Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DONIO - DONIZETTI GAETANOartista, tornò a Bologna. Le opere che fece in grande ed in piccolo non tardarono a dilatare la sua fama; divenne in poco tempo il pittore alla moda; ciascuno volle aver di sue pitture. Questa voga si spiega facilmente quando si veggono i suoi dipinti ; la maniera sua era il risultato di una combinazione particolare, e tanto più sicura di piacere agl'Italiani, che era loro meno nota. Carlo Dolce era forse il solo pittore italiano di alcun rilievo che avesse finito fino allora le sue pitture con tanta diligenza. La sollecitudine straordinaria con cui le opere di esso maestro erano ricercate, davano un nuovo pregio a quelle di Donini. Esse nulla hanno perduto del loro merito; ancora oggigiorno sono ricercate. Il disegno n'è franco, il colore seducente, e l'insieme di un effetto pieno d'armonia.
      Domo (ehitn. e miner.). — Nome dato da Richar-dson ad un nuovo metallo ch'ei credeva di avere scoperto nella davidsonite ; ma il suo preteso ossido non differiva dall'allumina se non per la colorazione che certi precipitati presentavano con certi reattivi.
      DONIZETTI Gaetano (biogr.). — Celebre compositore musicale, nato a Bergamo il 25 settembre 1798 (e non nel 1797, come hanno scritto molti biografi), morto nella stessa città l'8 aprile 1848, era figlio di un umile impiegato, e non fu pertanto educato con molta cura. Suo padre avrebbe voluto farne un avvocato; nato col sentimento delle arti, il giovane Gaetano amava passionatamente il disegno e voleva consacrarsi all'architettura; la Provvidenza volle invece che si dedicasse alla musica. Nel 1805 era stato fondato a Bergamo un istituto musicale, riordinato nel 1811, sotto la direzione di Giovanni Simone Mayer, compositore drammatico allora in gran voga. Donizetti entrò in quest'istituto, ove studiò anzitutto il canto sotto Francesco Salari, e ricevette poscia lezioni di piano e di accompagnamento da Antonio Gonzales. Mayer non tardò a riconoscere le ottime disposizioni del suo allievo, e gl'insegnò i primi principii della composizione ; ma costretto del continuo ad assentarsi da Bergamo per recarsi a scrivere e porre in scena opere in città spesso lontanissime, non volle che il suo allievo prediletto si rimanesse abbandonato alle proprie ispirazioni prima di essersi rinfrancato con serii studii, e indusse la sua famiglia ad inviarlo a Bologna a compiere la sua educazione musicale sotto la direzione del dotto abate Mattei, allievo e successore del padre Martini.
      Nel 1815 Donizetti giungeva a Bologna ed entrava in quella stessa scuola dond'era uscito, pochi anni addietro, Rossini, di cui le opere cominciavano a divenir popolari, e dove rimase pressoché tre anni studiando con ardore il contrappunto e la fuga. Le sue prime composizioni furono pezzi di musica istru-mentale e religiosa, e porgono testimonianza di studii severi e profondi ; ma nulla annunziava per ancora che Donizetti fosse per iscuotere, tra non molto, il giogo scolastico per islanciarsi, sulle traccio di Rossini, nel dominio brillante dell'immaginazione. Mayer solo lo indovinò, e fu il primo ad incoraggiarlo quando disse di voler scrivere un'opera. Il padre di Donizetti vedeva in lui un continuatore di Mattei; il perchè strillò quando seppe ch'ei disegnava por piede nella carriera drammatica, di chenacquero dissapori che indussero, dicesi, il figlio, nell'impeto della stizza, ad entrare al servizio militare. Comunque sia, nel 1818, e mentre il suo reggimento era alle stanze in Venezia, Donizetti fece rappresentare sul teatro di San Luca la sua prima opera, Enrico di Borgogna, la quale fu accolta con assai favore, si che gliene fu domandata una seconda, Il falegname di Livonia, rappresentata l'anno susseguente nell'istessa città. Dopo aver dato a Mantova Le nozze in villa, trasferissi, nel 1822, a Roma per iscrivervi Zoraide di Granata, il successo della quale fece sì ch'ei fu portato in trionfo e prosciolto dal servizio militare. Quind'innanzi le opere di Donizetti si succederono con una rapidità prodigiosa. Nel 1827 Rossini non parea più disposto a comporre per l'Italia, cui aveva lasciato da molti anni, e Barbaja, impresario dei teatri di Napoli,
      Fig. 2171, — Donizetti Gaetano.
      prese al suo soldo Donizetti, come già aveva preso Rossini, sborsandogli annualmente una somma, mediante la quale il compositore doveva somministrargli ogni anno due opere serie e due buffe. Gli emolumenti di Barbaja non erano lauti, per guisa che Donizetti era obbligato a scrivere contemporaneamente per altri teatri; quindi quella fretta e precipitazione cui vuoisi attribuire la manchevolezza di certe opere composte durante questo periodo.
      Fino al 1830 Donizetti non erasi mostrato che l'imitatore più o men ielice di Rossini; una nuova èra stava per aprirsi per lui. Un rinnovamento musicale, nato da una rivoluzione filosofica e letteraria, ed avente per principio che le arti denno essere l'espressione delle commozioni vere ed intime dell'anima, erasi recentemente effettuato in Italia. Rossini aveva abdicato la corona, ed un giovane compositore, Bellini, era comparso sulla scena drammatica. Dotato di un'istinto felice, cui un'educazione precoce non aveva bastantemente sviluppato, Bellini (V.) sapeva trovar nel suo cuore quelle tenere e meste melodie che caratterizzano le sue opere. La comparsa del Pirata aveva colmo d'entusiasmo il pubblico, lieto di godere deliziosamente dei suoni
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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