Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DOCCIA - DOCILITÀ.
parti ricche di nervi, le ulceri veneree, ecc. Essa fu riconosciuta utile a detergere gli ascessi del perineo, ed introdotta nella vagina o contro il collo uterino, valse a dissipare sintomi che facevano temere di cancro incipiente. Hallé e Nysten la trovarono utile in un ascesso di fegato apertosi negli intestini; Itard nelle malattie delle orecchie ; G. Clo-quet nei catarri inveterati della vescica. Finalmente la doccia fredda valse a dissipare prontamente ernie incarcerate, e fa parte del trattamento esclusivo coll'acqua chiamato recentemente Idrosudopatia, o meglio Idroterapia (V.). Varie sono le precauzioni da prendersi nell'amministrazione della doccia, e queste saranno qui brevemente accennate. In primo luogo la parte da sottoporsi alla doccia deve essere nuda, e tenuta ben ferma, acciò quella la percuota direttamente. Ove si tratti di doccia calda, sarà specialmente utile di assuefarvi prima la parte immergendola per qualche tempo nel liquido e fregandola con una spazzetta molle ; nè si deve dar principio alla doccia, se non dopo parecchi bagni. Se la doccia si vuole applicare sul ventre, l'infermo stia coricato supino colla testa alta ed alquanto piegata anteriormente, colle gambe scostate l'una dall'altra, e le ginocchia leggermente alzate verso le coscie. Se la doccia si dirige sul dorso, l'infermo si coricherà sul ventre ; se si vuole applicare sulla nuca, si porrà in ginocchio o a capo chino e sostenuto anteriormente ; nella doccia del capo, starà in piedi o seduto. Finalmente egli starà pure a sedere quando la doccia si vuol far cadere sulle spalle, sulle mani, sulle ginocchia o sulle braccia. L'acqua della doccia pel capo non deve mai oltrepassare i gr. + 26 o 27 di Réaumur. La durata di quest'operazione è diversa secondo le forze dell'infermo, da principio più breve, quindi maggiormente prolungata; essa potrà essere ripetuta più volte al giorno ; ma sopravvenendo un deliquio, si sospenderà l'operazione e si soccorrerà l'infermo coi mezzi ordinarli. Non si deve mai amministrare la doccia durante il flusso mensuale od emorroidale. Tale rimedio adoperato con costanza e pazienza può essere fecondo di risultati importanti, ed è a desiderarsi che esso sia oggetto di sperimenti più numerosi e complicati.
Docce a vapore. — Il dottore Rapou fu quello che cercò di diffondere queste specie di docce, che costituiscono un bagno a vapore parziale. Nei casi in cui si tratti di riattivare l'azione di una parte e di operare una rivulsione graduata, esse possono giovare ; ma sinora la loro applicazione non è ancora stata abbastanza ripetuta per poterle raccomandare coll'appoggio dell'esperienza. La facilità di aumentare gradatamente la forza e la temperatura mediante un semplice apparato fumigatorio, e di renderle veicoli di varie sostanze medicamentose, deve però bastare, a parer nostro, a farcele credere utili e a far desiderare che le persone dell'arte se ne occupino seriamente.
DOCCIA (veter.). — L'acqua semplice, l'acqua salata, mescolata con aceto, calda o fredda, le decozioni aromatiche od emollienti, sono i liquidi più ordinariamente impiegati per doccia nella veterinaria. La colonna di liquido non deve eccedere 25 millimetri di diametro ed il ricettacolo 3m,50 dialtezza. Se è necessario di moderarne la forza, si surroga al tubo perforato da una sola apertura, un tubo da inaffiare, e con tal modo si può far prendere la doccia sotto forma di pioggia. Quanto alla durata della sua applicazione, essa deve necessariamente variare secondo il carattere della malattia, secondo il liquido di cui si fa uso, l'indole dell'animale che è sottoposto a questa medicazione, e la parte sopra cui si dirige. Si prolunga raramente l'azione della doccia oltre quindici o venti minuti, potendo la sua azione essere ripetuta più volte nelle ventiquattr'ore. Le diastasi, le stortilature, le paralisie locali, le malattie articolari, certe eruzioni cutanee, come gli erpeti, il rilassamento della vagina, dell'ano, le vertigini, sono le malattie per la cura delle quali si potrebbe far uso delle docce nella medicina veterinaria.
DOCCIA (geogr. e topogr.). — In prossimità di Firenze tre luoghi portano questo nome, derivato da qualche stillicidio naturale od artificiale: Doccia, presso Fiesole, era un convento di Francescani Osservanti, che prima appartenne ai Davanzati. — Doccia Sant'Andrea, a levante di Firenze, è pieve antica in un fianco del monte di Croce. — Doccia, in comunità di Sesto, è una villa signorile, colla celebre fabbrica di porcellane dei marchesi Ginori.
DOCCIONE (tecn. ed idr.). — Arnese di terra cotta, a guisa di cannella, di cui formansi i condotti per mandar via l'acqua.
DOCETI (stor. eccl.). — Eretici del primo e secondo secolo della Chiesa (la cui denominazione è derivata dal greco Soxcw, parere), i quali insegnavano che il figliuolo di Dio ha soltanto vestito apparentemente l'umana carne, e che per conseguenza la sua nascita, i suoi patimenti e la sua morte non furono che mera apparenza. È per altro da notarsi che il nome di doceti applicavasi in genere a molte sètte eretiche, quali sono i seguaci di Simone, Menandro, Basilide, Carpocrate, Saturnino e Valentino, avvegnaché, quantunque differissero su molti punti di dottrina, professavano tuttavia la medesima opinione. Tutti insieme prendevano poi il nome di gnostici, cioè dotti o illuminati, essendo essi persuasi di avere trovato il mezzo di conciliare ciò che dicesi dagli apostoli intorno a Cristo col rispetto dovuto alla Divinità (V. Gnostici).
DOCILITÀ (etic.). — È una virtuosa disposizione a sottomettersi ai comandi ed a seguire i consigli di chi per autorità legittima o per senno può imporci gli uni e somministrarci gli altri. Essa è necessaria sovrattutto ai giovani, per i quali non essendo per anco abbastanza sviluppata la facoltà di osservare da sé e di ragionare, il bisogno d'una guida si fa giornalmente manifesto in ogni loro atto ; quelli fra loro che ne sono dotati difficilmente deviano, anche fatti adulti, dal sentiero dell'onesto, e rade volte deludono le speranze in essi poste, ben al contrario di certe nature ribelli, che ad ogni patto, prima di aver acquistate le cognizioni e l'esperienza occorrenti, vogliono governarsi a loro modo. La grande arte e il gran merito degli educatori è di rendere la docilità amabile e di farla diventare un'abitudine quasi piacevole ; ma la più parte, invece d'insinuarne la pratica nella tenera prole, la comandami come un penoso dovere, e quindi ottengono effetti al tuttoL^ooQie
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