Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DIVISIONEquest'ordinamento consiste nel comando e nella vigilanza che possono esercitare i diversi capi sopra un dato numero d'uomini riguardo allo stabilito sistema di guerra. Ma la sua vera base sta nelle istituzioni che tengon vivo nel soldato l'amor della patria e della gloria.
Nei primi tempi gli abitanti di un distretto si riunivano per combattere, formando una compagnia più o meno forte. La riunione di queste compagnie componeva un esercito. Le prime armi di getto furono l'arco e la fionda, quelle di scontro il palo e la picca ; e a queste tennero dietro le armi difensive. Riconobbero i capi la necessità di combinar gli effetti d'ogni individuo e di ciascun corpo di truppa, e le armi d'urto essendo le più terribili, le più decisive, si pensò a premunirsi contro di esse. Si adottò l'ordine stipato o profondo, e gli uomini chiusi in massa si disposero per modo da far faccia da tutti i lati onde resistere a un maggior numero di nemici. Ma bisognando marciare innanzi e indietro, inseguire
0 ritirarsi, i combattenti si disposero in quadrato. La distanza fu quasi uguale; ciascuno seguitò chi lo precedeva, ponendosi in linea con coloro che erano sui suoi fianchi. Tale fu l'origine delle fiie di fronte e di altezza, e tale quella dell'ordine il più forte per la difesa, il migliore per l'attacco. Più gli adunamene furono numerosi, più si sentì la necessità di dividerli. Le parti dovettero essere eguali, onde potere, avvicinandole, formarne un corpo regolare.
Col crescere delle popolazioni gli eserciti crebbero anch'essi, e con le arti e le scienze si perfezionarono le armi e gli eserciti. Ciascun popolo adottò un ordine di battaglia ed un sistema di guerra suggeriti dalle circostanze locali. Molti scrittori militari ricorsero agli esempi trasmessici dalla storia antica, invece di cercare le basi dell'ordinamento di un corpo di truppe nella natura delle cose e nelle lezioni di una lunga esperienza. Lo spirito di sistema si recò al punto di voler provare la preminenza della tattica e della balistica degli antichi sulle moderne. Noi ci asterremo dal recar troppo oltre le ricerche di pura erudizione, e lasciando i tempi remoti, ci soffermeremo alquanto ai migliori della Grecia e di Roma.
Dopo molti tentativi i Greci formarono le tetrarchie di 64 uomini, le senagie o sintagmi di 255, e le falangi 6000. Doppiarono e quadruplicarono la falange, la quale pare che fosse la stessa tanto nei campi di Maratona e di Mantinea, quanto nelle spedizioni di Alessandro. Vi si aggiunsero alcuni squadroni di cavalleria, la quale fino ai tempi di Epaminonda fu poco numerosa. La falange offrì una linea continua di masse quadrate di 16 opliti, di fronte e di profondità, e a poca distanza una seconda linea di peltati sopra 8 di altezza. Essa poteva ridursi successivamente ad una sola fila per la facile divisione di tutti i multipli di due. Era una cittadella ambulante, che fu inespugnabile finche l'amor della patria e della gloria infiammò i Greci.
Roma, nei primi secoli della sua repubblica, formò
1 manipoli di 120 uomini, 12 di fronte e 10 di profondità, e n'ebbe altri di 60, di soli 6 uomini di fronte. Trenta manipoli formarono la legione, disposti a scacchiere, sopra tre linee con intervalli uguali alle loro fronti. La prima linea fu di astati,
e poteva ritirarsi nel mezzo della seconda, ch'era detta dei principi, e che poteva avanzarsi a sostenere la prima. La terza linea era dei triarii o veterani, e formava una valida riscossa. La fronte di questi ultimi manipoli, ch'era la metà degli altri, dava loro facilità di passare attraverso le rotte file nemiche. La legione fu da prima di 3000 uomini, e si andò accrescendo sino a 6000, aveva 1000 veliti che combattevano fuori di linea, e 200 cavalieri, i quali, se furono aumentati, non passarono mai l/ì9 della forza totale. Il loro posto era sui fianchi dell'esercito consolare composto di 4 legioni, due di Romani e due di alleati. I veliti non resero mai grandi servigi ; i manipoli furono il nerbo della legione ; la cavalleria fu buona quando si compose di stranieri e di alleati.
L'oscurità è grande riguardo alle particolarità di ordinamento della romana milizia. Ma una moltitudine di fatti illustri provano che essa aveva per base principale l'amor della patria e della gloria, la politica e la religione. Tutte le istituzioni erano dettate da uno spirito bellicoso. I Romani nascevano soldati, e chi non aveva dieci anni di militare servizio non poteva aspirare alle dignità. Generali di esercito erano i primi magistrati, terribile la disciplina, l'autorità dei capi assoluta, povere le ricompense, ma onorate, desiderate ardentemente.
L'esperienza perfezionò le armi e le ordinanze romane ; Mario rese queste più semplici, più attive col riunire tre manipoli presi da diverse file. Formò con essi coorti di 400 uomini, dieci di queste formarono la sua legione. Gl'imperatori migliorarono il sistema militare ; ma le basi ne furono scosse. D soldato non combattè più per la cosa pubblica, l'impero fu posto all'incanto, gl'imperatori uccisi dalla soldatesca, composta di Barbari più presto che di Romani L'ordine di battaglia dei Romani fu meno profondo che quello dei Greci. Le tre linee di manipoli potevano muoversi ed operare a dritta e a sinistra, in avanti e in dietro. Sostenevansi successivamente, profonde di trenta soldati e d'una fronte quasi doppia della falange e della linea continua. I mutamenti di potenza e di costumi non mutarono essenzialmente gli elementi dell'ordinamento militare. Le tetrarchie e i manipoli, i sintagmi e le coorti, le falangi e le legioni sono rappresentate nella odierna milizia dalle bande o compagnie, dai battaglioni, dai reggimenti, dalle divisioni.
Nell'anarchia feudale i possessori di feudi o di benefizi conducevano i loro vassalli alla guerra. Stabiliti i comuni e francati i servi sotto Luigi VI (1108-1137), vide la Francia le prime milizie nazionali. Filippo Augusto (1180-1223) ebbe soldati e sergenti d'arme per sua propria guardia. I re della terza dinastia ricorsero spesso alle leve in massa dei cornimi ed alla formazione di corpi stranieri. Carlo VII volle francare il regno da questi, ed avere un esercito tutto francese (1422-61), formando compagnie di 500 a 600 uomini. Luigi XI, suo successore, formò un corpo di 16,000 di fanteria comandati da 4 capitani, sotto l'ordine dei quali servivano ufficiali comandanti 500 soldati. Francesco I (1515-47) istituì sette legioni di 6000 fanti, che poco durarono, e che di romano non ebbero che il nome; 9/7 erano armati di archibugio, gli altri di picca.
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