Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DORIAcome abbiamo nell'antica cronaca di qnella città. Non devesi confondere con due altri Doria Perci-valli, che fiorirono allo stesso tempo, ma che forse furono di famiglia interamente diversa; giacché, oltre la nobilissima famiglia dei Doria genovesi, j un'altra ve n'ebbe in Napoli, che dalla città di Oria in quel regno prese il cognome, che prima era di Bonifazio.
      Oberto, ammiraglio genovese nella guerra di Pisa, comandava i Genovesi nella terribile battaglia della Meloria, la quale, il 6 d'agosto 1284, pose fine alla lunga rivalità tra Pisa e Genova, e schiacciò per sempre la marineria dei Pisani. Centotrenta galere sotto a'suoi ordini incontrarono centotre galere pisane comandate da Alberto Morosini, il combattimento si appiccò intorno all'isola di Meloria, rim-petto a Livorno, si prolungò durante la metà del giorno con un indicibile furore, insino a tanto che una divisione genovese, la quale non era comparsa nell'incominciare della battaglia, piombò sui Pisani. Oberto Doria, dopo aver ucciso cinquemila uomini ai nemici, colate a fondo sette galere ed averne prese ventotto, con undicimila prigionieri raddusse in trionfo la sua flotta vittoriosa a Genova.
      Luchetto viveva nel 1289, nel quale anno fu inviato con alcune galere per sedare i turbamenti eccitati in Corsica dal giudice di Ginerca e dai Pisani, Luchetto, mercè l'aita di un Vaninello, potente signore nell'isola, riusci nell'impresa, di che fu nominato vicario generale della Corsica, che con giuramento solenne degli abitanti unì ai destini genovesi.
      Tedesio armò con Ugolino Vivaldi due galere, nel 1291, per passare alle Indie costeggiando l'Africa. Ma sgraziatamente nulla più mai si conobbe dei due arditi esploratori genovesi, c Tale spedizione, dice il De Humboldt, è di tanto maggior rilevanza, in quanto che precedette il viaggio del catalano Don Jayme Forrer di presso a sessantacinque anni ».
      Corrado, figliuolo di Oberto, indettatosi coi capi degli Spinola, ed uniti i loro partigiani ai proprii, il 28 ottobre 1270, prese le armi, cacciò dalla città i Guelfi, congedò il podestà, e nel giorno stesso il popolo proclamò Oberto Spinola e Corrado Doria capitani della libertà genovese. 1 Fieschi ed i Grimaldi, fra gli sbandeggiati, ricorsero al papa, a Carlo d'Angiò, e agli altri principi guelfi per soccorso, ed ottenutone buon nerbo di truppe, scorrazzarono per quattro anni il territorio della Repubblica. Alfine, per intramessa di papa Innocenzo V, fu fatta pace nel 1276. Ma non restando i Fieschi dal mormorare contro la troppo lunga durata del governo dei due capitani, questi, il 28 ottobre 1291, abdicarono; ed un'assemblea determinò che si creerebbe un capitano forestiere ad anno, un podestà a lui sommesso, parimente forestiere, come per lo innanzi, e gli ufficiali metà nobili e metà popolani. Ma gli spiriti non posarono, e nuovamente venuti alle mani nel 1206, i Guelfi, avuta la peggio, furono scacciati, e creati capitani Corrado Doria e Corrado Spinola, figliuolo di Oberto, i quali, fatta la pace coi Veneziani, si dimisero ; e di quivi podestà e capitano furono scelti fra stranieri. L&mba, ammiraglio dei Genovesi nella loro se-
      conda guerra contro i Veneziani, l'anno 1298. Aveva egli condotto nell'Adriatico una flotta di ottanta-cinque galere, con la quale devastava i lidi della Dalmazia, allorché incontrò, l'8 settembre 1298, dinanzi l'isola di Corzola o Corcira la Nera, Andrea Dandolo, ammiraglio veneziano, il quale comandava novantasette galere. Nel primo urtarsi delle due flotte, dieci galere genovesi furono colate a fondo. Nulladimeno Lamba Doria rianimò i suoi marinai ed attaccò i Veneziani con tanta abilità e tanto coraggio, che alla fine del giorno loro avevano prese ottantacinque galere. Nell'impossibilità di conservare una sì immensa cattura, bruciò sessantasette di tanti vascelli e ne condusse diciotto a Genova con settemilaquattrocento prigionieri. I Veneziani avevano perduto novemila uomini nel combattimento. Il loro ammiraglio Dandolo, che era nel numero dei prigioni, morì di dolore poco dopo il suo arrivo a Genova. Una pace gloriosa fu la conseguenza di tale vittoria, in cui tutta la marineria veneziana era stata distrutta. Ma Lamba aveva comperato tale gloria con la perdita di suo figlio, ucciso pressoché al termine della pugna. € Si getti in mare, rispose senza mostrarsi turbato a quelli che gli annunziavano tale nuova ; egli è una nobile sepoltura per chi muore vincitore combattendo per la sua patria ».
      Barnaba, viveva nel 1310. Levatisi intorno a questo tempo i Guelfi contro gli Spinola, Barnaba, rimasto fedele al Governo, pugnò da prima contro i suoi ; e rimasti superiori i Ghibellini, Spinola e Barnaba furono proclamati capitani del popolo. Ma il turbolento Spinola, voltosi contro il collega, il minacciava di prigione ; di che quegli rifuggissi presso i Guelfi, i quali avendo superati i rivali, fecero impiccare trentadue prigionieri, supplizio che sendo nuovo per delitti politici, atterrì i faziosi, e lo Spinola fu messo due anni al confine.
      Castagno, abile pilota, il quale, sorte novelle differenze con gli Spinola, e venuto alle mani con essi e col loro partito, dopo accanito combattimento, mentre tornava dall'inseguire i Ghibellini perdenti, preso in iscambio, fu ucciso di pugnale nel 1314.
      Filippo. Comandava, nel 1340, undici galee genovesi che ivano a Caffa (Crimea), ed incontrato nelle acque di Negroponte Ruzzini, ammiraglio veneto, con trentatre galee, questi, abbenchè niun motivo fosse di lotta frale due repubbliche, assaltò la flotta genovese, ne fe' captive sette navi, e a stento riusci a Filippo di porsi in salvo a Pera (a quel tempo colonia di Genova). Ma avendo adunata buon'armata, si volse contro Candia, entrò di forza nel porto, liberò tutti i suoi compatrioti prigioni, ripigliò le mercanzie e le galee, e tornò glorioso a Pera. Di poi, nel 1350, spedito col Vignoso, con nove legni, nelle acque dei Veneti per depredarne il territorio, egli assaltò Negroponte, che pose a sacco. Gloriose furono le gesta di Filippo a Cia ed a Tripoli, abbenchè ne fosse gravemente ripreso da' suoi concittadini, indegnati di vedere un loro generale assaltare proditoriamente un popolo col quale la Repubblica era in buoni termini. Ma rabboniti di poi gli animi, l'ammiraglio entrò in Genova con quindici bastimenti carichi d'oro e di prigioni.
      Paganino, ammiraglio dei Genovesi nella loro terra guerra coi Veneziani a mezzo del secolo xiv. Paga-
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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