Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (312/519)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      DITTERI — DITTICO
      841
      Sulle pendici inferiori eravi quella fontana, intorno alle cui meraviglie l'Anonimo veneziano parlò a lungo nella summentovata sua Descrizione col linguaggio il più enfatico e brillante, e la quale deve per conseguenza esservi stata in tempi anteriori a quelli che sono notati nell'iscrizione riferita dal succitato Pashley (Travels, voi. i, p. 211).
      DITTERI (zool). — Ordine della classe degli insetti. Il nome fu dato dapprima da Aristotile agli insetti forniti solamente di due ale, come ad esempio la mosca domestica. Ma oggi si riguardano appartenenti a quest'ordine anche insetti sprovveduti di ale. I ditteri hanno 6 piedi con tarsi e 5 articoli, una proboscide, 2 palpi, 2 antenne, 3 orecchi e
      2 bilancieri (V. Insetti).
      DITTI CRETESE (stor. lett.). — Dicesi che accompagnasse Idomeneo all'assedio di Troja, ed è creduto autore di una storia della guerra trojana, della quale rimane tuttora una versione in prosa latina. Quest'opera fu scoperta al tempo di Nerone in una tomba presso Gnosso, rimasta aperta per effetto di un terremuoto. Era scritta in caratteri fenicii, e venne tradotta in greco da un Eufrassida o Prasside per ordine di Nerone. Questa versione andò smarrita. La latina che ci rimane viene attribuita a Quinto Settimio, il quale visse nel secolo ni o iv dell'èra volgare, e contiene i primi cinque libri con un compendio del rimanente. La miglior edizione è quella di Perizonio (1702, in-8°), alla cui dissertazione preliminare si rimanda il lettore che fosse vago di più ampie notizie intorno allo storico ed al suo traduttore. Abbiamo una versione italiana di questa storia, opera del Baldelli, il quale l'unì con quella di Darete (V.) alla sua traduzione della storia di Diodoro Siculo, a fine di supplire alle lacune esistenti dal libro v all'xi di questo storico (Venezia, Giolito, 1574-75,2 voi. in-4°).
      DITTICO (       3 o 4 decim.; e dal portarsi in pugno venivano detti pugillares. Essi pertanto rappresentavano la forma di un libro di due soli fogli, o meglio la coperta di uno dei nostri libri. La denominazione di dittico viene dal greco Sforu/os, che significa duplex; e nella stessa guisa dicevano trittico, Tpt7rruyo< (triplex), se invece di due fogli o tavolette ve n'avevano tre ; pentattico, i«vTorrn>xo<, se cinque, ecc. I dittichi pertanto erano i taccuini o libretti di memorie dei Romani ; e poiché essi non avevano tasche all'uso nostro per riporveli, li portavano in mano; onde ne veggiamo in isculture e pitture antiche dell'imperio rappresentati in simile attitudine.
      Ma per la parte archeologica ed artistica i dittichi che maggiormente interessano sono i cosi detti consolari ed i sacri. I consolari, formati d'avorio e rivestiti di preziosi intagli, rappresentavano sull'esterno loro l'immagine del console nella parte superiore della pagina, e sotto a questa erano scolpiti i giuochi ch'egli darebbe al popolo o le largi-
      zioni ch'egli farebbe per la sua elezione. Quell'ombra di autorità che nel Basso Impero ancora portava seco il nome di console, per la memoria del potere antico, voleva essere contraccambiata al popolo con regali; e perciò il console eletto distribuiva parecchi di questi dittichi eburnei, su cui dava scolpito il suo nome e le sue sembianze, e si legava al popolo con anticipata promessa di donativi o di divertimenti. Sopra amendue le tavolette del dittico era ripetuta la stessa scultura per lo più senza cambiamento di sorta, se non che in molti l'inscrizione continuava da una parte all'altra. L'interno di questi conteneva quasi un registro de' principali magistrati. Tutti i magistrati dal console all'edile nell'entrare in carica presero a distribuire eburnei dittichi; onde fu creduto necessario porre una misura a cosiffatta prodigalità; e con legge dell'anno 384 (God. Theod., tit. 9, De expens. lud., xv) fu vietato a qualunque personaggio costituito in dignità, dal console ordinario in fuori, di regalare dittichi eburnei.
      E incerta l'epoca in cui cominciarono ad usarsi i dittichi consolari. La maggior parte degli autori la fissano alla metà circa del in secolo dell'èra cristiana. Il più antico dittico di sicura data che fosse conosciuto dagli archeologi fino a noi era quello del console Flavio Felice del 428, pubblicato dal Gori nel suo Thesaurus veterum diptychorum. Ma La chiesa cattedrale della città d'Aosta ne possiede uno bellissimo alquanto più antico, cioè dell'anno 406, illustrato, pochi anni sono, da Costanzo Gazzera nel voi. 38 delle Memorie delle reale Accademia delle scienze di Torino; il quale, per essere cosa patria e monumento preziosissimo, merita che qui ne facciamo speciale menzione. Questo rappresenta sculta l'effigie, anzi il ritratto dell'imperatore Onorio, ritto in piedi, vestito di corazza con una corona sul capo formata di perle. V'è qualche diversità di mossa e di attributi nelle due cartelle del dittico ; poiché nell'una l'imperatore è scolpito tenente colla destra un'asta con cartella in cui è scritto in nomine xn. vincas sempeii, e colla sinistra un globo, su cui sta una Vittoria. Nell'altra parte ha la diritta appoggiata allo scudo e colla manca tiene un'asta che termina in palla. 11 lavoro di questo prezioso cimelio è bellissimo; l'antichità sua è certa sì per l'effigie del giovane imperatore, e si per le iscrizioni che vi sono, l'una in cerchio sopra il capo di lui, l'altra sotto dove il simulacro posa. Esso qui pare incastrato in una nicchia; e dall'uso di porre siffatta decorazione intorno alle figure negli antichi dittichi, il citato Gori argomenta essere derivate a noi le nostre nicchie decorate di fasce, di mensolette e di piccoli frontoni, entro cui collochiamo le statue nelle chiese e nei pubblici edifizii.
      11 dittico Quiriniano è quello che occupò nel secolo scorso più che tutti gli altri le menti degli eruditi; ma perchè è privo d'iscrizione, e le figure hanno nessuna relazione con quelle dei dittichi consolari, le congetture dei Maffei, Mazocchi, Bar-toli, Oliveri ed altri per ispiegarlo tornarono a niun prò; e Gori stesso, che lo illustrò per ben due volte, finisce per confessare che non deve tenersi per opera di molta vetustà, e lo spiega come se fosse sacro. I dittichi sacri, antichi forse quanto i consolari,
      t^iOOQLe


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

Pagina (312/519)






Anonimo Descrizione Pashley Travels Aristotile Idomeneo Troja Nerone Gnosso Eufrassida Prasside Nerone Quinto Settimio Perizonio Baldelli Darete Diodoro Siculo Venezia Giolito Sforu Tpt Romani Basso Impero God Flavio Felice Gori Thesaurus Aosta Costanzo Gazzera Memorie Accademia Torino Onorio Vittoria Gori Quiriniano Maffei Mazocchi Bar-toli Oliveri Gori