Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIURNI - DIVALI FESTE
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bagni e gli antiflogistici e i rilassanti producono tale effetto ; e quantunque in altre circostanze i tonici, gli amari e gli stessi stimolanti diffusivi, come il vino generoso, abbiano potuto animare l'azione dei reni, non si può negare tuttavia che esistano ri-medii ai quali specialmente compete questa denominazione. Però tale proprietà non è già così costante da manifestarsi in modo uguale ed uniforme sopra tutti gl'individui ed in tutte le circostanze, anzi non è raro il vedere un rimedio che operò potentemente come diuretico in un infermo, riuscire affatto inutile in un altro. Diremo di più, che ben sovente quel rimedio stesso che produsse già effetti portentosi altre volte, non giova più a nulla nello stesso infermo, variando l'azione di questi rimedii secondo la varia condizione in cui si trova la fibra, e soprattutto dovendosi moltissimo attribuire all'as-suetudine. Del resto trovansi rimedi diuretici nei tre regni, animale cioè, vegetabile e minerale. Appartengono al primo i millepiedi e le cantaridi, quantunque queste siano un rimedio pericoloso : al vegetabile spettano la Scilla, il colchico, la digitale, la trementina ed il suo olio, non che tutte le piante terebintacee, la pareira brava, l'uva orsina, il sedano, il prezzemolo, il finocchio, l'ononide spinosa, l'asparago, la poligala, l'elleboro nero, la radice di fragola, tutti gli acidi vegetali, ecc. ; al regno minerale si riferiscono quasi tutti i sali neutri, e fra questi specialmente il nitrato, l'acetato, il tar-trato di potassa, il tartrato di soda, il solfato di magnesia, il solfato di soda, il mercurio e le sue preparazioni, ed anche il joduro di potassio. Nella scelta però dei diuretici conviene adattarsi al temperamento, alla costituzione, all'idiosincrasia dell'infermo, e neppure usarne soverchiamente, perchè non sono rari i casi di diabete, ovvero di gastroenterite gravissima provocati dall'uso troppo continuato di sostanze diuretiche (V. Idrope).
DIURNI (zool.). — Aggiunto col quale molti ornitologi designano una divisione dell'ordine degli uccelli rapaci. I caratteri di essi sono di aver le penne remiganti molto robuste, gli occhi laterali, e il dito esterno dei piedi non versatile. Vi appartengono gli avoltoi, i sarcoramfi, i gipaeti, i falchi e le aquile.
Diurni chiamansi parimente dagli entomologi quei lepidotteri che volano di giorno, e che si distinguono dai crepuscolari e dai notturni per avere le ali in istato di riposo congiunte e verticali al dorso, le antenne generalmente sottili, lunghe e dilatate all'estremità, ed esser sempre provveduti d'occhi composti. I loro brucili hanno sempre sedici piedi, e la crisalide è generalmente nuda e angolosa. Tali sono i papilioni, le pieridi, i satiri, i ninfali, ecc.
DIURNISTA (prat. amm.). — Voce usata nelle amministrazioni, a significare un impiegato straordinario che presta giorno per giorno la sua opera.
DIURNO (astr.). — Si dà in astronomia questo nome a tutto ciò che si riferisce al giorno, in opposizione a quello di notturno, che si applica a ciò che si riferisce alla notte.
Arco diurno dicesi l'arco descritto da un astro dal momento del suo nascere fino a quello del suo tramonto. L'arco che un astro descrive dal suo nascere fino al passaggio pel meridiano, o dal suopassaggio pel meridiano fino al suo tramonto, chiamasi arco semi diurno, poiché è presso a poco la metà dell'arco diurno. Questi archi si esprimono per lo più in tempi anziché in gradi.
Il circolo diurno è un circolo parallelo all'equatore, nel quale un astro, o un punto qualunque preso sulla sfera celeste, si muove o sembra muoversi in forza del suo moto diurno. Così se immaginiamo una linea retta condotta dal centro di una stella perpendicolarmente all'asse del mondo e prolungata fino alla superficie della Terra, e se supponiamo che questa retta faccia un'intiera rivoluzione intorno a quest'asse, essa descriverà nel cielo un circolo che sarà il parallelo o circolo diurno della stella.
11 moto diurno di un pianeta è l'arco celeste che esso percorre nello spazio di venti quatti*'ore in forza del suomovimento proprio. Per avere il moto diurno di un pianeta bisogna primieramente conoscere il tempo ch'esso impiega a fare la sua rivoluzione intera, e quindi stabilire la seguente proporzione : il tempo conosciuto dell'intiera rivoluzione è a 24 ore come i 360 gradi dell intiera circonferenza sono al numero dei gradi contenuti nell'arco cercato; per esempio : sapendo che il Sole fa la sua intiera rivoluzione in 365 giorni e 6 ore circa, ossia in 8766 ore, si stabilirà la proporzione 8766 : 24 : : 360° : x, 24 x 360
dalla quale si ha x= :=0°59' circa. Così
o7ooil moto diurno del Sole è di 59 minuti. Avvertasi però che questo calcolo dà soltanto il moto diurno medio, poiché il moto diurno reale è variabile (V. Pianeti).
11 moto diurno della Terra è la sua rotazione intorno al suo asse, che si compie in 24 ore e forma il giorno naturale.
DIURNO (liturg. e stor. eccl.). — Libro ecclesiastico contenente l'Uffizio divino (V.) che dicesi nel giorno, cioè le ore, i vesperi, e la compieta. Chiamasi perciò Horce diurna, o semplicemente Diurnus. Differisce dal Breviario (V.), che contiene anche l'uffizio della notte, il mattutino e le lodi.
Il Libro diurno, ossia Giornale dei Romani Pontefici, di cui fa menzione, fra gli altri, Ivone di Chartres (epist.LXad Ugon. Lugdunens.), fu scritto da un anonimo intorno all'anno 730. Contengonsi in esso le formole usate dai papi nelle lettere loro; le elezioni ed ordinazioni dei medesimi; le professioni di fede, i privilegi, le concessioni ed i precetti. L'Agostino credette perduto un tal codice; mail Ba-luzio nelle note allo stesso autore ne accenna diversi (De emendatione Gratiani, pag. 433), il Mabillon (Iter Italicum) ne ricorda uno oltre il vaticano. Il Garnier ne fece un'edizione sul codice parigino del collegio dei Gesuiti sotto il titolo: Liber diurnus romanorum pontificum ex antiqui ss imo codice mss. nuncprimum in lucem editus, cum notis ac disser tationibus (Parigi 1680).
DIVALERINA (chim.). — Prodotto dell'unione di 1 molecola di glicerina con 2 molecole di acido Valeri anico.
DIVALI FESTE (Divalia (archeol.). — Feste che si celebravano presso i Romani in onore di Ange-rona, di cui dicevasi, anginam curai et angores pellit, e che si vogliono instituite in occasione che il popolo fu lungamente travagliato da angina. Chia-
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