Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DOMMATISMO - DOMNA GIULIA
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mangiato, e subisce minimi cangiamenti. Ed allo stesso modo argomentavano che, intaccata la respirazione, o manifestandosi soverchiamente il sonno o la veglia, se il medico conosca appieno la natura di cotesti fenomeni, sarà abile a curare le malattie coi medesimi connesse. Affermavano da ultimo che, s:c-come i dolori principali e i morbi nascevano dalle parti interne, era impossibile l'amministrare qualsiasi rimedio senza conoscer pria coteste parti. Dimostravano quindi la necessità di sparal e i cadaveri ed esaminarne i differenti visceri ; ma ch'era assai meglio agire alla foggia di Erofilo ed Erasistrato, i quali solevano notomizzar vivi i delinquenti condannati a morte e consegnati in mano loro, e potevano per tal guisa osservare in vita quelle parti che la natura aveva nascoste, e contemplarne la situazione, il colore, lafigura, la grandezza, l'ordine, la durezza e mollezza, l'asprezza, levigatura, ecc.
Aggiungevano inoltre che non era possibile, in una malattia interna, il conoscerne la causa, se non si avesse esatta contezza della situazione di tutti i visceri, nè che si potesse curare una parte senza intenderne la natura. Adducevano quindi l'esempio che, sporgendo in fuori gl'intestini mediante una ferita, colui il quale non ne conoscesse il colore in istato sano, non avrebbe potuto distinguere le sane dalle farti ammalate, nè applicare per conseguenza i rimedh più adatti; mentre colui che conosca lo stato naturale delle parti ammalate intraprende la eura con confidenza e certezza. Conchiudevano infine, non doversi appellare atto di crudeltà, come supposero alcuni, il rintracciare rimedii a sollievo di un numero immenso d'innocenti nelle sofferenze di pochi colpevoli. Tali erano le massime e le dottrine dei dogmatici, e tali gli argomenti con cui le avvaloravano.
Ulteriori notizie in proposito si ponno raccogliere dalle seguenti opere di Galeno : De Differ. puls. (iv, 3, pag, 721); De meih. med. (ni, 1, 3, pag. 159); De compo8. medicam. per Oen. (n, 1, pag. 463); Introd. (cap. n, pag. 677) (V. Medicina [storia della]).
DOMMATISMO (filos.). — Deriva dal greco Ww, giudico, e serve ad indicare cosi un particolar modo di considerare la cognizione dello spirito umano, come un metodo filosofico. Prima di qualsivoglia discussione sulla natura delle cose che noi vogliamo conoscere, nasce la quistione se la cognizione in se stessa sia possibile, in altri termini, se lo spirito umano è capace di raggiungere la verità. Gli scettici pretendono che la verità sfugga eternamente alle nostre indagini, e che la natura ci abbia condannati ad un dubbio universale ed irreparabile. I mistici sostengono che la verità può essere conosciuta dall'uomo, ma a condizione che, rinunciando alla sua fallace ragione ed a' suoi deboli mezzi, si abbandoni ad una certa ispirazione, e si lasci dominare dal sentimento che lo porta a Dio. I dommatici invece, pieni di confidenza nelle forze intellettuali dello spirito umano, proclamano che l'uso ben regolato delle medesime può condurci allo scoprimento e al possesso della verità. Inteso in questo senso, il dommatismo è la sola maniera di considerar la natura umana riguardo alla cognizione che abbia fondamento, giacché senza nulla pregiudicare i diritti della ragione e della libertà ammette ciò che v'ha di nobile e di vero nel , Nuova Encicl. Itau Voi.
misticismo, e tien conto delle apparenti contraddizioni sulle quali si afforza l'opinione degli scettici. Ma proclamare un principio generale è assai più facile che farne l'applicazione a tutti i casi particolari. Ond'è che il dommatismo dilungandosi per differenti strade dal suo principio stesso, diede origine a differenti sistemi. Gli uni non vollero riconoscer altro che il testimonio dei sensi e diffidano della ragione e dei ragionamenti, ed ebbero nome di empirici e di sen-sisti; gli altri trattando di illusione tutto ciò che ci vien manifestato dai sensi, non ammisero che idee a priori, e furono detti idealisti ; taluni ammettendo la ragione e l'esperienza individuale, non diedero alcun valore agli insegnamenti della storia e dell'esperienza universale ; tali altri invece non accettarono come criterio della verità che il testimonio della maggioranza degli uomini. Se non che la logica non permette simili distinzioni; le idee e i principii della ragione sono indispensabili anche in ciò che viene attestato dai sensi, come l'esperienza dei sensi è necessaria per constatare i diritti della ragione; quindi o convien rassegnarsi al dubbio universale dei pirronisti, o abbracciare un dommatismo che si fondi ad un tempo sulla ragione, sull'esperienza e sull'istoria. Maquantoil dommatismoè proficuo nella scienza, altrettanto sarebbe dannoso come metodo; giacché invece di cominciare le ricerche col dubbio, comincierebbe dall'affermazione, metodo pericoloso che cons:ste nel porre certi principii senza darsi la cura di dimostrarli e trarne le conseguenze.
DOMNA Giulia (biogr.). —- Figlia di Bassiano, moglie dell'imperatore Settimio Severo, madre di Ca^ racalla e di Geta, prozia di Eliogabalo e di Alessandro, nata di oscuri genitori in Emesa, attirò sopra di sè l'attenzione del suo futuro marito lungo tempo prima dell'assunzione di lui al trono, in forza, a quanto narrasi, d'una predizione astrologica, la quale dichiarava ch'ella era destinata moglie ad un sovrano. Accarezzando di già ambiziosi disegni e confidando nell'infallibilità d'un'arte in cui era assai versato, Severo sposò, dopo la morte di Marcia, l'umil donzella siriaca con non altra dote che il suo oroscopo. Giulia, dotata di potente intelletto e di tutta quella astuzia per cui andavano celebri le sue concittadine, esercitò in ogni tempo una grande influenza sul marito superstizioso, lo indusse a dar di piglio alle armi contro Pescennio Niger e Clodio Albino, additandogli per tal modo la via al trono, e, compiuta che fu la profezia, mantenne intatto fino all'ultimo il proprio dominio. Per un periodo di tempo, quando la stringeva l'inimicizia dell'onnipotente PI anziano, è fama consecrasse il suo tempo pressoché esclusivamente alla filosofia. Per ordine di lei Filostrato prese a scrivere la vita di Apollonio Tianeo, ed ella costumava passare intieri giorni circondata da schiere di grammatici, retorici e sofisti. Ma se studiava la sapienza non esercitava per certo la virtù, perocché la sua dissolutezza era notoria, e dicesi persino cospirasse contro la vita del marito, il quale, per gratitudine, debolezza, timore od apatia, tollerò pazientemente le sue enormezze. Dopo la costui morte la sua influenza divenne più grande che mai, e Caracalla le affidò l'amministrazione delle bisogne più importanti dello Stato. Nel-l'istesso tempo ella non possedeva al certo verunaVII.
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