Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA
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      che la natura volle accomunare a tutti gli nomini i suoi doni, affermano in parte il vero. Si, la natura fece comuni a tutti gli nomini i suoi doni; ma quali doni ? Forse il possesso delle materie e delle forze che la natura stessa compongono ? Ma queste materie e queste forze per se stesse sono nulla, altro non sono fuorché una condizione sine qua non della produzione : diventano solamente un bene, una ricchezza quando il lavoro dell'uomo sopravviene a fecondarle. E quando il lavoro dell'uomo le ha fecondate, quelle ricchezze sono composte di due distinti elementi : dell'elemento di natura (l'utilità), e dell'elemento umano (il valore). Ma gli uomini non vivono isolati, la divisione del lavoro li spinge inevitabilmente all'associazione, allo scambio, alla distribuzione. Or si è nello scambio e nella distribuzione che apparisce appunto la comunanza dagli avversarii invocata. Conciossiachè i soli elementi umani della produzione vengano distribuiti in proporzione del diritto che vi hanno acquistato sopra i diversi produttori col loro lavoro e col loro capitale. In quanto alle utilità, all'elemento di natura, il comunismo esiste nel modo il più assoluto e nel più vero senso della parola. In ultima analisi, gli agenti naturali sono gratuiti, i soli lavori attuali e accumulati dànno diritto a distribuzione.
      0 c'inganniamo a partito, o questa è una delle verità logicamente meglio dimostrate.
      Senonchè dicevamo a principio di siffatta discussione che questa è la legge generale, ma che a tal legge generale avvengono delle eccezioni. Gli economisti hanno appunto avuto il torto di trasformare in legge l'eccezione. — Vi hanno alcuni casi speciali, in cui la rendita esiste.
      La rendita esiste ogniqualvolta un produttore o un numero di produttori è fornito d'un monopolio che esclude la libera concorrenza. Tutti i proprietarii di una contrada non possono concertarsi fra loro per domandare delle loro derrate un prezzo maggiore del costo di produzione col legittimo loro profitto, perchè, ove lo facessero, la concorrenza dei venditori stranieri non tarderebbe a premerli e costringerli a discendere a più oneste pretese. Ma vi hanno due generali categorie di eventualità, nelle quali trovandosi un produttore qualunque, può domandare ed ottenere, nella distribuzione, qualche cosa di più del prezzo rimuneratore, cioè una rendita.
      La prima di queste categorie è quella dei mo-nopolii artificiali conceduti dalla legge positiva. — Una classe di cittadini è dedita alla fabbrica di tessuti di cotone. La legislazione vuole proteggere questa industria: proibisce l'entrata dei tessuti esteri, o li grava di dazii proibitivi, i quali permettono ai nostri fabbricanti di vendere le loro cotonine ad un prezzo fuori d'ogni proporzione col costo di produzione. Costoro, nella distribuzione della ricchezza sociale, percepiscono qualche cosa di più che un mero profitto o salario: percepiscono una rendita. — Una società di minatori ricava carbon fossile da una data superficie nell'interno dello Stato: la legge, sotto pretesto di proteggere l'industria nazionale, stabilisce un dazio proibitivo sull'introduzione del combustibile straniero; talché la società minatrice riesce a vendere il suo carbonead un prezzo superiore al giusto compenso delle spese e delle fatiche: questa compagnia gode una rendita. — Questi esempi bastano a manifestare ciò che intendasi per monopolio artificiale, e bastano altresì a dimostrare che siffatti monopolii sono altamente riprovati dalla scienza; e noi, per quel che ci riguarda, non siamo usi a transigere con queste classi di privilegi.
      Ma esiste una seconda categoria di monopolii non artificiali ma naturali, creati dalla natura medesima: e questi non solamente sono incancellabili ed irrefutabili, ma sono eziandio provvidenziali e vantaggiosi all'umano consorzio. — Una contrada prossima al mare gode uno di siffatti monopolii, perchè possiede un agente di natura, un veicolo di commercio e di comunicazione niegato ai paesi in-terterranei; e infatti tutta la storia è là per mostrarci che la ricchezza e la civiltà hanno sempre cominciato a propagarsi seguendo le coste marine, e non penetrarono che più tardi nell'interno dei continenti. — Un fabbricante della tempra di Giacomo Watt gode un naturale monopolio a pai agone di tutti gli altri fabbricanti, poiché natura gli ha dato il più potente dei fattori della produzione, cioè la scintilla dell'ingegno. — Un possidente che ha il suo podere in prossimità di una vasta città o di una strada fruisce un naturale monopolio, perchè ha assicurato lo smercio dei suoi prodotti. — Il proprietario di una terra fertile e ricca di elementi vegetativi è munito d'un naturale monopolio a confronto di chi lavora una terra ingrata e sterile. — Tutti costoro partecipano alla distribuzione della ricchezza non solo in quanto sono lavoratori e capitalisti, ma eziandio in quanto hanno l'esclusivo possesso di un agente naturale di produzione.
      Ma contro questa specie di monopolii vano al tutto è il declamare. Tutte le invettive dei socialisti non potranno mai fare che questi monopolii non esistano; e quand'anche il potessero, guai se il barbaro voto dell'uguaglianza universale, del livellamento comune potesse effettuarsi ! La società cesserebbe allora ogni progresso, perchè lo stimolo d'ogni progresso è appunto la speranza, nutrita dall'uomo che la inizia, di poter godere certi speciali, eccezionali vantaggi, di poter usufruire una i*endita. Se Watt non sperava una rendita, un beneficio superiore al mero salario e al mero profitto, non inventava la macchina a vapore; se Galileo e Dante non speravano una rendita sotto la più nobile forma, sotto la forma dell'immortale applauso delle venture generazioni, l'uno forse non faceva la Divina Commedia, l'altro non rivelava al mondo le leggi dell'universo. — Se la Fenicia, Cartagine, la Grecia, l'Italia non avessero posseduto la vicinanza del Mediterraneo per iscambiare coi più lontani popoli le merci e le idee, acquistando ricchezze che alle altre genti erano niegate, l'incivilimento avrebbe ritardato ancora per secoli e secoli a dirozzare l'umana famiglia. — Se non vi fossero regioni privilegiate d'un suolo più fertile e ricco delle regioni vicine, la civiltà non avrebbe potuto nascere e mettere le prime radici. Nel mentre che la maggior parte delle selvagge tribù non domandavano all'agreste patria sajvochè una rozza e scarsa sussistenza, e, fra le angustie del duro presente,
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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