Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIVISIONE DEL LAVOROche un uomo solo eseguisca tutte le parti di lavoro che sono necessarie per compiere un prodotto ; per giungere a far un abito di panno si esige l'impiego di cardatori, filatori, tessitori, gualchierai, cimatori, tintori, ecc. La fabbrica di un foglio di carta richiede molte preparazioni affidate a numerosi operai. I motivi per cui adottassi ovunque la distribuzione del lavoro sono : 1° la singolare perizia e idoneità che acquista un operajo nell'eseguire sempre la stessa operazione, che indarno si aspetterebbe da colui che dovesse attendere ad operazioni diverse ; 2° la maggiore facilità di eseguire con perfezione un lavoro allorquando è semplificato al suo massimo grado; 3° finalmente l'economia grandissima di tempo, risparmiandosi con tal mezzo tutti quegl'in-tervalli che dovrebbonsi perdere nel deporre certi stromenti per prenderne altri, nel cangiare di sito e di posizione, o perchè la materia che si tratta non può subito prestarsi a successive operazioni.
      Tutti questi inconvenienti si evitano agevolmente colla distribuzione del lavoro, mediante la quale si trae il massimo profitto del tempo dell'operajo. I fatti comprovano le teorie. Tutti conoscono il famoso esempio degli spilli citato da Adamo Smith e riprodotto in tutte le opere di economia politica. Ognuno degli operai impiegati in questo genere di fabbricazione non fa mai altro che una sola e medesima parte dello spillo; altri fa passare l'ottone per la trafila, altri lo taglia, altri lo aguzza. La sola capocchia dello spillo esige due o tre diverse operazioni eseguite da altrettante persone. Col mezzo di questa ripartizione d'incombenze una mediocre manifattura, nella quale non erano impiegati più di dieci operai, ha potuto fabbricare ogni giorno quarantotto mila spilli. Se ognuno degli operai dovesse fare da sè solo gli spilli interi, non ne farebbe probabilmente venti in un giorno, e i dieci operai ne farebbero tutt'al più dugento. A mano a mano che la civiltà progredisce in un paese, la divisione del lavoro vi fa altrettanto progresso. Nelle grandi città vi sono fabbricatori speciali di ogni sorta di oggetti, e il commercio di questi si suddivide indefinitamente. Nelle piccole invece lo stesso mercatante vende tessuti, mobili e spezierie; non è provvisto che mediocremente, perchè le domande sono limitate e i bisogni poco numerosi.
      Non tutte però le industrie possono ammettere la stessa divisione. L'agricoltura (e forse questa è una delle cause per cui si è perfezionata meno che gii altri rami di produzione), l'agricoltura, per es., non può impiegare gli stessi operai continuamente nelle seminagioni e nelle ricolte. Altri terreni, altre stagioni richiedono differenti maniere di lavori. Tuttavia anche nell'agricoltura si è, per quanto fu possibile, adottata la distribuzione del lavoro in alcune associazioni agrarie in Francia ed in Inghilterra. In esse si riuniscono alcuni piccoli proprie-tarii, e dei loro poderetti messi insieme compongono una possessione considerabile, che coltivano in comune distribuendosi i lavóri secondo la diversa capacità e facoltà di ciascuno. I più intelligenti dirigono le operazioni, i più robusti si dànno ai lavori più faticosi, i più agili a quelli che richiedono maggior destrezza, ecc Quindi ripartiscono i fratti in ragione della quantità di terra che posseggonoe delle opere che hanno prestate. Codesto metodo riunisce in certo modo i vantaggi della grande e della piccola coltura ed agevola la distribuzione del lavoro, per quanto si può conciliare colla na» tura di tal ramo di produzione.
      La divisione del lavoro trova pure un limite nella quantità dei capitali necessarii per le anticipazioni dei salarii, delle macchine, degli stromenti, ecc. Il perchè nei paesi poveri lo stesso operajo comincia e finisce tutte le operazioni che esige lo stesso prodotto, e ciò per mancanza di sufficiente capitale.
      Tuttavia la divisione del lavoro ha i suoi nemici. Si disse che facendosi continuamente ripetere da un operajo una e medesima operazione, si faceva di lui quasi un automa, incapace di usare le sue facoltà intellettuali. Ma quest'inconveniente nella pratica non è cosi sensibile come parrebbe a prima giunta. Infatti gli operai delle città non sono meno intelligenti che i contadini, quantunque molto più svariate siano le operazioni di questi. Inoltre un operajo, non è solo operajo, ma è cittadino, padre, marito, quindi la sua mente si porta sopra molti altri oggetti oltre a quelli della sua manifattura, ed è continuamente in contatto con altri individui, con altre cose. Finalmente, ancorché vi fosse qualche inconveniente in un metodo che per molti riguardi è provato essere cotanto giovevole, come la distribuzione del lavoro, anziché pensare a togliere coll'inconveniente anche il vantaggio che ne deriva, come taluno vorrebbe, si cerchi piuttosto uu correttivo del male lasciando sussistere il bene. Egli è per ciò che contemporaneamente ai progressi dell'industria, impossibili senza divisione di lavoro, alcuni veri filantropi diedero opera al perfezionamento fisico e morale degli operai, instituendo per essi appositi esercizii ginnastici, scuole domenicali o serali, casse di risparmio, giornali e libri popolari fatti espressamente per la loro istruzione.
      Ma un'obbiezione più grave si è fatta alla distribuzione del lavoro, ed è che gli operai per essa corrono più facilmente rischio di rimanere senza occupazione e si trovano in una maggiore dipendenza dai grandi impresarii d'industria, essendo nella necessità di sottoporsi alle loro pretese anche ingiuste. Poiché colui che sa soltanto eseguire una piccola parte di lavoro non può, secondo le emergenze, darsi ad un altro mestiere che non conosce affatto: quindi sopravvenendo una mutazione nell'industria, l'infelice artigiano può trovarsi ridotto all'estremo. Dove trovare infatti un impiego per un uomo che non sa fare altro che teste di spilli, quando queste o non si fanno più o si fanno diversamente? Quando poi è necessario un capitale rilevante per istituire una manifattura, gli operai sono costretti per procacciarsi il vitto a ricorrere a quei pochi impresami, giacché se volessero essi eseguire per intero i prodotti non troverebbero spaccio, per la maggioie altezza del prezzo che necessariamente importerebbe il diverso metodo di produzione. Quantunque però queste obbiezioni non siano affatto destituite di fondamento, si può tuttavia contrappon e che la distribuzione del lavoro, semplificando le operazioni, mette per ciò appunto chicchessia in istato di apprendere ben presto un nuovo mestiere, e che tra gl'impresarii d'industria, dopo qualche tempo, de?e
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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