Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DOCUMENTO — DODANIM
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      sparai io totale di 2 milioni e mezzo di lire all'anno.
      In secondo luogo, lo sbarco delle merci essendo, mediante il dock, possibile in brevissimo tempo, i bastimenti non sono costretti di rimanere lunghi giorni inoperosi nel porto; appena arrivati depongono le loro merci e possono tosto rifare il carico e rimettersi in viaggio ; i negozianti non sopportano le lunghe stallie e le spese di quelle inutili permanenze delle navi nei porti. È cosa osservata fra noi, che per iscaricare una nave da 100 a 400 tonnellate s'impiegano da 11 a 38 giorni, in media 20 giorni, mentrechè in un dock inglese basta un solo giorno. Si ha dunque una perdita di tempo di 19 giorni, durante i quali il capitale nave e l'equipaggio restano inoperosi ; del quale danno si può misurare l'importanza paragonando la durata di questa forzosa inerzia col tempo utilmente impiegato nei viaggi. Da Genova ad uno dei porti del Mar Nero non richiedesi in media un tragitto di più di 90 giorni per andata e ritorno. Un viaggio alle coste d'America dura 200 giorni : ma siccome le relazioni del Nuovo Mondo non formano che un quinto del movimento totale del nostro porto, si può quindi conchiudere che la durata media d'un viaggio intrapreso da un bastimento uscito dal porto di Genova è di circa giorni 112. Ora col dock il ritardo di 20 giorni può almeno ridursi a 5; di modo che si guadagnerebbero circa 15 giorni, formanti quasi un settimo del tempo utilmente impiegato ; o in altri termini, si aumenterebbe d'un settimo l'utile del capitale e del personale adoperato dalla marineria mercantile. Il guadagno presunto che al commercio di Genova ne ridonderebbe non sarebbe minore di altri 2 milioni e ^a- E, se altro mai, questo è il caso di ripetere : il tempo è moneta.
      Un terzo vantaggio dell'istituzione dei docks è la riduzione delle spese di custodia delle merci nei magazzini. Attenendoci sempre alle cifre locali, risulta che i fitti per lunghi anni pagati per la maggior parte dei magazzini del portofrauco di Genova sono in ragione di 20 lire all'anno per ogni metro quadrato; e quelli dei magazzini più lontani sparsi per la città ammontano a lire 6 annue per metro quadrato. Prendendo fra questi estremi la media, si hanno lire 13 al metro quadrato. Ora nei magazzini di un dock il fitto medio potrebbe (ad imitazione degl'inglesi) stabilirsi in lire 10. Fatto il ragguaglio del magazzinaggio medio in Genova, si otterrebbe in totalità il risparmio di 1 milione Va di lire. Ma questa cifra non è però sufficiente a dar l'idea di tutto il risparmio che risulterebbe dal nuovo sistema di custodia. Imperocché ponendosi a capo dello stabilimento un'amministrazione ri-sponsabile, in virtù dell'ordine e dell'esattezza con cui le operazioni verrebbero eseguite, si eviterebbero le avarie cui vanno per diverse cagioni soggette le merci con gli antichi metodi custodite. Invece di essere accatastate alla rinfusa, vengono queste nel dock collocate come i libri negli scaffali di una biblioteca. I negozianti non debbono più tenere un numeroso personale d'impiegati, e disimpacciati dalle lunghe e fastidiose cure del ricevimento, della verificazione, custodia e consegna delle merci, possono concedere tutto il loro tempo alle operazioni attive di mogg or rilievo.
      Il quarto benefizio apportato dai docks si è che rendendo più facile e più sicura (perchè più circoscritta) la vigilanza degli agenti della dogana, semplificano le formalità, diminuiscono le vessazioni, chiudono il varco al contrabbando, e procurano al Governo un notevole risparmio nelle spese di percezione dei dazii.
      Un'ultima immensa utilità uscita fuori impensata dalla creazione dei docks, e che basterebbe sola a renderli una delle più mirabili istituzioni dell'odierno commercio, si è l'aumento e le agevolezze prestate alla circolazione dei capitali mercè l'uso dei tearrants. L'amministrazione riceve i colli dal proprietario, rilasciandogliene, oltre ai campioni, una ricevuta in cui certifica la quantità, la qualità, provenienza, destinazione delle merci ricevute in deposito. Il commerciante va in Borsa e trasmette la proprietà delle sue merci ; oppure le dà in pegno facendosi fare anticipazione sul loro valore, mediante semplice girata del titolo. Cosi il dock diventa quasi una banca di deposito, che emette carte negoziabili rappresentative dei valori mobili di qualunque natura. Questi valori, invece di rimanere infruttiferi e inoperosi nei magazzini, circolano rapidamente e vanno a portare la vita e il movimento nel commercio.
      Vedi Boccardo, Dizionario di economia pubblica, e l'art. Dock dell' Enciclopedia Britannica.
      DOCUMENTO {giurispr.). — Questa parola, derivata dal verbo latino docere, insegnare, impiegasi tanto nella scienza del diritto, quanto in quella della storia. Nella prima diconsi documenti tutti i titoli e tutte le carte che possono giovare a spargere qualche lume sulla verità di un fatto si in una causa civile come in un processo criminale. Nella seconda, documento è uno scritto qualunque, cioè una cronaca, un diploma, una lettera, una memoria, tutto ciò che somministra i mezzi di provare un fatto, di giudicarlo, di rintracciarne le vere cause e di dedurne le opportune conseguenze.
      DODANIM (lat. Dodanim, dall'identica voce ebraica, greco 'PóStot, Rodii) (archcol.). — Trovasi registrato questo nome etnografico al c. \, vs. 4 della Genesi, per indicare i discendenti del quarto figlio di Giavau (Javan), uno dei sette figli di Giafet. I commentatori della Bibbia, che negli alberi genealogici della Genesi si studiarono di rintracciare le origini dei popoli, e stabilire un sistema etnografico che ne spiegasse la dispersione, supposero chfr la prima sede dei Dodanim fosse nella parte S. 0. dell'Asia Minore. Avvalorano cotesta supposizione coll'esi-stenza, in questa stessa porzione del mondo orientale, di una regione che i Greci antichi appellavano Doride, la quale coll'adjacente isola di Rodi sembra accennare a simile origine, per la frequente trasposizione in ebraico delle lettere d ed r, tra loro so-migliant'ssime, potendosi scrivere in modo che qualcuno legga Dodanim, mentre altri vi leggerebbe Rodanim. Ed infatti alcuni codici ebraici hanno r invece di d, ed i Settanta essi pure leggono r per d tanto nel passo succitato della Genesi, quanto eziandio al 1° dei Paralipomeni, i, ly dove sta scritto 'PoStot. Supponesi inoltre che si possano ravvisare coloni di questa famiglia e nella Tessaglia e nell'Epiro, dove ne sarebbero indizio i nomi delle città
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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