Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DOBRUCIA 0 DOBRUGIA - DOCCIADOBRUGIA o DOBRUGIA (geogr.). — Anticamente Scythia Minor, cosi chiamasi oggigiorno la parte N. E. della Bulgaria turca appartenente, prima dell'ultima occupazione russa (1877), ali'ejalet di Silistria, divisa dal Danubio, dalla Russia in parte e in parte dalla Valachia, e confinante all'È, col Mar Nero. Essa è una specie di penisola, che ha per confine al S. le rovine dell'antica muraglia di Tra-jano, gigantesca costruzione romana per respingere le irruzioni dei Barbari, le quali incominciano non lungi da Rassova, e comprende le città-fortezze di Tulscia, Matcin, Irsova e Kustengi, divenute celebri nelle guerre dei Russi contro i Turchi. La parte più settentrionale forma il delta maremmoso del Danubio appartenente, dopo la pace d'Adria-nopoli nel 1829, alla Russia. Gli abitatori sono in parte Turchi Bulgari (Turcomanni), in parte Tartari di Kiptschak, i quali dimorano in villaggi e dànno opera all'agricoltura, alla pastorizia e all'apicoltura, e in parte Ottomani, Greci, Armeni ed Ebrei, i quali attendono ai commerci, alla pescagione e alla preparazione del sale. La Dobrugia è coperta in gran parte di maremme e di sabbie che la rendono pericolosa e mal atta alle operazioni militari; il perchè una divisione francese, sotto il comando del generale Espinasse, vi perì pressoché tutta al principio della guerra d'Oriente. In virtù dell'art. 43 del trattato di Berlino, 13 luglio 1878, una parte dell'antica Dobrugia passa al principato di Rumenia, in compenso della Bessarabia, che l'art. 42 del predetto trattato obbliga la Rumenia a retrocedere alla Russia, cui era stata tolta col trattato di Parigi del 1856.
      DOBULA (tool.). — Nome specifico di un pesce del genere Uuciscus.
      DOCANA (trabes, gr. ri Sóxavot, da 8oxó;, trave) (archeol.). — Voce greca nel numero plurale per indicare un'antica raffigurazione simbolica dei due Dioscuri o figli di Giove, Castore e Polluce, venerati con peculiare culto dagli Spartani. Consisteva la medesima in due travi verticali congiunte tra loro la mercè di altre trasversali, per esprimere la fraterna unione dei due gemelli ; rozzo simbolo privo di ogni arte, e quindi della più remota antichità, in cui non si erano fatti neppure i primi tentativi di scultura (Plut., De amor. fratr.,\, p. 36). Ciò non ostante, anche più tardi, allorché i lavori d'arte furono introdotti in tutte le sfere della vita comune, cotesto rozzo ed antico oggetto di venerazione, al pari di molti altri di simil genere, non venne surrogato da altro simbolo più conveniente. ] Dioscuri venivano venerati come divinità di guerra, ed è ben noto a ciascuno che le loro immagini accompagnavano i re spartani in qualunque spedizione guerresca di costoro contro i nemici. Ma quando, nel 504 av. Cristo, i due re fratelli Geo-mene I e Demarato, se ne tornarono colla peggio dalla loro invasione nell'Attica, per la segreta inimicizia che covava tra essi, fu emanato in Ispai ta un decreto, per cui dovesse in avvenire uno solo dei due re capitanare l'esercito, ed essere per conseguenza accompagnato da una sola delle immagini (tei Dioscnri (Herod., v, 75). Non è pertanto improbabile che coteste immagini che accompagnavano i re al campo fosseio gii antichi dvvam, dis-
      giunti ormai in modo che la metà del sacro simbolo rimanesse a Sparta, mentre l'altra metà seguiva al campo l'uno dei due re. Suida e l'autore dell'Ety-mologicum Magnum sono di avviso che Docana (boxava) fosse il nome delle tombe dei Dioscuri a Sparta, derivandolo dal verbo Ssyojxat (prendo, ricevo, accolgo), quasi dir si volesse ricettacoli, depositiecc., ma non trovarono molti seguaci.
      Vedi: Mttller, Die Dorier (r, 5, § 12, nota m; n, 10, § 9) — Zoega, De obeliscis (p. 228).
      DOCCIA (archit. idraul.). — Si dà questo nome ai canali artefatti per cui l'acqua scorre a mettere in movimento le ruote idrauliche, e più particolarmente all'estremità dei canali stessi ov'esiste la cateratta o chiavica per cui passa l'acqua motrice, non che a quella porzione di condotto che dopo la luce della chiavica discende a piano inclinato, o a superficie convessa sotto ed oltre la ruota idraulica. La disposizione e la forma delle docce influiscono molto sull'effetto utile che si può ritrarre da un dato corso di acqua, e perciò meritano molta attenzione nello stabilimento delle macchine idrauliche. Ma ciò appartenendo propriamente alla teoria di quelle macchine, se ne tratta più di proposito parlando delle Ruote idrauliche e dei Mulini (V.).
      DOCCIA (terap.). — Nome dato ad una colonna di liquido o di vapore che si faccia cadere direttamente e con forza su di una parte del nostro corpo per guarirlo da qualche infermità. Le doccie di liquido sono generalmente di acqua; il loro uso è assai antico, e molteplice l'applicazione secondo la loro varia natura. La doccia si distingue in discendente, laterale ed ascendente, giusta la dilezione con cui essa percuote la parte inferma. La doccia discendente si fa cadere da un'altezza maggiore o minore, cioè da 1 a 4 metri, ora sotto forma d'trrt-gazione, quando cioè si dirige un filo sottile di acqua sulla parie ; ora di stillicidio, se si fa cadere l'acqua a goccia a goccia: ora di aspersione, se cade quasi spruzzando in fila minutissime; finalmente in forma di colonna ristretta quando scende con impeto ed in maggior volume sulla parte affetta. Inoltre la doccia può essere di acqua fredda, tiepida, o calda, di acqua semplice od impregnata di principii minerali, quali sono le doccie di acque termali. Varie sono le malattie nelle quali si raccomandano le diverse specie di doccie. Così nella manìa e segnatamente nel delirio furioso la doccia fredda sul capo venne da tempi antichi encomiata, ed ultimamente lodata grandemente dal dottore Georget. Questa può anche essere utile nella corea o ballo di san Vito, ed in varie altre specie di neurosi. La doccia calda e specialmente quella di acque minerali venne commendata negl'ingorghi articolari con o senza fistole, nelle false anchilosi, nelle paralisi delle membra, nelle affezioni erpetiche, nelle ostruzioni dei visceri addominali, nelle quali talvolta riuscì vantaggiosissima. La doccia debole ossia in forma d'irrigazione e di aspersione, od anche di stillicidio è da preterirsi all'altra nelle persone soverchiamente sensibili, oppure affette da infiammazioni che si esacerberebbero sotto un urto troppo violento, quali sono, per esempio, le cicatrici recenti, le ecchimosi in seguito a contusioni, i tumori articolari dolenti, le ulceri occupanti
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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