Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DIVINI EUSTACHIOnato Egitto, contribuirono a radicare fra gli Ebrei la divinazione anche le usanze delle popolazioni finitime dei Cananei e Filistei, contro cui alzava la voce Isaia (n, 6); nè fu la medesima eliminata da Israello fino ai tempi di Saulle, sterminatore inesorabile d'indovini, auguri e maliardi, ma il quale pria di morire pagò pure il tributo di sua debolezza alle superstizioni nazionali consultando !a tremenda strega di Endor.
Presso quasi tutti i popoli asiatici vige anche oggidì e fiorisce la divinazione, come ne fanno fede le costumanze dei Tatari, Ciuvasci, Calmuchi, Cam-sciadali, ecc., che hanno indovini a bizzeffe, la cui arte è in somma riputazione appo le genti finniche (V. Magia, Stregoneria). Da quanto finora si disse ad evidenza risulta che la divinazione aveva nelle età più remote il consenso di tutti i popoli in suo favore, e che nelle moderne non le vien meno quello dei popoli ancor barbari o semibarbari. Ciò altro non dimostra se non se la brama ardente in tutti gli uomini di conoscere l'avvenire, e la facilità con cui la naturale loro ignoranza si appaga ben presto di ragioni immaginarie e chimeriche, le quali seducono il volgo, zimbello perpetuo d'impostori e furfanti. Di questa genìa non difettò il mondo giammai ; ma in Occidente, più che in altri tempi, prosperarono nel medio evo, e perciò la divinazione vi ha esercitato allora tutto il suo impero. Ma anche posteriormente ebbe i suoi cultori e fanatici, ed è noto a ciascuno quanta fede prestasse Filippo Maria Visconti al suo astrologo; Luigi XI tremava dinanzi al suo.
Numerosissime opere furono scritte sulla divinazione ; e l'atrocità delle pene minacciate dalle leggi ai sortieri e agli indovini è prova della fede pressoché universale che loro prestavasi. Persino nel secolo xvin, epoca di scetticismo, il credito di cui godette Cagliostro, che faceva cenare il cardinale di Rohan colla regina Cleopatra, è un'altra prova della cieca credulità umana. Aggiungasi che ancora ai nostri giorni molti del popolo minuto, e con esso non poche persone educate, prestano fede alle ciancio degli Zingari e di altri siffatti indovini che vivono a spese dell'altrui stupidità.
Noteremo che la divinazione naturale prese pure il nome di teurgia. Le leggi canoniche hanno fulminato la scomunica ai sortilegi laici e la deposizione ai chierici. Nel codice di Giustiniano v'ha un titolo (De maleficis et tnathematicis) in cui si minacciano gravissime pene alle persone date alla divinazione, e molte provvidenze pontificie di Gregorio IX, Leone X, Sisto V, Gregorio XV, Urbano Vili sono dirette allo stesso scopo.
Conchiuderemo coll'avvertire che la parola divinazione si usava dai Romani anche come termine legale o vocabolo giuridico avente il suo speciale significato. Ciò succedeva ogniqualvolta due o più accusatori si presentavano nanti il magistrato contro un solo e medesimo individuo. In questo caso decidevasi per divinazione quale di loro dovesse essere il precipuo o vero accusatore, a cui associa-vansi tosto gli altri in qualità di soscrittori, cioè apponendo le loro firme alla querela sporta contro il reo. Cotesto atto, per cui uno dei varii accusatori veniva scelto a muovere l'accusa, dicevasi appuntodivinazione (divinatio), perchè trattavasi di fatti non già, ma di qualche cosa da farsi, e che non potevasi scoprire a forza di testimonii e documenti ; cosicché i giudici dovevano in qualche modo indovinare il modo con cui procedere nella bisogna (Asconius, in argum. ad Cic. Divinai, in Cede., pag. 99). Per questo motivo adunque l'orazione di Cicerone, nella quale costui tenta di dimostrare ch'egli in persona, e non già Q. Cecilio Negro, doveva presentare l'accusa contro Verre, si addimanda la divinazione contro Cecilio (divinatio in Ceecilium). Notisi infine che appo le nazioni paganiche le varie categorie degl'indovini si riducevano alle seguenti tre classi principali, indicate con greca denominazione : 10 Mantei (fxdtvret?) od indovini propriamente detti, che traevano le loro predizioni da tutti i fenomeni ordinarii e straordinarii di natura, interpretando sogni e portenti di ogni maniera ; 2° Oio-nopoli (oìwvoitóXoi) od auguri che facevano le loro predizioni principalmente dal volo degli uccelli ; 3° Tioscopi (SuoOdiss., i, 202; n, 158; lliad. xxiv, 221).
Vedi: Potter, Archeologia greeca (Leida 1702, in-fol.) — Pauly, Beai Encyclopedie der classischen Alterthums-Wissenschaft (t. ii, ari Divinatio, di Metzger) — Baumgarten Alessandro, il quale diede una divisione scientifica della Divinazione con tutti i suoi rami nella Encyclopédie philosophique, stampata a Magdeburgo nel 1769 — Faber, Origin of pagan idolatry (Londra 1816, 3 voi. in-8°) — Far-mer Ugo, Dissertation on miracles (ivi 177], in-8*) — Lightfoot, Works (ivi 1820, 2 voi. in-fol.) — Stol-berg, Qeschichte der Religion Jesu Christi (Amburgo 1811-18, 15 voi.) — Selden, De Biis Syris (Amsterdam 1680, in-8°) — Godwin, Lives of the necromancers (Londra 1834) — Rosenmùller, Das alte und neue Morgenland, oder Erlàuterung der heiligen Schrift (Lipsia 1818-20, 6 voi.) — Glanvill, Sadducismus triumphans (Londra 1682) — De l'Aulnaye, Liste de diverses espèces de divination (nel in volume della sua edizione in-8° delle opere di Rabelais, Parigi 1850), e l'opera eruditissima del conte de Resie, intitolata Histoire et traité des sciences occultes (Parigi 1857).
DIVINI Eustachio (hiogr.). — Fisico italiano, nato a San Severino nella marca d'Ancona verso il 1620, morto non si sa quando, attese di buon'ora alla fabbricazione di strumenti ottici, ed era valente anzitutto in quella dei telescopii, ai quali diede una lunghezza di 72 palmi romani. Accoppiando al lavoro manuale lo studio dell'astronomia, ei fece una lunga serie d'osservazioni, e pubblicò, nel 1660, a Roma un'opera intitolata Brevis annotatio in sy-stema Saturninum, la quale è una confutazione della teoria d'Huyghens sul pianeta Saturno. Quest'opera levò molto grido quando fu pubblicata, ma gli astronomi più competenti hanno dato ragione ad Huy-ghens. Montucla crede che l'opuscolo del Divini sia fattura del padre Onorato Fabri, gesuita francese; e ciò è vero per ciò che si riferisce al dettato, ma il fondo delle idee appartiene a Divini, come afferma egli stesso nella sua lettera d'invio al principe Leopoldo de' Medici. Egli viveva ancora nelt^iOOQLe
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