Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DOGANE
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mercio un sistema di tasse il quale controbilanci le imposte percepite sulla proprietà fondiaria. Tutti i cittadini debbono contribuire, in proporzione dei loro averi, ai pubblici aggravii; e il Governo, dopo essersi rivolto ai possidenti, chiedendo il contributo in ragione del valore dei loro benifondi, si volge ai trafficanti, domandando loro il pagamento di un diritto in proporzione delle merci e derrate che importano, esportano e fanno circolare. Ben è vero che in quella guisa che i proprietarii di stabili si fanno poi risarcire della tassa pagata dai compratori dei loro prodotti e dagl'inquilini e fittabili delle loro terre o case, così pure i commercianti aumentano il prezzo delle mercanzie di tutto l'importo dei dazii che queste hanno pagato alla frontiera. Per guisa che, in ultim'analisi ogni imposta ricade sul consumatore.
Considerate nella loro qualità d'imposte puramente fiscali, le dogane non incontrano speciali obbiezioni, Vanno bensì soggette a tutti gl'inconvenienti che, nell'articolo Tributi, vedremo proprii delle tasse indirette. Ma ammesso il sistema di quest'ultimo genere di contribuzioni, le dogane fiscali sono legittimate purché ottemperino ai precetti generali di scienza finanziaria, massime a quello che comanda di rendere il più leggero possibile l'aggravio, sotto pena di veder deperire il commercio, e per conseguenza scemare l'introito erariale per soverchio accrescimento di tributo.
Ma le dogane non si'limitano a costituire un ramo di provento pel pubblico tesoro; sotto l'impressione dell'erronea eppur si comune teoria che il Governo può e deve ingerirsi nell'industria del paese, e con ispeciali regolamenti eccitarla o frenarla a suo talento, l'amministrazione doganale è stata trasformata in un'azienda commerciale, incaricata di proteggere certe produzioni indigene contro la concorrenza delle similari procedenti dall'estero. Nella mente di coloro che, supponendo lo Stato onnisciente e onnipotente, credono che si debba vincolare la libera concorrenza dei privati, e che all'armonia naturale degl'interessi convenga sostituire l'azione e direzione amministrativa, nulla era più semplice che di adoperare la dogana per limitare la libertà degli scambii e per sospingere il traffico e l'industria del paese in questa o quella via creduta più conveniente. Nessun'altra amministrazione era, meglio di questa, acconcia a tal fine; i suoi agenti erano già sparsi su tutte le frontiere, ai varchi, nei porti, sulle piazze commerciali; essa sottoponeva ad un blocco regolare, permanente e completo tutto il paese.
Posta questa base, la legge doganale, che sarebbe stata di sua natura molto semplice ove si fosse limitata a stabilire i dazii dovuti dai varii rami di commercio e il modo loro di percezione con una mira prettamente fiscale, si è invece soprammodo complicata; vennero proibiti certi generi all'entrata, perchè potevano far concorrenza ai produttori nazionali; altri furono vietati all'uscita, perchè si giudicavano necessarii all'industria od al consumo interno ; moltissimi altri prodotti furono gravati di dazii esorbitanti, equivalenti ad una proibizione ; i balzelli, invece di essere uniformemente basati sopra un tanto per cento del valore delle merci, ven-
nero svariati all'infinito, e una stessa qualità di mercanzie fu colpita da dazio differente, a seconda della sua provenienza, dei bastimenti che la portavano, delle tariffe convenute dalle Potenze nei trattati internazionali. L'importazione, permessa per via di mare, fu talora vietata per la terrestre ; e fra le varie frontiere di terra, alcune furono regolate da un sistema più largo, altre da leggi eccessivamente ristrettive. I porti, i portofranchi, i depositi, le spiagge ebbero per conseguenza i loro doganali regolamenti. — Così la legislazione fiscale si è trasformata, ampliata, intricata senza fine. Un grosso volume in-4° è appena bastevole a contenere la esposizione dell'organamento amministrativo della dogana francese, e il solo Codice penale finanziario austriaco forma un tomo di 800 pagine !
Intanto il commercio, vessato, angariato, sofferse innumerevoli incagli, e sarebbe stato annichilito negli Stati ove cotali principii ebbero piena applicazione, se i Governi, per una lodevole incoerenza, non avessero cercato di attenuare gli effetti dei loro errori per via di speciali concessioni e facilitazioni.
11 Contrabbando (V.) d'altronde, che non mai tanto trionfa come quando i dazii sono troppo elevati, divenne la regolare applicazione di un gran numero di cittadini. — I capitali ed il lavoro furono spinti a coltivare non le industrie connaturali ad ogni paese, ma quelle che erano maggiormente protette, cioè meno omogenee alle condizioni speciali dei luoghi. — Da tutte le quali condizioni derivò un fittizio, vizioso organamento economico, una lotta continua tra la legge e i consumatori, tra la dogana ed i contrabbandieri, uno spreco di forze e di capitali, un generale malcontento, un'abituale violazione del prescritto dall'autorità, cose tutte che cooperarono non poco a generare quella or latente, ora aperta rivoluzione sociale, da cui tuttal'Europa trovasi oggidì in parte involta,in parte gravemente minacciata (V. Libertà commerciale).
Un altro concetto, oltre a quello di proteggere l'industria nazionale, contribuì a trasformare la dogana da amministrazione fiscale in un tirannico sistema di vessazioni ed incagli ; e fu l'erronea credenza che i metalli preziosi costituiscano l'unica od almeno la principale ricchezza di un paese. Invasi da questa idea, i Governi cominciarono col proibire direttamente l'esportazione del numerario ; poscia, parendo questo mezzo troppo rozzo e semplice, tutta la sapienza dei finanzieri fu assiduamente intesa a trovare una combinazione di tariffe doganali che fosse capace di attirare nello Stato la maggior massa possibile di danaro, e di lasciarne uscire la minore quantità che si potesse (V. Moneta).
Non è questo il luogo di confutare cotali false e funestissime nozioni economiche, le quali vengono da noi disaminate nel succitato articolo. Qui ci limitiamo a ricordarle, siccome basi del sistema doganale di molte nazioni.
Nell'antichità, l'idea d'una dogana protettiva non esisteva, e i dazii sul commercio erano prelevati con uno scopo meramente fiscale, senza prestabilito sistema economico.
In Atene, secondo l'eruditissimo Boeckh, le merci straniere che venivano nell'emporio (luogo ove fa-cevasi il traffico marittimo all'ingrosso), pagavano
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