Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DOGE
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      quale, invece dell'assemblea generale del popolo, il sovrano potere veniva investito in un gran Consiglio di 470 cittadini, eletti soltanto per un anno, ma capaci di rielezione indefinita. Costoro venivano scelti da dodici elettori, due per ciascun sestiero della sola città di Venezia, i quali alla loro volta erano nominati dagli abitanti dei loro rispettivi sestieri, le altre isole e territorii della Repubblica non avendo alcuna parte nelle elezioni. 11 gran Consiglio doveva nominare sei individui che avevano ad essere consiglieri del doge, e senza il cui intervento nessun atto del doge poteva esser valido.
      Fig. 2165. — Doge di Venezia.
      Questo Consiglio fu poi detto la Signoria. Nei casi importanti il doge doveva consigliarsi con un altro Consiglio di sessanta membri, detti i Pregadi, presi pure dal gran Consiglio. Questo è il corpo che in processo di tempo fu investito di tutto il potere dello Stato, e divenne generalmente noto sotto il nome di Senato veneziano. 1 cittadini di Venezia, stanchi de' tumulti e assicurati del diritto esclusivo di fornire i membri del gran Consiglio, pare si acquietassero di buon grado a questi mutamenti costituzionali, e a gratificare il volgo bastava la distribuzione di monete d'oro che si faceva dal nuovo doge. Un secolo dopo all'incirca segui un altro ordinamento. Pietro Gradenigo, eletto doge nel 1289 per influenza delle antiche od aristocratiche famiglie, propose una legge, la quale, dopo molte opposizioni ed indugii, veune accettata dal gran Consiglio nel 1298, e si fu che nessuno in avvenire potesse essere eletto a sedere in quell'assemblea, tranne coloro che vi avevano seggio allora, o i cui padri, avi e proavi n'erano stati membri. Il numero de' membri del gran Consiglio non si rimase più limitato a 470. Finalmente nel 1319 vi si vinse una nuova legge, in vigore della quale il gran Consiglio si dichiarava permanente ed ereditario, tutti i. ,
      membri che vi sedevano (in numero di circa 600) restando possessori a vita del loro seggio, ammessi similmente i figli loro che avessero più di venticinque anni, e dopo di essi i loro discendenti, escluse tutte le altre famiglie. Questo decreto, conosciuto nella storia col nome di serrata del maggior Consiglio, stabili a Venezia un'aristocrazia ereditaria ed esclusiva che durò sino alla fine della repubblica, e da quel tempo in poi si fece senza la conferma del doge per parte del popolo. Lo stesso doge non fu più altro che un simulacro circondato da sfarzosa pompa di Stato, il servo deiFig. 2166. — Doge di Genova.
      Consigli, che aveano il potere di giudicarlo e di deporlo, e fin anco di sentenziarlo a morte. Gli si tolse il comando delle forze militari e navali; i suoi figliuoli vennero esclusi da ogni ufficio dello Stato, e non fu in potere del doge di conferire alcun posto, fuorché i beneficii della cattedrale di San Marco. Il doge era per diritto presidente di tutti i Consigli, con doppio voto in caso di parità di suffragi, e gli si dava il semplice titolo di messer doge. Ultimo doge di Venezia fu Lodovico Manin, il quale abdicò col maggior Consiglio il dì 12 maggio 1797 (V. Venezia). — Vedi Memorie venete di Giovanni Gallicioli (Venezia 1826) — Daru, Histoire de Venise (libri 6 e 39, ecc.).
      A Genova l'istituzione dei dogi risale all'anno 1339, nel quale il popolo, stanco delle guerre intestine, acclamò Simone Boccanera (V.) doge perpetuo, in surrogazione dei due capitani che prima reggevano lo Stato. Così fu creato il governo democratico dei dogi perpetui, che durò interrotta-mente sino all'anno 1528; periodo di tumulti e di guerre, durante il quale Genova si diede successivamente ai re di Francia, ai duchi di Milano, ai re d'Aragona e ai marchesi di Monferrato, ed elesse proprii dogi tutte le volte che l'occasione le pareva


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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