Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DITTEmani dubitarono se questo titolo si riferisse al modo di nomina, o al potere di quel magistrato. Chiamavasi pure coll'antico nome di magister po-puli, e grecamente ScaurtaTo?, ossia doppio console. Dopo la cacciata dei re si stabilì il consolato. I due consoli avevano lo stesso potere dei re nell'amministrazione dello Stato e nel comando dell'esercito; ma la loro autorità era soggetta ad alcune restrizioni e massime per l'appello che potevasi fare dalle loro decisioni. I due consoli, investiti di eguale autorità, differivano spesso nel loro modo di vedere, nelle loro opinioni ; circostanza che causava necessariamente gelosia e disunione, massime nel comando dell'esercito in servizio attivo. E perciò nelle emergenze straordinarie la Kepubblica aveva bisogno di un magistrato cui fosse affidata un'ampia autorità. Siffatte circostanze condussero all'istituzione della dittatura, e il primo dittatore fu creato intorno all'anno 253 di Roma, o 501 av. Cr. (Tit. Liv., 11, 18).
Il dittatore univa in sè il potere dei due consoli ; e non si tosto era egli nominato che cessava l'autorità di tutti gli altri magistrati, dai tribuni in fuora. Egli era investito di tutto il potere amministrativo dello Stato e del comando dell'esercito senz'alcuna restrizione. Aveva potere di vita e di morte, e le sue decisioni erano inappellabili. Cosi dentro come fuori della città veniva accompagnato da ventiquattro littori coi fasci e colle scuri. 11 dittatore non si eleggeva nei comizii come gli altri magistrati, ma era nominato da uno dei consoli in conformità del voto del Senato. Talvolta era nominato dal Senato stesso, e in alcuni casi fu eletto dai comizii. Da principio non si prendeva se non dall'ordine dei patrizii, ma poi (356 avanti Cristo) anche d'infra la plebe. Dopo la sua elezione, il dittatore nominava il maestro della cavalleria (magister equitum) che comandava sotto a lui. Il dittatore nou si nominava se non quando lo Stato era minacciato da subito pericolo di dentro o di fuori ; ma in progresso di tempo si elesse un dittatore a presiedere alle elezioni nei comizii quando i consoli per assenza non vi potevano presiedere, come pure in alcune altre pubbliche solennità (Tit. Liv., vii, 3; vili, 18, 23). 11 dittatore continuava in carica per sei mesi, ma comunemente vi rinunciava tosto che era passato il pericolo che era stato causa della nomina. Non gli era lecito di lasciar l'Italia uè di entrare nella città a cavallo. Soiioyì tuttavia alcuni casi in cui il dittatore lasciò l'Italia, come, per esempio, nella prima guerra punica, allorché un dittatore comandava in Sicilia.
La regola ch'ei dovesse stare in ufficio per soli sei mesi fu pure trascurata; e Siila e Giulio Cesare furono nominati dittatori perpetui, il primo nell'anno 81 avanti Cristo, e l'altro dopo la sua vittoria di Farsaglia. Pare che dall'anno 202 av. Cristo quest'uffizio sia sempre rimasto vacante sino a quando Siila, capo del partito oligarchico, venne fatto dittatore perpetuo. Giulio Cesare, ch'era capo del partito democratico, o piuttosto aveva scelto questo partito solo per potere, es-endo alla testa d'una delle grandi fazioni che travagliavano lo Stato, prepararsi la via ad un potere illimitato, dopo di essere stato cinque volte dittatore a tempo, lo divenne a vita. Augusto rifiutò questa carica, quan-
tunque oflertagli dal popolo (Svet., Aug., 52), e il titolo di dittatore non fu mai assunto dagl'imp©. ratori di Roma.
Queste sono le opinioni comunemente ricevute quanto ai dittatori romani ; ma nella storia romana di Niebuhr ne troviamo altre che brevemente accenneremo. Secondo questo scrittore, la dittatura era di origine latina, e dai Latini passò ai Romani. Scopo della dittatura romana era di eludere le leggi Valerie e di stabilire il potere dei patrizii sopra i plebei, giacché l'appello conceduto da quelle leggi era dalle sentenze dei consoli e non da quelle del dittatore. I Romani che vennero di poi non ebbero che un'idea indistinta della dittatura dell'antica costituzione. Dione Cassio piglia errore quando (senza eccettuare i patrizii) afferma che in nessun caso vi fu diritto d'appellazione dal dittatore, e che poteva condannare a morte cavalieri e senatori senza esame. Erra pure Dionisio quando dice che il dittatore decideva di tutto a sua posta. Falso il supporre che la nomina del dittatore dipendesse in ogni caso da uno dei consoli ; giacche il conferire un potere regio (quale era quello del dittatore) non potè mai essere affidato a una sola persona. Dai libri pontificali si raccoglie che il dittatore era nominato dal Senato e la nomina approvata dal popolo. A mano a mano che la plebe crebbe in potere, meno si abbisognò della dittatura, e quindi solo per cose di minore importanza; e in tali casi affidossene la nomina ai consoli.
Trovasi un saggio generale sul potere dittatorio neirj.6r«S5 der Ròmischen Antiquitdten, ecc. di Creuzer (Lipsia 1824): e sono in proposito da consultarsi il capitolo Sul dittatore e le Osservaeioni intorno alle relazioni del dittatore e del maestro della cavalleria, nel voi. i della citata opera di Niebuhr.
DITTE (lat. Diete, gr. Ai'xttj , ed anche DicUeus Mons, AtxTaiov opo?, monte Ditteo, oggidì Juktas) (geogr.). — Monte dell'isola di Creta, ben noto, su cui, giusta la mitologica leggenda, Giove si riposò dalle sue fatiche in cielo e in terra, ed il mendace Cretese, secondo l'espressione degli antichi, osaia contemplare ivi la tomba del padre degli Dei e degli uomini, la quale rimase oggetto di venerazione o curiosità da tempi antichissimi fino all'età di Costantino, ossia fino alla metà del secolo iv dopo Cristo (Cic., De N. D., in, 21 ; Diod., ni, 61 ; Luciano, De sacrif., 10, voi. i, p. 634; De Jov. tragced 45, voi. n; Origene, Contra Celsum, ii, 143). Le sassose pendici del monte sorgevano al S. E. di Gnosso, dal lato E., ed il viaggiatore inglese Pashley trovò ragguardevoli avanzi di antiche mura alla distanza di circa 100 metri dalla cima, i cui frantumi gli presentarono esemplari perfetti di costruzione poligona ( Travels, voi. i, p. 220). Sono essi certamente gli avanzi di quell'antica città che fa descritta dall'Anonimo veneziano (Descrittone dell'isola di Candia) come situata al lato E. della montagna rimpetto all'antichissima città di Litto, e fu celebrata dall'Ariosto nei due versi seguenti:
Fra cento alme città ch'erano in Creta,
Dittea più ricca e più piacevol era.
(Ori Furxx, 15).
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