Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DITO — DITTAMORoma, allorché mettevansi ai pubblici incanti i tributi, il miglior offerente alzava la mano chiusa con un solo dito disteso, e ciò rilevasi da un antico commentatore di Orazio (Sat., 8,1. ii) là dove dice: Publicani autem sublato digito licitationem vectigalium faciebant. I medesimi Romani per chiamare i loro schiavi ed esìgerne qualche servigio, facevano un certo strepito colle dita che esprimevano colle parole crepitare digitis. Onde l'obbedienza al segnale delle dita era divenuta l'espressione della servitù, e Tibullo la cita per denotare la sua perfetta devozione all'amata:
      Et vocet ad digiti me taciturna sonum.
      Nei combattimenti dei gladiatori colui che soccombeva confessava di essere vinto alzando un dito, e con tal gesto veduto da tutti gli spettatori domandava ad essi la vita. Questi la concedevano alzando anch'essi un dito, erecto digito, o la ricusavano stendendo il braccio col pugno chiuso e il solo pollice steso e rivolto in giù. Colui che dava
      10 spettacolo dei giuochi faceva annunziare al pubblico il numero e la specie dei certami cui si esporrebbero i gladiatori, e specialmente quei combattimenti ad ultimo sangue, in cui il vinto doveva < ssere ucciso ad digitum. In questo caso gli spettatori domandavano qualche volta la grazia del vinto; ma il padrone dei giuochi aveva il diritto di negarla. Di fatto Marziale racconta che Prisco e Vero avendo per lungo tempo combattuto con egual successo, il popolo domandò a Domiziano la loro grazia, ina quell'imperatore, che aveva promesso combattimenti ad ultimo sangue, non volle acconsentirvi. Allora i due gladiatori servironsi di un ingegnoso artificio, che salvò ad entrambi la vita; fecero mostra tutti e due in una volta di essere vinti, e tutti e due nel tempo stesso alzarono
      11 dito ; pugnavere pares, succubuere pares. Allora si diede ad entrambi la palma, e furono sì l'uno che l'altro proclamati vincitori.
      L'uso dei gladiatori romani di alzare il dito per domandare grazia della vita, confessandosi vinti, può, a nostro avviso, dare la chiave di quel vei so «lei Petrarca, dove, parlando del soldato Bavaro nella sua canzone all'Italia, dice:
      Nè v'accorgete ancor per tante proveDel bavarico inganno,
      Ch'alzando il dito con la morte scherza?
      Atrsj intorno al quale i commentatori non dissero finora nulla di soddisfacente, anzi non fecero che dare in puerilità. Pare a noi che il Petrarca volesse alludere ai gladiatori, e intendesse di dire che il soldato mercenario, il quale a quei tempi, come si sa, combatteva quasi da burla, cosicché le battaglie non erano mai sanguinose, vedendosi atterrato dal nemico e fuori di stato di far resistenza, facesse al suo avversario un segno di convenzione alzando il dito, mediante il quale avesse salva la vita, onde il vinto per tal modo, certo di non essere ucciso, poteva dirsi scherzare colla morte.
      Se questa nostra interpretazione (che sarebbe inopportuno di qui sviluppare maggiormente) non è la vera, essa è almeno tale che salva il poetadagl'ignobili pensieri che i commentatori gli attribuirono, taluno di essi avendo persino scritto che c i Bavari scherzavano colla morte alzando il dito, cioè provocandola, come si fa con bestioline per sollazzo, spingendo innanzi il dito e poi ritirandolo >.
      DITO (eastr.). V. Digito.
      DITONO (mus.). — Nella musica degli antichi era lo spazio di due toni riuniti; ora è un intervallo che comprende due toni nella proporzione di quattro a cinque (V. Terza maggiore).
      DITRÀCHICERO (stor. nat.). — 'Nome col quale Sulzer descrisse come entozoario un corpo, che Bremser riconobbe essere un seme.
      DITREMÀRIÀ (paleont.). — Genere di molluschi gasteropodi fossili dei terreni giuresi, dell'ordine dei pettiuibranchi, famiglia delle aliotidee. Fu detto anche rimulus o troehostoma.
      DITROPO (biol.). — Ovulo ripiegato, il cui funicolo descrive un giro di spira.
      DITRUPA (zool). — L'inglese Berkeley, esaminando alcune conchiglie che credevansi appartenere ad una specie di molluschi chiamata dentalium subulatum, ebbe ad accorgersi che queste conchiglie non appartenevano a molluschi, ma erano invece la produzione di un annelide. In tale esame egli stabili il genere ditrupa (da 8tc, due, e xpróa, orifizio),
      Fig. 2161. — Ditrupa subulata (ingrandita).
      a) L'animale. — b) Una delle branchie. — c) Porzione della parte anteriore del mantello. — d) Opercolo.
      che vive nel mare a profondità maggiore di quella in cui si tiene il dentalio, e sulle cui abitudini null'altro potè riferire se non che gl'individui trovansi spesso raggruppati in gran numero entro ammassi di limo e di altre sostanze marine, non comparendo altro sulla superficie se non l'estremità loro più grande. Dalla gran differenza di diametro inferisce egli che il capo più stretto ossia posteriore venga gradatamente assorto nel corso della crescenza. Abitano le coste dell'isola di Madera, i mari britannici, ecc. Diamo la stampa della ditrupa subulata, corrispondente al dentalium subulatum di Deshayes.
      DITTAMO (bot., mat. med. e ortic.). — Sotto questo nome vengono indicate diverse piante osservagli pel loro odore forte e penetrante : il dittamo eretico, o dittamo degli antichi, è Yoriganutn dieta-mnus L. (V. Origano) ; il dittamo falso è il marrw-biumpseudo-dictamnus L. (V. Marroblo) ; il dittamo della Virginia è la mentha pulegium L. (V. Menta);
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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