Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DOMENICAGora (nel granducato di Posen), donatogli nel 1809 in ricompensa nazionale, e consecrossi all'agricol-tuia ed alle scienze, in ispecie ali 'Istoria delle legioni polacche in Italia, della quale legò il manoscritto iu un con la sua biblioteca alla società polacca degli Amici delle scienze in Varsavia. I suoi concittadini vollero inalzargli un monumento presso quello di Poniatowski e Kosciuszko nella cattedrale eli Cracovia; ma i sovrani della Russia, Prussia ed Austria vi si opposero. 11 suo nome sta però scolpito sull'arco della Stella a Parigi.
      Vedi: L. Chodzko, Histoire des léqions polonaises cn Italie (Parigi 1829) — A. Chodkiewicz, Vie des Polonais célèbrcs.
      DOMENICA (stor. cccl.). — Parola tolta dal latino dies dominicus, giorno del Signore. 11 Mamachi (Cost. deiprim. cristiani, t. in, p. 15») nota ebe tal giorno fu addimandato dai primi cristiani una sab-bathi, ossia giorno dopo il sabbato, uniformandosi all'uso degli Ebrei; dies solis allorché disputavano coi pagani in tale giorno da essi loro consacrato ad Apollo.
      Dalla più alta antichità sino a noi, il settimo giorno della settimana fu sacro presso la maggior parte dei popoli della terra. Differenti motivi, sia religiosi, sia cronologici, poterono portare qualche varietà nella sua determinazione; ma il consenso fu unanime sul punto fondamentale, vale a dire sulla osservazione del settimo giorno come giorno di riposo religioso.
      Gli Ebrei osservavano il Sabbato (V.), il che fanno ancora a' dì nostri, il quale ricorda nella legge mo-saica il riposo del Signore, i rendimenti di grazie di tutta la natura dopo la creazione, la liberazione del loro popolo dall'Egitto, e la pubblicazione della legge sul monte Sinai. Motivi più potenti determinarono gli apostoli a fissare il giorno di riposo al primo giorno della settimana. « Si è a questo giorno, dice san Leone, che il mondo cominciò, che la morte fu vinta, che la vita fu ristabilita dalla risurrezione di Gesù Cristo; si è a questo giorno che lo Spirito Santo discese per promulgare la legge di grazia ». La domenica è dunque una memoria perpetua dei più grandi avvenimenti del cristianesimo.
      Gli obblighi della domenica, il riposo e la santificazione, sono pei cristiani ciò che erano per gli Ebrei, meno però le scrupolose minuzie che questi vi aggiunsero. La Chiesa, interprete della legge divina, vieta ogni specie di lavoro o di esercizio corporale, a meno che la necessità, o la carità, o il vantaggio pubblico non richieggano il contrario. « La domenica, dice Chateaubriand, riuniva due vantaggi, ed era ad un tempo giorno di riposo e di religione. E d'uopo che l'uomo abbia un sollievo da' suoi lavori ; ma siccome egli non può essere costretto dalla legge civile, il sottrarlo in ciò alla legge religiosa è un discioglierlo da ogni freno, un rispingerlo nello stato di natura, e introdurre nella società una specie di selvatichezza. Per ovviare a questi pericoli, i medesimi antichi avevano fatte del giorno di riposo un giorno religioso, e il cristianesimo consacrò questo esempio ». Gli Atti degli Apostoli ci riferiscono che i primitivi cristiani si riunivano la dimane del sabbato per ricevere l'eu-
      caristia. San Paolo ordina che nella domenica, in mezzo all'assemblea dei fedeli, si facciano collette per sollievo dei poveri: e san Giustino rende ragione non solamente dello stabilimento di questo giorno, ma riferisce inoltre le circostanze che lo accompagnavano, t 11 giorno del sole, dic'egli, tutti coloro che abitano la città o la campagna si raccolgono in un medesimo luogo. Si leggono gli scritti degli apostoli e dei profeti, finché il tempo lo permette. Finita la lettura, colui che presiede prende la parola per ispiegare le verità che si lessero, ed esorta il popolo a metterle in pratica. Allora tutti si alzano e si pongono a pregare; il presidente fa un rendimento di grazie, e il popolo risponde per acclamazione Amen. Le cose consacrate sono distribuite agli astanti, o pollate agli assenti dai diaconi. Quelli che lo possono si tassano secondo le loro facoltà, e la colletta viene deposta in mano del pastore, che prende cura di tutti gl'indigenti. Con queste elemosine egli soccorre agli orfani, alle vedove, ai prigionieri e agli stranieri ». Da questa descrizione si può vedere sino a qual punto abbia cambiato l'ordine della liturgia dal secondo secolo in poi.
      La Chiesa, dice sant'Epifanio, statuì che la domenica fosse giorno festivo e di tutta allegrezza, e vietò in tal di il digiuno ; e quest'uso fu ricevuto da tutta la cristianità. Tertulliano disse perciò: die do-minico jejunium nefas ducimus.W can.65 apostolico voleva deposto quel chierico che avesse digiunato la domenica. A rendere poi il digiuno domenicale più detestabile concorse l'opinione dei Manichei, i quali, al dire di sant'Agostino, digiunavano nella domenica. Per la qual cosa nel can. 64 del iv Concilio di Cartagine trovasi scritto: Qui die dominico studiose jejunat, non credatur catliolicus ; e cosi fu decretato da altri Concilii. Ma rimossa ogni superstizione, si permise ancora dai Padri il digiuno domenicale, trovando negli Atti degli Apostoli che san Paolo e con esso i credenti avevano digiunato in tal giorno.
      L'osservanza della domenica, nei primi secoli della Chiesa, cominciò al vespro del sabbato ; e in di festivo ogni opera servile era vietata, e persino la caccia. Anche ai tempi di Carlo Magno erano proibite nei dì festivi le pubbliche adunanze, salvo il caso d'imminente pericolo o di grande necessità dello Stato. La domenica nella Chiesa latina è il primo giorno della settimana, per cui il lunedi è detto feria secunda, il martedì feria tertia, ecc.; e però la settimana spesso prende il nome dalla domenica precedente; così, per esempio, settimaiui della Passione è detta dalla domenica che la precede. I Greci, all'incontro, prendono il nome delle settimane dalla domenica che viene dopo; per la qual cosa essi dicono settimana delle Palme quella che noi chiamiamo della Passione, e cosi dei rimanente.
      Gli scrittori liturgici distinguono le domeniche in maggiori e minori, a seconda della dignità dei misteri che ricorrono in esse ; per lo che le maggiori dividono in prima e seconda classe. Usavasi anticamente distinguere le domeniche con proprio nome tratto dalla prima parola dell'intro to della messa, costume questo che ai di nostri si ritiene solo per
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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