Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
JDISTKIBUZIONE GEOGRAFICA DELLE PIANTE
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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLE PIANTE (geogr. e slor. nat.). — La geografia botanica è una delle Provincie più recenti della scienza della terra. I primi scrittori che se ne sono occupati si limitarono, in generale, alla parte meramente descrittiva del soggetto, ponendo in non cale qualunque considerazione di origine e di storia nel tracciare i confini delle regioni botaniche. Essi non tentarono di vedere nelle peculiari forme vegetali che queste regioni possedono nulla più che l'adattamento alle condizioni fisiche operanti su piante create nel luogo stesso ove esistono. Con questo criterio, la letteratura della geografia botanica ha potuto essere utile nello abbozzare i lineamenti generali e, per cosi dire, il colorito delle varie contrade; ma nulla ha insegnato di veramente scientifico sulla evoluzione della vita vegetale sul nostro pianeta. Tale fu il risultamene dei lavori di Humboldt, di Schouw, di De Candolle e di Grisebach.
Ma con gli studii di Darwin, Hooker, Asa Gray, Bentham, Wallace e Dyer una nuova èra si iniziò nelki scienza che ha per oggetto d'investigare l'origine e la dispersione delle flore, e le vere cause della esistente distribuzione geografica dei vegetali.
Il primo generale tentativo in quest'ordine d'idee fu quello fatto da Bentham nel suo discorso presidenziale del 1869 alla Società Linneana. Egli dimostrò che il generale aspetto della vegetazione ò naturalmente determinato da cause puramente fisiche. Nelle regioni polari le piante arboree ed anco arborescenti diventano incapaci di esistenza, e soltanto piccole perenni, che sono protette dalla neve durante il lungo inverno, sono atte nel loro breve estate ad espandere i loro fiori ed a maturare le loro sementi. Ponendo per ora in disparte le barriere costituite da grandi masse di acqua e da cateue di montagne, è agevole vedere che la vegetazione terrestre "deve essere stata sempre separabile in tre zone latitudinali, due appartenenti agli emisferi boreale ed australe rispettivamente, ed una dividenteli ai tropici. I costituenti della vegetazione di quelle regioni devono aver sempre avuto una certa omogeneità : molto notevoli divergenze però si svilupparono nelle zone stesse, per effetto di speciali circostanze geografiche. Inoltre le limitazioni settentrionali e meridionali precise di quelle ipotetiche zone devono avere variato coi cambiamenti secolari dei climi terrestri, d'onde complicate variazioni e commistioni delle varie flore.
Ciò nonpertanto noi possiamo accettare il riparto (lei Bentham di tre antiche flore sufficientemente distinte:
1° La settentrionale è caratterizzata dalle sue conifere dalle acuminate foglie, dalle sue amentacee fioccose, dagli alberi decidui nell'inverno, e dalle numerose sue erbe, ranunculacee, crucifere, ecc. Stendesi sull'Europa, sull'Asia boreale e centrale, e su gran parte dell'America boreale.
2° La meridionale è spezzata in numerose flore divergenti. La loro originaria connessione apparisce ora soltanto nel comune possesso, in due o più di esse, di grandi gruppi caratteristici, come le re-fctiacee, le proteacee, le diosmee, ecc. Le appartengono le flore dell'America meridionale extratropicale, dell'Africa australe, e dell'Australia con laNuova Zelanda, a cui deve probabilmente aggiungersi un'area spettante all'emisfero settentrionale, nel Messico ed in California.
3° La tropicale è caratterizzata dal predominio di sempreverdi polipetale (ananacee, meliacee, leguminose, ecc.) e da gigantesche monocotiledoni, fra le quali specialmente notevoli le palme e le bambusee.
I. Flora settentrionale. — Fu a lungo divisa in quella dell'Antico e del Nuovo Mondo, mercè la separazione dell'America boreale dall'Asia artica, e mercè la barriera opposta ad uno scambio di vegetazioni dal sollevamento della catena delle Montagne Rocciose. Ciò nondimeno la sua notevole continuità (con solo un graduale cambiamento orientale ed occidentale nelle regioni artiche, ma una crescente divergenza meridionale) richiede di essere trattata come un sol tutto. Le divisioni di questa flora in pertinenti all'Antico ed al Nuovo Mondo sono andate man mano accentuandosi viepiù. Secondo Lesquereux,I tipi essenziali dell'attuale flora arborescente dell'America settentrionale sono indicati nelle roccie cretacee di quella regione, e diventano più distinti e numerosi nelle terziarie; ed egli crede che indigena sia l'origine della esistente flora americana. L'analogia tra la flora miocenica dell'Europa centrale e la presente flora dell'America settentrionale è indubitabile, ed è maggiore di quella esistente tra la stessa flora fossile e quella attuale europea. D'onde Lesquereux conclude che l'elemento americano nella vegetazione del Miocene europeo era importato. Questa flora miocenica però gradatamente scomparve; ed è soltanto viaggiando dall'Europa verso Levante che noi troviamo le sue tracce man mano più manifeste. Passando dal Mediterraneo alle coste del Levante, al Caucaso, alla Persia, noi c'imbattiamo nei rappresentanti viventi dei generi Miocenici chamcerops, platanos, liqui-dambar, pterocarpa, juglans, ecc. Lungo l'Imalaja ed attraverso la Cina noi incontriamo altri generi Miocenici. Fra i notevoli tipi esistenti nell'America boreale, i quali ricompaiono nell'Imalaja e nel Giappone sono Yaralia quinquefolia, la phryma lepto-stachya ed il trillium erectum. Uno dei fatti più interessanti posti recentemente in luce è la presenza di una specie di tulipano arboreo (liriodendron) nella Cina centrale, appartenente ad un genere che, quantunque membro della flora del Miocene europeo, era stato fino ai dì nostri riguardato come esclusivamente caratteristico dell'America. In quanto ad altri generi americani che non fanno parte necessaria della flora miocenica, prevale il principio medesimo. Mentre alcuni, come Yastragalus, moltiplica ronsi abbondantemente in ambo i continenti, altri generi, come eupatorium, aster, phlox, sola-num, ecc., molto numerosamente rappresentati in America, hanno trasmesso un più scarso numero di rappresentanti nell'Asia orientale, gradatamente diminuendo verso occidente, fino a che scompajono interamente nell'Europa occidentale. Conferme tutte del fatto singolare osservato da Asa Gray, che le piante hanno maggiore tendenza a migrare da levante a ponente che da ponente a levante. Dall'altro lato i generi europeo-asiatici, come le crucifere, le ombrellifere, ecc., tanto dominanti nella esistente
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