Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DOLORE
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ficio che il dolore compie sulla vita umana. La destinazione dell'uomo sulla terra è quella di perfezionare il proprio essere per rendersi meritevole di stato migliore nell'altra vita; il che vuol dire in altri termini sviluppare se stesso, facendo passare in atto il bene che può produrre : or come l'essere finito può effettuare il bene senza mettere in azione le proprie potenze con uno sforzo? e come può esservi sforzo di essere libero e conscienzioso senza che lo senta, cioè senza dolore? E ciò rispetto alla parte attiva dell'uomo ; ma noi siamo inoltre passivi a forze estranee, e perciò, ad ottenere l'intento provvidenziale, ha luogo nel mondo e nella società un esercizio dinamico. C06Ì le forze naturali non ben dirette al fine nostro particolare, distruggono la vita particolare in virtù di legge più generale ; le forze morali non bene accordate producono lo scompiglio invece dell'ordine; ed in tali casi l'individuo, che per ignoranza ed indolenza o malvagità non oppone l'attività propria all'altrui con quella forza e moderazione che deve, rimane vittima del dolore. Da tale teoria emergono due chiarissime conseguenze : che il dolore che va congiunto alla produzione è necessario ; che il doloi e effetto di passione si può evitare colla scienza e colla volontà. Onde si vede che di due sorta sono le cause finali del dolore, essendoci dato dalla Provvidenza o per prova ad acquisto di meriti, od in pena di nostre colpe ed a soddisfazione di quella giustizia suprema che tutto l'universo governa. Secondo questi due diversi fini, diversi sono gli effetti del dolore ; imperocché a quello di prova tien dietro la nobile compiacenza della buona azione operata, che fa scordare ogni anteriore afflizione, e nel dolore stesso l'uomo sente la propria dignità; all'incontro il dolore di espiazione è straziante, sentendosi meritato, e non viene necessariamente seguito dal piacere, se pure con virtuosa rassegnazione si converte in sacrificio volontario, e però in atto meritorio. A convalidare la nostra teoria viene il sentimento, che dolce compassiona gl'infelici posti a dure prove dalla mala fortuna, e severo contempla i malfattori aggravati dai peso della giustizia.
DOLORE (patol.). — Nome dato ad ogni sensazione molesta fisica o morale. Siccome però quest'ult maè sempre effetto di qualche affezione dell'animo,così se ne terrà altrove discorso (V. Dolore [etic.] e Passioni), e qui ci occuperemo soltanto del dolore fisico, toccando delle cause atte a produrlo, delle sue varietà, degli sconcerti cui può dare origine, della sua utilità e del modo di calmarlo od alleviarlo. La sede del dolore fisico, come quella del piacere, è nel sistema nervoso, ed ha per organo unico e necessario l'encefalo ; ma osservano giustamente i fisiologi che non tutte le parti di questo sistema dolgono ugualmente quando sono sconcertate nelle loro funzioni. Cosi i nervi della vita di relazione sono più facilmente affetti dalle cause atte a provocare in essi il dolore ; ma questo, quantunque vivissimo, è più passeggero e si calma più facilmente ; invece che i nervi della vita interna ossia organica e le parti che sono unicamente di questi fornite, come gl'intestini, i tessuti bianchi, le ossa, ecc., dolgono meno sovente, ma questo dolore è di un'acerbità somma quando si manifesta, e più difficilmente sipuò calmare. Finalmente il dolore che si de?ta nelle parti centrali del sistema nervoso primitivamente affette è cupo, profondo e misto ad un senso di stupore.
Riguardo ai diversi individui, sono più soggette al dolore e lo sentono più vivamente le persone nelle quali il sistema nervoso predomina, come sono le donne, i bambini, le isteriche, gl'ipocondriaci, le persone dotate d'immaginazione troppo fervida, abitanti le regioni meridionali, e poco assuefatte all'impressione dei varii agenti che possono operare sulla nostia fibra. Invece sentono poco il dolore coloro che hanno temperamento linfatico, fibra od immaginazione torpida, che menano una vita dura ed esercitata, che abitano i paesi settentrionali, e che di buon'ora furono avvezzati a soffrire. 11 dolore è bensì costantemente il sintomo ossia l'espressione di qualche sconcerto suscitato nella nostra macchina, ma esso può essere provocato da moltissime cause. Tali sono, per esempio, le impressioni troppo gagliarde, un bisogno non soddisfatto ed imperioso, l'eccesso della fatica fisica o morale, le passioni violente, le gagliarde contrazioni dell'utero nel parto, le lesioni di qualche organo prodotte tanto da causa operante violentemente, quanto da qualche condizione morbosa che in essi risieda ; finalmente la condizione anormale di qualche organo remoto, ma che consenta direttamente con quello che è sede del dolore, rome, per esempio, l'utero e le mammelle. Esistono sensazioni moleste che per se stesse chiamar non si possono dolorose, ma che tanto confinano col vero dolore da rendersi per se stesse insopportabili all'infermo. Tali sono, per esempio, il prurito ed il calore eccessivo. Il dolore poi assume varii nomi, secondo la varietà della molestia che cagiona. Così chiamasi abbruciatile, gravativo, pulsante, pungente, lancinante, tensivo, contundente, mordace, lacerante, stritolante, acuto, ottuso, torpente e simili. Vieno pure distinto dai patologi con varia denominazione secondo la diversa condizione morbosa che lo provocò; così clicesi nevralgico, reumatico, artritico, sifilitico, ecc. Si possono poi anche riferire alle sensazioni dolorose, per la molestia che cagionano, quel senso di malessere universale che non si può definire, il quale travaglia spesso gl'ipocondriaci, e di strangolamento che provano le isteriche, l'ansietà, i brividi, il freddo febbrile, la stanchezza eccessiva, l'impazienza muscolare, l'allegamento dei denti, il formicolìo e l'intorpidimento delle membra. Di tutte queste varietà il patologo deve tenere grandissimo conto, perchè ogni parte del nostro corpo avendo un modo di sentire suo proprio, ne avviene che spesso la varietà del dolore servirà ad indicarci la natura del tessuto che è affetto.
11 dolore leggiero e passeggero produce soltanto uno sconcerto momentaneo e serve bene spesso a farci sentire i vantaggi di uno stato di sanità perfetta. Talvolta rendendosi anche permanente, l'uomo finisce per abituarvisi e non farne più gran caso. Altre volte però esso può dare origine ad allucinazioni mentali, alla mania, ed anche portare l'uomo al suicidio. Il dolore acuto toglie la libertà di pensare e la ragione; ed esaurisce le forze più di qualunque perdita umorale anche abbondantissima.
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Provvidenza Passioni Cosi
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