Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DOMIAICANA REPUBBLICA - DOMIZIA LONG INADOMIAICANA REPUBBLICA. V. Domenicana repub-Hllca.
DOMI5IO (giurispr.). V. Proprietà.
DOMINIO PUBBLICO (econ. polii.). — Sotto questa denominazione intendesi generalmente il complesso dei beni e diritti mobili ed immobili che possiede una nazione. In Allemagna consideransi inoltre come dipendenti dal dominio pubblico i varii servizii esercitati dallo Stato.
Noi dominio pubblico comprendoni parimente alcuni diritti speciali, dei quali alcuni ponnosi appaltare, come il diritto di pesca nei fiumi navigabili e quello di caccia nei boschi demaniali, e altri no.
Una quistione assai controversa in materia di finanze è quella di sapere se è utile per uno Stato avere un dominio considerevole ; e noi intendiamo qui per dominio non solamente il prodotto dei beni mobili ed immobili, ma quello ancora di varii eser-cizii e costruzioni fatte dal Governo ora esclusivamente, ora in concorrenza coi particolari.
Se si consultasse soltanto la scienza, risponde-rebbesi che questi varii monopolii e questa lotta, dello Stato con l'industria privata sono essenzialmente nocivi alla prosperità generale. L'esperienza ha mostrato infatti che lo Stato, quando diventa manifatturiere, produce meno e a più caro prezzo dei particolari. È l'interesse privato soltanto che, stimolato dalla concorrenza, crea lo spirito di perfezionamento e di scoperta, e fa economie progressive nel prezzo di produzione. Lo Stato non può inoltre esercitare sui suoi agenti ed operai nè la stessa sorveglianza, nè lo stesso controllo che i capi d'industria. Oltre di ciò non havvi fra essi e lo Stato alcun legame d'affezione, alcuna comunanza visibile d'interessi ; il perchè esso è sempre servito con minor zelo e fedeltà.
Lo Stato dovrebbe dunque, a gran sollievo delle sue finanze e a grande profitto della nazione, in seno alla quale svilupperebbe per tal modo nuovi elementi di ricchezza, abbandonare, quando non si oppongano un interesse di sicurezza pubblica od un interesse finanziario incontestato, tutte le industrie di cui si è fatto successivamente intrapren-sore (V. Demanio [econ. pubi.]).
DOMINIS (de) Marcantonio (biogr.). — Nato in Arbe sulle coste della Dalmazia l'anno 1556, entrò nell'istituto dei Gesuiti, in cui professò con molta riputazione filosofia ed eloquenza, e divenne poi vescovo cti Segni ed arcivescovo di Spalatro. Avendo quindi fatto conoscenza in Venezia col ministro anglicano Bedell, che fu poi vescovo, e che era allora cappellano di sir Arrigo Woton, ambasciatore di Giacomo I presso la Repubblica, s'imbevve dei principii della Riforma, abbandonò la sua sede, e riparatosi in Inghilterra (an. 1616), vi pubblicò la sua opera De republica ecclesiastica. Fu colà ricevuto con gran rispetto, provveduto da Giacomo I di ricchi bene-fizii, e vi predicò e scrisse contro la religione cattolica. Dicesi pure che fosse uno dei principali motori della pubblicazione fattasi in Londra della Storia del Concilio di Trento di frà Paolo Sarpi, intitolata a Giacomo, nel 1619. Ma salito sulla sede pontificia Gregorio XV della famiglia dei Ludovisi di Bologna, del quale era stato compagno di scuola, De Dominis
! si lasciò indurre da Gondomar, ambasciatore di Spagna, a sperare un cappello di cardinale, coll'idea che potrebbe essere un utile strumento di grandi riforme nella Chiesa. Tornò pertanto a Roma nel 1622, e abjurati i suoi errori, vi fu sulle prime ben accolto; ma avendo poi scritte lettere ai suoi amici d'Inghilterra nelle quali abjurava l'abjura, e queste lettere venendo intercettate, fu d'ordine di Urbano Vili rinchiuso in castel Sant'Angelo, dove mori nel 1625. Il nome del De Dominis merita di-essere ricordato nella storia della scienza pel suo trattato De radiis visus et lucis in vitris perspe-ctivis et iride (Venezia 1611), libro che contiene molti falsi principii, ma che dà le prime idee intorno alla spiegazione dell'arco baleno, tenuto sino allora per un prodigio; idee che furono poscia adottate ed: ampliate da Descartes.
Vedi : Beyerlinck, Profectionis M. A. De Dominis consilium examinatum (Anversa 1617) — Boudot, Pythagorica Marc. Ant. De Dominis nova metem-psychosis (ivi, stesso anno).
DOMINO (poligr.). — Dicevasi una volta il camaglio, abito sacerdotale. Ora chiamasi una delle più comuni mascherate, che consiste in ampio mantello con cappuccio a larghe maniche. — Domino è inoltre un antichissimo giuoco di combinazione, noto già a Cinesi, Ebrei e Greci.
DOMITE (miner.). — Varietà terrosa di trachite. Talora è a base di raccolite.
DOMIZIA (biogr.). — Sorella di Gneo Domizio Eno-barbo e zia per conseguenza di Nerone, fu moglie di Crispo Passieno, il quale la ripudiò dipoi per isposare Agrippina, madre di Nerone. È perciò naturale che Tacito la chiami nemica di Agrippina. Dopo l'assassinio della madre, Nerone ordinò che i Domizia, già inoltrata negli anni, fosse avvelenata, per impossessarsi delle sue proprietà in Baja e in vicinanza di Ravenna, ove edificò magnifici ginnasii (Tac., Ann., xm, 19, 21 ; Svet., Ner., 34).
DOMIZIA Lepida (biogr.). — Sorella di Gneo Domizio Enobarbo e di Domizia, e zia com'essa, per conseguente, dell'imperatore Nerone, fu sposata a M. Valerio Messala Barbato, che la rese madre di Messalina, moglie dell'imperatore Claudio. Una gara di vanità femminile esisteva fra lei ed Agrippina, madre di Nerone, alla quale venne però fatto indurre, nel 55 dell'era nostra, il figlio a condannarla a morte (Tacit., Ann., 37, ecc.; Svet., Claud., 26; Ner., 7).
DOMIZIA GENTE (stor. rom.). — Plebei, ma appartenenti sullo scorcio della repubblica ad una delle più illustri gentes (Cic., Phil., n, 29). Durante il tempo della repubblica noi non troviamo che due rami di questa gens, gli Enobarbi ed i Calvini, e, ad eccezione di pochi personaggi sconosciuti mentovati in passi isolati di Cicerone, non ve n'ha alcuno senza cognome.
DOMIZIA LONGINA (biogr.). — Figlia di Domizio Corbulone, fu sposata a L. Lamia Emiliano, al quale fu rapita da Domiziano intorno il tempo dell'assunzione al trono di Vespasiano. Immediatamente dopo il ritorno di Vespasiano dall'Oriente, Domiziano visse con essa lei ed altre drude in un podere presso il monte Albano; appresso però la sposò, e ne ebbe, nel 73 dell'era nostra, un figlio. Ma ella gli fu in-
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