Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLA PIOGGIA SOPRA LA TERRAflora boreale dell'antico continente, sembrano non avere lasciato che pochi rappresentanti in America, e questi molto più modificati che le razze americane lasciate in Asia.
Oltre alle interne migrazioni dei varii costituenti della grande flora boreale, i suoi confini hanno subito cangiamenti longitudinali sotto l'influenza di variazioni secolari del clima. Dove la parte principale di questa grande flora boreale abbia avuto la origine (dice il Bentham, Presidential address, 1869, pag. 19), e se ella debba chiamarsi scandinava, o nord-asiatica, o caucasea, ella è una questione a scioglier la quale difettano i dati; ma, come fu osservato da Hooker, essa è projbabilmente una delle flore più antiche e più diffuse, avendo a diversi periodi viaggiato su vasta parte del globo. Mentre le ricerche di Lesquereux, di Heer e di altri provano ch'essa si estese molto più a nord durante i caldi tempi preglaciali, essa deve essere stata gradatamente sospinta a sud quando venne il periodo glaciale, e sia in quell'epoca, o sia in altre parecchie, essere stata continua, in due linee almeno, fino all'emisfero meridionale ; perocch'ella ha lasciato traccie ancora discernibili, specialmente nelle sue forme erbacee e montane, nelle alture dell'Asia tropicale, nei monti dell'Abissinia e dell'Africa orientale, lungo le Ande nell'America meridionale, dov'essa è ancora vigorosa, ed, in grado minore, nella Nuova Zelanda, nella Tasmania ed in Victoria. In tutte queste migrazioni, pur conservando una generale identità, la flora deve avere subito continui cambiamenti, perdendo specie e formandone nuove a seconda che le circostanze diventavano più o meno favorevoli.
La flora settentrionale andò soggetta inoltre ad lina specializzazione in tre flore secondarie, dovuta alla combinata influenza di cause fisiche e genetiche.
1° La flora artico-alpina (formata principalmente di piante di piccola statura, di lento sviluppo e di limitati mezzi di dispersione, compensati da lunga vita e grandi poteri di resistenza) è forse la più interessante delle tre suddivisioni, sia perchè nel suo aspetto artico riduce ad un minimum la differenza tra le divis oni dell'Antico e del Nuovo Mondo, e più specialmente pel grande interesse che si annette al problema dei suoi avamposti alpini. Rispetto al primo punto, Hooker trovò che stimando l'intera flora artica a 702 specie, l'America orientale artica ne possiede 379, delle quali 269 sono comuni con la Scandinavia. Dell'intera flora 616 specie trovansi nell'Europa Artica, e di queste 586 sono scandinave, lo che trae Hooker a questa notevole osservazione: « la flora scandinava è presente in tutte le latitudini del globo, ed è la sola tale ».
In quel modo istesso che la flora artica è in oggi più omogenea delle più meridionali divisioni della flora settentrionale, così noi possiamo inferire che in sullo scorcio dell'epoca terziaria la continua terra circumpolare era coperta da una vegetazione in gran parte composta di identiche piante, ma adatte ad un clima più caldo. Col raffreddarsi di questo clima, cominciò la migrazione verso il mezzodì, dalla quale risultò il fatto della interfusione di quella flora con la vegetazione dell'Europa Centrale e degli Stati Uniti. Avanzandosi gradatamente il periodo glaciale,
le piante e gli animali tropicali si ritirarono da ambi i lati verso l'equatore, seguiti bentosto dalle produzioni temperate, e queste dalle artiche. Quando il clima della terra migliorò di bel nuovo, la migrazione avvenne in opposta direzione; laonde le alture montane divennero l'asilo in cui si rifugiarono i frammenti delle artiche flore originarie che furono esterniinate nelle terre basse. Persino la regione equatoriale cessò di essere una barriera durante il periodo glaciale.
La flora artico-alpina è naturalmente, nella sua condizione presente, mista. Porzioni della flora nordica, probabilmente molto ricisamente caratterizzate a principio, si adattarono alle peculiari condizioni fisiche delle alture montane e dell'estremo settentrione. Il graduale raffreddarsi del clima condusse la flora alpina alle terre basse e la flora artica a mezzodì, finché fra loro si mescolarono. Quando esse tornarono di nuovo alle loro patrie, erano cosi grandemente cambiate, che ciascuna di esse dava all'altra qualche membro, mentre subivano entrambe molte perdite.
Con questi principii A. De Candolle spiega la presente fisionomia della vegetazione alpina. Le valli ed i gruppi di montagne che hanno al presente un maximum di specie rare e la flora più svariata appartengono a distretti nei quali i ghiacciai scomparvero di buon'ora. Povera invece è la flora esistente nei luoghi ove la permanenza delle nevi e dei ghiacci è stata più prolungata. Per una varietà di cause che qui non è il luogo di enumerare, sembra probabile che i ghiacciai meridionali ed orientali delle Alpi furono di minore estensione dei settentrionali, epperò più presto si dilegnarono. Noi abbiamo per conseguenza il curioso fatto che alcuni dei più antichi frammenti della flora alpina sono ora solamente trovati sopra le pendici meridionali delle Alpi. Tale è il caso di specie di primula, pe-dicularis ed oxytropis, che non esistono nò nell'interno della Svizzera, nè nel nord dell'Europa. Ma egli ò chiaro che, come gli altri membri di questa flora, furono trasportate al sud durante il periodo glaciale, ritornando non appena le terre montane si svestivano del loro fitto manto di nevi, mentre nel nord furono quasi interamente distrutte.
Una ulteriore prova della grande antichità della flora artico-alpina è il fatto della sua assenza nelle montagne vulcaniche comparativamente moderne della Francia.
2° La flora intermedia o temperala è caratterizzata da una minuscola vegetazione, di mista origine, comprendente una larga proporzione di specie della più vasta diffusione geografica, con alcune propriamente locali, e queste principalmente nelle regioni occidentali. La maggioranza, sia di alberi, arbusti od erbe, è di piante di sviluppo comparativamente rapido, molto prolifiche, dotate di grandi facilità per dispersione, e di costituzioni atte ad accomodarsi ad una grande varietà di condizioni fisiche e climatologiche. Questi vegetali sono grandi viaggiatori, e prendono presto possesso di un distretto denudato di coltivazioni. Alla più parte di essi non si può ascrivere grande antichità nell'Europa centrale od occidentale; sembrano essere venute dall'Oriente, molte forse dall'Asia occidentale,
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