Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      L'arte della guerra camminò coi progressi delle scoperte e dello spirito umano, ma andò più a rilento che le arti e le scienze, per troppa riverenza agli antichi. I reggimenti cominciarono a comparire nella storia militare sotto Carlo IX (1560-74), e andarono variando nel numero e nella forza dei battaglioni o delle compagnie. Nel secolo xvn gli eserciti europei offrirono l'aspetto di un vero caos. Fucilieri, moschettieri e picchieri erano riuniti in uno stesso battaglione in file di otto di profondità, le ultime file rimanendo oziose per non poter far uso delle armi loro. La cavalleria essendo su quattro file, due dovevano necessariamente fermarsi nelle cariche al galoppo ; l'artiglieria di campagna era pesante e poco numerosa, le funzioni e i gradi incerti. Luigi XIV tenne costantemente in piedi un grande esercito di 130 a 150 mila uomini, triplicandolo nelle sue guerre. Molti battaglioni di 600 uomini erano detti reggimenti, nè mai poterono portare in campagna 300 soldati durante la guerra della successione. Turenne durò gran fatica a por ordine negli esercitile cercando l'unità d'un ordinamento generale, la trovò nei battaglioni ch'erano di forza quasi eguale. Ne formò brigate comandate da brigadieri creati nel 1667; e la forza di esse uguagliava quella delle odierne divisioni. S'egli avesse comandati corpi più considerevoli, avrebbe probabilmente, seguendo lo stesso principio, ordinate divisioni. Egli ebbe molta cavalleria, con la quale eseguì le sue più belle operazioni, e quest'arma divenne poi accessoria. Sotto Luigi XIV la strategia progredì, ma la tattica, fondamento della guerra, rimase stazionaria; l'una è l'arte del generale in capo, e nasce, per dir così, con lui ; l'altra è la cognizione di particolarità che domandano un continuo studio, e non passa oltre i movimenti e gli esercizii di una divisione.
      Il perfezionamento del fucile diede principio ad una vera rivoluzione nel sistema militare, ponendo ugualità tra coloro che ne fanno uso. Armato di bajonetta, offrì i vantaggi delle armi d'urto e di getto, e condusse a diminuire il numero delle file e ad estendere la fronte. Ma i miglioramenti non trionfano che col tempo; e cinquant'anni dopo la fanteria era ancora su quattro file. Gli Austriaci a Mollwitz, nel 1741, combatterono in quest'ordine.
      I Prussiani erano sopra tre, e la terza, fatto un mezzo giro, pose la bajonetta in canna ed arrestò la cavalleria. La linea di battaglia occupò 5 e sin 9 chilometri di lunghezza, ed appena era possibile l'esercitarvi il comando ; i movimenti erano difficili, lunghi, e di rado eseguiti. Il maresciallo di Puységur diceva: molte battaglie perdersi al suo tempo per non saper mettersi in battaglia; e non pertanto nel 1740 egli tornar voleva all'ordinanza di sei file.
      II maresciallo di Sassonia opinava che la fanteria francese non poteva sostenere una carica di cavalleria; ma le guerre della Rivoluzione e dell'Impero smentirono tale opinione. Il gran Federico, a dir vero, non regolò meglio l'ordinamento generale dei suoi eserciti, d'ordinario divisi in due linee, van-
      fuardo e riscossa. Ma ogni parte aveva comandanti ssi nei diversi gradi.
      Verso il 1770 si concepì in Francia la buona idea delle divisioni di truppe e di territorio. I comandanti delle territoriali avevano sotto i loro ordinii reggimenti che vi stanziavano. Si proposero diversi regolamenti, e quello del 1788 prescrisse la formazione delle divisioni di fanteria e di cavalleria, comandate da ufficiali generali che avessero già servito. Gli eserciti della Repubblica francese furono formati per divisioni e per brigate, e il miglioramento fu notevole: perciocché, ogni Francese fatto soldato, gli eserciti furono composti di cittadini aventi tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. L'entusiasmo fu grande, la carriera dei primi onori fu aperta ad ognuno, e nel pericolo della patria ognuno corse a salvarla. Ma fu l'opera del patrio-tismo anziché dei buoni ordini; chè le teste riscaldate dalle idee dell'antichità, surrogarono vane teorie ai veri principii della guerra. Si volle a modello la legione romana, si composero d'ogni arma le divisioni, lunghissime furono le linee di battaglia. I nemici della Francia avendo adottato essi pure l'ordine esteso, non seppero riconoscere il vizio della nuova istituzione, nè profittarne col concentrare le loro forze. Si conobbero gl'inconvenienti delle armi miste e della moltitudine delle divisioni, e la necessità di aver masse di cavalleria e di accorciare le lince di battaglia.
      Nel 1796 gli eserciti del Reno e di Sambra e Mosa componevansi di divisioni di 8 a 12 battaglioni, e di un ugual numero di squadroni. Nel primo parecchie divisioni furono unite, formando quei corpi d'esercito che furono tanto biasimati sotto l'Impero. L'esercito d'Italia fu pure in ugual modo ordinato ; ma pel bisogno del servizio la cavalleria passava da una divisione all'altra o nella riserva. Le divisioni furono ora accresciute ed ora diminuite, e spesso quella di Massena si compose della metà dell'esercito.
      L'ordinamento misto, propugnato dal generale Rogniat, sull'esempio della legione romana, e prima di lui dal maresciallo di Sassonia, è inutile nell'odierno sistema di guerra. Le divisioni non dovendo quasi mai operare isolate, e trovandosi nelle marcie tra loro vicine, non abbisognano di truppe accessorie. Per altra parte, dove collocherebbersi in una gran fronte di battaglia d'una colonna di evoluzione i reggimenti di cavalleria e di fanteria attaccati a divisioni di altrarma? Qual servigio potrebbero fare tra queste masse straniere, nel mentre che la loro riunione in un terreno favorevole tornar potrebbe sì vantaggiosa? Aggiungiamo che l'ordinamento misto è inoltre illusorio. La diversità di nome e di divisa non toglie che la fanteria non rimanga sempre una, e sino ad ora i reggimenti di linea ed i leggieri hanno fatto lo stesso servigio ; i cacciatori ed i volteggiatori trovansi in debito numero attaccati ai battaglioni, e nel servigio passano di gran lunga i veliti romani.
      Nelle guerre d'insurrezione, e massime in quelle combattute in paese dove la moltiplicità degli ostacoli naturali e delle fortezze obbligano l'invasore a dividere continuamente le proprie forze, la composizione mista delle divisioni può rendersi per avventura, più ancora che utile, indispensabile. E però noi vediamo gl'Italiani, ordinati nella guerra di Spagna in questa forma, averne ritratto sempre innegabili vantaggi ; perocché, come rettamente osserva. il Vacani nella sua storia, t comprendendo le divisioni italiane, sotto un solo comando, più reggi-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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