Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIVINAZIONE
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Greci gli osservatori diligenti di cotesti presagi, predicendo il futuro sotto l'influenza immediata degli Dei e principalmente di Apollo. Sembra che in origine fossero addetti a certi luoghi determinati, da cui emanavano gli oracoli, ma successivamente formarono una classe ben distinta dalle altre, indipendente da qualunque località, ed uno di costoro Io ravvisiamo di già in Calcante nei poemi omerici. In molte famiglie consideravasi ereditaria la virtù di predire il futuro, che passava da padre in figlio; tali erano, per esempio, quelle degl'Iamùtt, che si sparsero dalla città di Olimpia su tutta la Grecia (Paus., ni, 11, § 5, ecc.; Bòckh, ad Pind. 01., vi, pag. 152); dei Branehidi nelle vicinanze di Mileto (Conon., 33) ; degli Eumolpidi in Atene ed Eleusi ; dei Clieiadi, Tel li adi, degl'indovini Acamanii, ecc. (Paus., vi, 17, § 3; x, 1, § 4; Herod., viit, 27; ix, 37); e parecchie di queste famiglie conservarono la loro celebrità fino agli ultimi tempi della greca autonomia. Gl'indovini facevano le loro rivelazioni o ad altrui richiesta, od anche spontaneamente ogniqualvolta le reputassero necessarie o per impedire qualche sciagura o per ispronare i concittadini al compimento di atti benefici. Il Governo ateniese non solo li tollerava, ma proteggevali ed onorava, e Cicerone afferma {De Divinai., i, 43) ch'erano presenti a tutte le assemblee pubbliche degli Ateniesi (Aristoph., Pax, 1025, colle note dello scoliaste, Nub., 325; Lycurg., c. Leo-crat., p. 196).
Parlando degl'indovini non possiamo tacere i cosi detti bacidi e le sibille, esistenti fin dalla più ri-mota antichità, distinguendosi gli uni e le altre dai primi, perchè pretendevano di conoscere il futuro dai sacri libri (yf>Y)Atene e Roma, stavano sotto la custodia di appositi funzionari, nell'acropoli od entro ai santuarii i più venerati. Bacide, giusta l'asserzione di Pausania (x, 12, § 6; iv, 27, § 2), era in Beozia nome comune per indicare un uomo inspirato dalle ninfe, e lo scoliaste di Aristofane (Pax, 1009) ed Eliano (V. H., xii, 35) fanno menzione di tre soli bacidi primitivi; il primo di Eleone nella Beozia; il secondo di Atene ; il terzo di C'afie nell'Arcadia, dai quali sarebbero discesi tutti gli altri, traendone il nome (Aristoph., Equit.-m, 998; Aves, 963 ; Clem. Alex., Strom., i, 398); e forse dennosi annoverare tra i medesimi Anticare, Museo, Eucloo di Cipro e Lieo tìglio di Pandione (Herod., v, 43; vii, 6; Paus., x, 12, § 6). Le sibille poi erano le profetesse del culto paganico, probabilmente di origine asiatica, la cui occupazione speciale sembra essere stata quella di andar vagando di paese in paese coi taro sacri libri, conservandosi in grande onore appo le varie genti che visitavano, dalle più remote età fino al 100 avanti Cristo (Liv., i, 7; Clem. Alex., Strom., i, 319; Niebuhr, Bist. Rom., i, p. 503; V. Sibilla). Oltre a questi indovini dei due sessi di prim'ordine, eranveno anche d'inferiori, detti in greco cresmologi (ypr.GuoXóyot, interpreti di oracoli), che adopravansi nello spiegare ogni sorta di segni e predire fortune, mescolandosi in mezzo alle infime classi della società, per trar lucro e fomentareviepiù le popolari superstizioni ; non si moltiplicarono però in Grecia che al tempo della nazionale decadenza, ed erano in uggia a tutte le persone colte e civili (Thucyd., n, 21 ; Aristoph., Aves, 897; Pax, 986, 1034). Non è a maravigliare se con tanti sciami d'indovini ed indovine superiori ed inferiori
10 spirito inventivo dei Greci sia ricorso ad uno strabocchevole numero di mezzi per iscoprire anticipatamente l'esito di un'impresa o di un avvenimento. Non ne citeremo che alcuni dei più celebri ed usitati, avvertendo che gli eclissi della luna e del sole, l'apparizione delle comete, i fenomeni meteorologici, le inondazioni, i tremuoti, costituivano la classe dei presagi tratti dall'osservazione della natura, mentre gli altri erano artifiziali. I più notevoli fra questi erano ì'aeromanzia o predizione dei fenomeni aerei ; Varitmomanzia o divinazione dai numeri ; la capnomanzia o presagi dal fumo ; la chiromanzia o pronostici dalle linee delle palme delle mani; la empiromanzia o predizione dalla forma e direzione, dal colore e dalla durata della fiamma; la irirtmtanitaodivinazione mediante l'acqua ; la lecanomanzia o pronostici tratti da un bacino d'acqua; la piromanzia o predizione dal fuoco del sacrifizio; la rabdomanzia o indovinamento col mezzo di una o più bacchette.
Dall'enumerazione di questi varii mezzi artificiali, ciascuno si avvede che avevano la loro principale applicazione nei sacrifizii offerti alla divinità, e l'arte d'interpretare i segni che in questi si manifestavano dicevasi dai Greci ceromanzia ojeroscopia (UpoaavTeioc,indovinamento dalle cose sacre ; UpoLatini aruspicio (haruspicium, ossia ispezione delle vittime) ed anche arte aruspicina (ars haruspicina, ossia arte di osservare ed esaminare le vittime). Cotest'arte portentosa era, secondo Eschilo (Prometh., 492), invenzione di Prometeo, e sembra essere stata molto coltivata dagli Etruschi, che la ridussero a scienza completa, dai quali passò ai Romani. I sacrifizii venivano offerti o a bella posta per consultare i numi, od in via ordinaria; ma in entrambi i casi venivano osservati i segni, e se questi erano propizii dicevasi succedere prospero
11 sacrifizio, o compierlo felicemente (lat. litare, gr. xaMtefetv). I punti principali che generalmente si osservavano erano: 1° il modo in cui la vittima si accostava all'altare, emettendo o no un suono, considerandosi questo un favorevole pronostico nei sacrifizii al santuario del Panionio sul monte Mi-cale nella Lidia, ove convenivano da tutte le parti i Jonii (Strab., vili, p. 384; Pausania, iv, 32, § 3); 2° la natura degl'intestini rispetto al colore e alla morbidezza, dandosi particolare importanza al fegato ed alla bile, perchè la parte superiore convessa del primo chiamavasi il capo dei visceri (caput extorum), e se trovavasi sana era reputata di fausto augurio (/Eschyl., Prometh., 493; Eurip., Elect., 833); 3° la natura della fiamma che consumava il sacrifizio, donde l'espressione greca già citata di piromanzia (itupouavrEi'a) e le altre di sfxitupa ovatta (segni del fuoco, ignei segnali) e ^XoYornot Eurip. Phoen., 1261). Le parole poi in uso tra i Greci di capnomanzia (xairvouami'a), liba-
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