi e men gravi che per
      10 passato. Tuttavia parecchi ancora ne esistono, ed alcuni esisteranno forse eternamente. Tale è, per esempio, il sistema dei tributi. Le ricchezze non vengono solamente distribuite fra coloro che le hanno direttamente prodotte; poiché il Governo, che concorse indirettamente alla loro produzione, tutelando e amministrando la società, partecipa egli pure alla distribuzione, prevalendo, a titolo d'imposte, una somma annua di valori sulla ricchezza nazionale. In quei paesi ove le tasse assorbono una parte notevole della pubblica ricchezza, le due classi di produttori, cioè gli operai e i capitalisti, prendono naturalmente nella distribuzione una parte minore che non in quelli dove sono meno pesanti gli aggravii. Supponiamo, dice Carey, che
      11 prodotto totale dell'Inghilterra, dell'America e della Francia sia eguale, e rappresentiamolo colla cifra 100 ; ecco come, in quei tre Stati, se ne opera la distribuzione : negli Stati Uniti, 72 parti, sopra le 100 totali, spettano all'operajo, 25 al capitalista, 3 al Governo ; in Inghilterra l'operajo non ne percepisce che 56, 21 il capitalista, il Governo 23 ; in Francia la parte spettante al lavoratore non è che 27, 36 vanno al capitalista, e 37 al Governo.
      Dalle cose infino a qui discorse apparisce chiaramente che per conoscere in qual modo ed in quali mani la ricchezza, o, per meglio dire, i prodotti della ricchezza nazionale si distribuiscano, fa d'uopo sapere quali siano coloro che hanno contribuito a formarli, o, in altri termini, che per determinare i compartecipi nella distribuzione bisogna classificare gli agenti della produzione.
      Ora, noi abbiamo detto di sopra che questi agenti Bono (oltre la natura, che somministra i suoi mate-
      riali e le sue forze) i capitalisti e gli opera). Ma qui dobbiamo avvertire il lettore che in questa classificazione ci discostiamo alquanto dalla più parte degli economisti.
      Questi, infatti, ripartiscono in tre categorie gli agenti della produzione, cioè :
      1° La terra, comprendendo sotto questa generale denominazione non solo il suolo propriamente detto, ma eziandio tutti gli agenti naturali della produzione ;
      2° Il capitale, ossia il lavoro accumulato sotto forma di strumenti, di macchine, di opificii, di navi, di materie prime, e, in generale, Botto forma di qualunque prodotto, risparmiato e destinato a servire a futura riproduzione ;
      3° Il lavoro, ovvero qualunque esercizio delle facoltà intellettuali, morali o fisiche, applicato a produrre ricchezza.
      E fin qui ci troviamo d'accordo colla scuola, con questa sola differenza, che il primo agente, da essa chiamato terra, viene da noi appellato natura. Il che facciamo, non già per amore di novità (che, in fatto di nomenclatura, ci sembra puerile ambizione), ma bensì perchè ii nome scelto da noi è più esatto, siccome quello che comprende tutti gli agenti naturali di produzione, mentre invece ii vocabolo terra, a meno d'una viziosa estensione del significato, non abbraccia che le sole forze vegetative del suolo. Niepce, che adopera la luce a produrre tavole fotografiche ; Watt, che dal vapore acqueo ottiene una potenza produttiva ; Weathstone, che costringe l'elettrico a servire di veicolo per la trasmissione delle notizie, sono produttori che creano nuove ricchezze col soccorso di elementi naturali, ma propriamente non tellurici. V'ha di più, il medico, che, conoscendo le leggi fisiologiche e patologiche dell'umano organismo, guarisce da una malattia ; il maestro, che, usufruttando le leggi dialettiche dell'umana intelligenza, insegna una lingua o una disciplina qualunque ; il buon amministratore, che, rispettando le leggi economiche dell'umano consorzio, promuove lo sviluppo della pubblica prosperità ; il pittore, lo scultore, il poeta, che, servendosi della misteriosa forza chiamata genio, creano opere d'arte educatrici, miglioratrici dell'umana natura; tutti costoro sono produttori che adoperano certe forze naturali che nulla hanno di comune colle forze germinative del terreno. Non occorrono (sembra) altre spiegazioni per giustificare una innovazione di nomenclatura scientifica che costituisce il solo punto di divergenza che fin qui ci occorra di constatare fra le nostre idee e quelle dei nostri colleghi. — Ma la disparità si fa più manifesta e più importante nel successivo sviluppo della teoria sulla distribuzione.
      Posto a cardine che tre sono (come si è detto) gli agenti della produzione, gli economisti ne deducono il corollario che tre sono pure normalmente e per regola generale ed assoluta le classi compartecipi della distribuzione, cioè :
      1° I proprietarii o possidenti delle forze naturali, e in capo di lista i proprietarii della terra. — La parte che questi prelevano, in tale loro qualità, chiamasi rendita;
      1 capitalisti o possessori del capitale sotto le
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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