Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DOCIMENO 0 DOCIMEO MARMO - DOCIMIA 0 DOCIMEOfc75
tendono entrambe ad uno stesso oggetto. La docimastica è la fiaccola che guida il metallurgo nelle sue operazioni; la mineralogia gli fornisce i mezzi di conoscere le sostanze minerali dette miniere, in cui sono racchiusi i metalli che formano l'oggetto delle sue indagini e de' suoi lavori. Quantunque le proprietà fisiche delle sostanze minerali somministrino indizii calcolabili intorno agli elementi che le compongono, ciò nondimeno queste proprietà sono talvolta comuni a costanze diversamente composte ; bisogna pertanto ricorrere ai caratteri chimici onde riconoscere i principii elementari che vi sono compresi, e decidere del modo più confacente di operare in grande. Per conseguire questo risultamento la docimastica procede col saggio per la via secca, e coiranalisi per la via umida. I metodi docimastici si restringevano anticamente a trattare la miniera per via secca, cioè al fuoco, e coll'intervento di qualche fondente. Ma questi metodi erano insufficienti ed anche incostanti, soprattutto trattandosi di metalli molto volatili e facili a combinarsi coi fondenti impiegati ; circostanza dannosissima quando vuoisi calcolare il valore di una miniera la cui estrazione richiegga molta spesa. Bergmann fu il primo a dimostrare i vantaggi dell'analisi per la via umida, cioè impiegando i dissolventi e le reazioni chimiche. Sperimentando colla via secca in unione colla via umida si ottengono indizii più sicuri e risultamenti più esatti.
Scoperta una miniera e riconosciutane la composizione, converrà assicurarsi se i prodotti possano essere tali da compensare le spese dell'opera.
, Avviene di rado che un metallo esista in natura allo stato puro ; trovasi frequentemente sparso in una ganga voluminosa, e più frequentemente ancora combinato con altri corpi non metallici, come lo zolfo, il carbone, il cloro, l'ossigeno ; cogli acidi, ecc. In questo stato si comincia dall'esame de' suoi caratteri esterni ; quindi si cerca di penetrarne, per così dire, la natura. Perciò si macina il minerale, si polverizza, si lava, si essicca, si unisce ai corpi che possono esercitare un'azione decomponente sulla miniera, si procede col fuoco e coi reagenti, operando col cancello, coi crogiuoli, colle storte, o con tubetti di vetro diritti o piegati, secondo il bisogno, quando trattasi di piccolissima quantità di materia, ecc.; e dopo lunghe investigazioni svariate, e spesse volte malagevoli, si giunge a separare il metallo allo stato di purezza, ovvero in una combinazione, la cui natura sia ben conosciuta per poterne conchiudere esattamente la quantità di metallo che vi è contenuta, e quindi il valore della miniera; così essendo conosciute le proporzioni definite secondo le quali si combinano i corpi, come in un ossido, in un solfuro, in un sale, ecc., allo stato puro, si potrà con un semplice calcolo determinare la proporzione degli elementi della detta combinazione. Quindi l'analisi chimica servirà di controprova ai risultamenti del calcolo.
I varii corpi che formano l'oggetto delle indagini docimastiche e metallurgiche esigono metodi diversi appropriati alla loro diversa natura ed ai prodotti che si vogliono ottenere ; e però la docimastica e la metallurgia si dividono in altrettante parti quanti sono i metalli che si possono estrarle dalle diverseminiere. Avvi pertanto una docimastica ed una metallurgia particolare per l'oro, per il ferro, per il rame, ecc. Negli articoli in cui si tratta di ciascun metallo trovasi consegnata la descrizione dei 6uoi caratteri fisici, delle sue proprietà chimiche, degli stati sotto cui lo presenta la natura, dei metodi usati per ottenerlo allo stato di purezza quale conviensi per gli usi delle arti, ecc. Le diverse operazioni meccaniche e chimiche che si eseguiscono nei diversi saggi docimastici e nel vario trattamento metallurgico delle miniere sono l'amalgamazione, la calcinazione-, la coppellazione, la dissoluzione, la distillazione, la fusione, la lavatura, la mondatura, la polverizzazione,\&porfìriezazione, la precipitazione, la riduzione, la spezzatura, la stacciatura, la sublimazione, la torrefazione (V. Analisi, Cannello, Crogiuolo, Saggio, Storte, Tubi, ecc.).
DOCIMENO o DOCIMEO MARMO (Nome che davano gli antichi a una specie di marmo di un bianco lucente e chiaro, di cui facevasi molto uso nella costruzione di grandi e sontuosi edifizii, come di tempii e simili. Fu cosi denominato da Docimia, città della Frigia, detta di poi Sinaia, presso cui scavavasi e d'ond'era portato a Roma, dove se ne formarono molti grandi edifizii. Ripu-tavasi di poco inferiore al marmo pario in colore, ma non era capace di lustro così elegante, ond'è ch'era meno usato nelle opere di scultura. Si vuole che l'imperatore Adriano siasi giovato di questo marmo per costruire il tempio di Giove.
DOCIMIA o DOCIMEO (lat. Docimia o Docimeium, gr. Aoxiata, Aoxtuetov) (geogr. ant.).— Città della Frigia Salutare, celebre appo gli antichi per le sue belle cave di marmo, al pari di quelle di Carrara per i moderni, nelle vicinanze di Sinnada (Steph. B., s. v. SuwaSa), ragione per cui il marmo stesso dicevasi sinnadico, ma comunemente pietra docimitica (do-cimites lapis) ed anche soltanto docimea (docimeea). * Le cave non davano da principio che piccoli pezzi di pietra; ma, grazie alla mania dei Romani, sotto l'Impero, di edificare ville immense e palazzi, sciupando ingenti somme del danaro estorto alle vinte e conculcate nazioni, si die mano ad estrarre immani colonne di un solo pezzo, cosicché sebbene il trasporto al mare di masse tanto pesanti fosse assai faticoso e difficile, nondimeno e monoliti e lastre marmoree di prodigiosa grandezza e beltà dai porti dell'Asia Minore passavano a Roma (Strab., p. 437 e 577). Il colonnello inglese Leake, che coi dotti suoi viaggi illustrò l'archeologia, suppone (Asia Minor, p. 54) che le vaste cave marmoree le quali incontransi oggidì sulla strada da Kurukan a Bul-vudun sieno propriamente quelle dell'antica Docimia. Un altro viaggiatore suo connazionale, non meno benemerito degli studii archeologici, copiò nella sua peregrinazione per l'Asia Minore all'È, di Afìom Kara Hissar, sul luogo detto Surmeneh (Researches on Asia Minor, voi. n, App. n° 375), parte di un'iscrizione, sendone il resto sotterra, e vi lesse Aoxtaewv, scorgendo inoltre presso l'odierno Esili Kara Hissar, nel sito all'inarca indicato da Leake, massi numerosi di marmo e colonne, alcuni in istato greggio, ed altri bellamente lavorati. Osserva poi lo stesso autore che in uno spazio ampio, vicino alla moschea, vi era un baguo marmoreo
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