Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DONNA
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      di vivere affatto segregato dal mondo che era imposto alle sue rigide matrone. Nel medio evo € le donne, scrive Michelet, sentiron ben presto ch'esse non doveano rimaner indegne del rispetto entusiastico e di quella specie di culto di che onoravale la cavalleria. Nei monasterii esse non si consacrarono soltanto a Dio, ma vollero occuparsi della scienza di Dio, e vi si mostrarono spesso altrettanto sapienti, e talor più sottili degli stessi dottori. Le lezioni di santa Bertilla nel monastero di Chelles, erano ascoltate con egual riverenza dagli uomini e dalle donne ». Nelle Corti esse vidersi presiedere alle tenzoni dei trovatori, e farsi iniziatrici di gentilezza e di dottrina. In tempi più moderni la Francia annoverò Ira i più colti scrittori la regina di Navarra la lionese Labé. Nel secolo di Luigi XIV le donne furono le protettrici dei poeti e dei letterati. L'Italia si onora di molte poetesse non solo, ma è il paese ove le donne più s'illustrarono per altezza di studii. Le Università di Padova e di Bologna ebbero il raro privilegio di contare parecchie femmine tra i loro più cospicui dottori, quali furono Cornelia Piscopia, Novella d'Andrea, la Morandi e Clotilde Tambroni. Il nome della Agnesi basterebbe ad illustrare una nazione. Che se nei secoli andati le donne letterate e scienziate potevano considerarsi come eccezioni, ora che l'educazione della donna è quasi dappertutto lo scopo di particolare sollecitudine, non è a maravigliare com'esse abbiano saputo elevarsi in guisa che la loro coltura non abbia gran fatto da invidiare a quella del sesso più forte.
      DONNA (antropol e fisiol). — Nome tratto dal latino domina e adottato dalla galanteria dei tempi in cui ebbe origine la nostra lingua per indicare la compagna dell'uomo. In tutti gli animali si osserva una difterenza maggiore o minore fra gl'individui dell'uno e dell'altro sesso : ma forse questa non è così manifesta in alcun'altra specie di animali, come nella razza umana. Infatti, quantunque si trovino talvolta donne che e pei tratti del volto e per le forme del corpo in generale e per le doti dell'animo si assomigliano moltissimo all'uomo, quali le simboleggiarono i mitologi in Minerva, Virgilio nella sua Camilla, Tasso in Clorinda, Ariosto in Bradamante, e quali generalmente si riguardano Semiramide, la pulzella d'Orléans, e specialmente per le qualità mentali Elisabetta d'Inghilterra e Caterina di Russia, tuttavia queste, cui i Latini davano il nome di virago, debbonsi piuttosto ris-guardare come eccezioni, che come tipi naturali del loro sesso.
      La delicatezza di struttura, la sensitività mista a debolezza, la vivacità dell'immaginazione unita ad una mobilità somma, sono le doti speciali della donna; la quale è suscettiva di grandi modificazioni dipendenti dall'età e dallo stato in cui essa vive, e secondo i varii climi e l'educazione che riceve.
      Il corpo della donna è assai più delicato che quello dell'uomo; e mentre in questo la forma angolare, la robustezza della muscolatura, l'altezza della statura, il mento ed il corpo ispido di peli, tutto insomma sembra indicare la forza; nella donna invece la gentilezza dei lineamenti, la finezza della pelle, la predominanza della linea curva in tutte le partidel suo corpo, la soavità dello sguardo, la dolcezza della voce, indicano essere questa creatura il tipo della grazia.
      Inoltre nella donna il tronco forma un cono che va allargandosi verso il bacino, lo sterno è in essa più breve, la sesta Costa (V.), ancora immobile nelir l'uomo, è già mobile nella donna, le ossa del bacino formano un seno quasi rotondo, le ossa del-Yileo sono situate più indietro, il loro margine superiore è più ampio, la disposizione di questo più orizzontale (V. Anca), il che rende il bacino più ampio e i fianchi più rilevati. Le quali differenze anatomiche rendono il camminare della donna alquanto vacillante. Inoltre la lunghezza del di lei tronco è maggiore, se si paragoni colle estremità ; il tessuto cellulare è più abbondante e più gracili ne sono i muscoli, onde la maggiore venustà delle forme femminili, al che contribuiscono pure le ossa più piccole. Ma specialmente nella donna si vede maggiore sviluppo del cervello e del sistema nervoso comparativamente al muscolare. Tuttavia queste differenze non sono molto evidenti nell'infanzia e nella puerizia, cosicché facilmente si può scambiare a prima vista un fanciullo per una fanciulla, e viceversa.
      In generale le donne sono più precoci dell'uomo e lo -precedono nella pubertà di due o tre anni. A quest'epoca la donna subisce una compiuta metamorfosi tanto nello sviluppo delle sue forme, quanto nel morale. Essa comincia a sprezzare i trastulli infantili; la sua mente, ma specialmente il suo cuore, abbisognano di un pascolo, e in taluna questo bisogno è così prepotente, che quando non abbia modo di appagarlo, in breve tempo essa langue qual fiore sullo stelo, e la pallidezza del suo volto, le palpitazioni frequenti, una mestizia inesplicabile, il disturbo delle funzioni digestive, rivelano la presenza di quella terribile malattia chiamata dai medici Clorosi (V.).
      Ove però la donzella superi quest'epoca pericolosa, e scelto lo stato matrimoniale diventi madre, allora, se specialmente ella può nutrire la prole, la sua vita si passa tranquillamente fra le occupazioni domestiche, ed eccettuate le malattie accidentali, gode di uno stato di salute mediocre fino all'epoca della cessazione dei menstrui. Tuttavia, siccome le circostanze della gravidanza, del parto, dell'allattamento, della stessa epoca mensile sono per se stesse assai pericolose, ne avviene che la femmina è soggetta ad un numero d'infermità assai maggiore di quello cui va soggetto l'uomo. Ma nell'epoca critica specialmente, cioè quando cessa la mestruazione, la donna soffre un cangiamento più notevole che non soffra l'uomo sul finire della virilità. Imperocché allora gli occhi perdono la loro vivacità ed eloquenza, le guance appassiscono, il mento si copre di peli, la voce diventa rauca ed ingrata, e tutto l'incanto della bellezza svanisce in breve tempo. Cosicché la donna che in tutto il tempo della sua vita altro non abbia fatto che pensare ad ornare il corpo, senza coltivare l'animo e la mente, diventa invecchiando un oggetto di disgusto, ed è generalmente fuggita da tutti, a meno che non sappia allettare e trarre a sé gli uomini col suo spirito. Quest'epoca fatale è puret^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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