Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DORIA ANDREAedificare una sontuosa cappella. Mori nel 1624, ed è sepolto nella cattedrale di Palermo.
Giuseppe, cardinale. Uno dei personaggi che al nome Doria aggiunsero quello dei Pamphilj. Nacque in Roma nel 1751. Incombenzato da Clemente XIV di recare in Ispagna le Fasce benedette (V.) al prìncipe delle Asturie, primo nato del re, fu di poi nunzio in Francia. Donde ritornato in Roma, Pio VI lo dichiarò cardinale nel 1785. Fece parte dell'assemblea straordinaria per discutere della pace conchiusa con la Francia nel tempestoso anno 1796. Tentò rattenere lo sdegno di quel governo all'occasione dell'assassinio del generale Duphot, ma fu indarno. Le truppe francesi invasero Roma, ed il cardinale fu dapprima sostenuto, di poi lasciato libero, di che ei recossi in Genova. Ricomparve in Roma, dopo essere stato al conclave di Venezia, e Pio VII gli conferì varii carichi rilevanti. Mori improvvisamente nel 1816 e fu sepolto in S. Cecilia.
Antonmaria, cardinale, nato in Napoli nel 1740, datosi allo stato ecclesiastico, esercitò con zelo e prudenza molti e svariati carichi sotto il pontificato di Pio VI, il quale nel 1785 lo creò cardinale nello stesso concistoro in cui esaltò alla porpora il suo fratello Giuseppe. Fu al conclave di Venezia, e Pio VII gli conferi varie prefetture, nelle quali ebbe fama di retto ed illuminato. Morì nel 1821.
Giorgio, cardinale. Ebbe i natali in Roma nel 1772, e giovanetto fu ascritto alla prelatura romana. Assistè costantemente il pontefice Pio VII si in Roma, che nella sua deportazione a Savona, finché non fu ei stesso, per comando del Governo francese, rilegato in Napoli. Ristabilito, nel 1814, il governo pontificio, il papa premiò le virtù del Doria creandolo cardinale nel 1816. Leone XII lo elesse gran priore dell'Ordine gerosolimitano in Roma ed ascris-selo a varie congregazioni. Egli fu ai conclavi per Pio Vili e Gregorio XVI, il quale specialmente il predilesse. Morì nel 1837, e fu sepolto in S. Agnese nel sepolcro gentilizio di sua famiglia.
Moltissimi sono gli autori che trattarono dell'illustre famiglia ; noi staremo paghi d'indicarne alcuni ai lettori curiosi di notizie genealogiche.
Caffaro, Annaìes Genuenses — Stella, Annales Gen. — Giustiniani, Ann. Gen. — Soprani, Scrittori della Liguria — De Bréquigny, Révolutions de Génes — Sdoppi, Doriarum genuensium genealogia, et ex ii8 imperatorum et regum origo (Augusta 1631).
DORIA Andrea (biogr.). — Questo grande ammiraglio nacque nel 1466 ad Oneglia, nella riviera di ponente di Genova, di famiglia nobile e antica, che teneva Oneglia come feudo imperiale. Rimasto privo dei genitori in età giovanissima, si diede al mestiere delle anni, servì sotto a parecchi principi in varie parti d'Italia, e finalmente entrò al servigio di Francesco I di Francia, che lo fece comandante della sua flotta nel Mediterraneo. Genova era stata lungamente travagliata da fazioni, per cui era venuta sotto il dominio, o, come dicevasi, protezione de' Visconti e degli Sforza, duchi di Milano. I Francesi avendo conquistato il ducato di Milano, posero una guarnigione a Genova, con promessa di rispettare la libertà de' cittadini, promessa che attennero colla solita fede de' conquistatori. I cittadini veni-rano oppressi in ogni maniera, e il Doria avendonefatta rimostranza agli agenti di Francesco, un ordine segreto di arrestarlo venne appunto nel momento che il suo nipote e luogotenente Filippino Doria aveva riportata una segnalata vittoria pei Francesi sopra la flotta imperiale presso la costa di Napoli, nel 1528. I Francesi stavano allora assediando Napoli dalla parte di terra. Barbezieux, ufficiale di marina fraucese, fu mandato a Genova con dodici galee per impadronirsi della persona del Doria, il quale, avutone sentore, si ritirò nel golfo della Spezia, mandò sanificando al nipote che venisse a rag-giugnerlo colle galee ch'egli aveva allestite a proprie spese, e profferse i suoi servigi a Carlo V, che lo ricevette a braccia aperte. Con Carlo stipulò il Doria, che Genova, tostochè fosse liberata dai Francesi, venisse restituita nella sua indipendenza sotto la protezione imperiale, ma che non vi si avesse ad introdurre nè guarnigione, nè governo straniero. Obbligossi nello stesso tempo a servire l'imperatore con dodici galee, allestite da lui stesso, numero che fu poi cresciuto a quindici, per cui Carlo s'accordò a pagargli 90,000 ducati all'anno. Doria compari in breve dinanzi a Genova colla sua piccola squadra, e favorito dagli abitanti si mise in possesso della città cacciandone i Francesi. Si vuole che Carlo gli offeriste fi farlo sovrano della sua patria, ma che egli preferisse una carriera più nobile. Riordinò il governo della Repubblica, e, a fine di spegnere le fazioni, nominò un certo numero di famiglie di nobili e di popolani, nelle quali si dovessero annualmente scegliere i membri del Consiglio legislativo. A questo numero potevansi a quando a quando aggiugnere nuove famiglie. Una Signoria o Consiglio di Sedici, insieme cou un doge, rinnovati ogni due anni, com ponevano il potere esecutivo, e cinque censori nomi nati per cinque anni erano i custodi delle leggi. Andrea fu creato censore a vita, con titolo di padre e liberatore della patria. Tornò allora in mare come ammiraglio di Carlo V e segnalossi contro i pirati turchi e barbareschi. Scortò Carlo nella spedizione di Tunisi, nel 1535, e contribuì grandemente alla presa di quella città. Nel 1538 si unì colla flotta veneziana presso Corfù, ma perdette l'opportunità di assalire, con tutta probabilità di vittoria, l'armata turca comandata dal famoso Barbarossa (V.). Questa sua condotta venne attribuita a segrete istruzioni dell'imperatore. Nel 1541 comandò la flotta nella spedizione di Carlo V contro Algeri, d
alla quale dicesi abbia inutilmente cercato di stogliere l'imperatore. L'esito fu quale l'aveva previsto, ed egli potè appena salvare l'imperatore con piccola parte dell'armata. Venuto a vecchiaja, il Doria si ritirò a Genova, dove visse con grande splendore e riputazione, primo tra' suoi concittadini, rispettato da tutti e consultato intorno ad ogni cosa di qualche rilievo. Carlo V lo creò principe di Melfi e Tarsi nel regno di Napoli. Sul principio del 1547 corse rischio della vita per la congiura del Fieschi ; il suo nipote Gian-nettino vi rimase ucciso, ma Andrea ne scampò e il Fieschi peri nel tentativo. Pochi mesi dopo gli si ordì contro una nuova congiura da Giulio Cibo, fuoruscito genovese, che però fu scoperto e messo a morte. Nel 1548, proponendo alcuni ministri dell'imperatore di edificare una fortezza e porre nna guarnigione spagnuola in Genova, sotto colore di
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