Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DORIFORO - DORIIacre di terreno, la quale è composta di tre libbre di verde di Parigi e di trenta a trentasei di farina, da spandersi nella stessa suaccennata condizione. Sono stati suggeriti eziandio altri rimedii come l'acido arsenioso, volgarmente arsenico bianco; il cobalto in polvere ; il cromato potassico sciolto, che però distrugge insetto e pianta ; il solfato di rame, le ceneri e la calce spenta all'aria, le quali tre ultime sostanze, per dirlo alla buona, lasciano il tempo che trovano.
Fig. 2174, — Scatola con imbuto o tramoggia alla bocca.
In conclusione, l'unico rimedio efficace è il verde di Parigi; ma contra di esso sollevansi non poche difficoltà, a cagione dei molti pericoli che presenta il suo uso. È un andare da Scilla a Ca riddi o, per meglio dirlo ancora alla buona, un cascare dalla padella nella brage.
Fig. 2175. — Sacchetto con imbuto o tramoggia alla bocca.
Ma qui, osserverà taluno, non è il nostro caso di ricercare rimedii contro un malanno che per buona ventura ancora non ci tocca; è il caso, al contrario, di studiare e mettere in opera mezzi che valgano a tenerlo lontano dalla nostra Italia. L'osservazione è giustissima ed io m'ingegnerò di soddisfarla alla meglio. Il nostro Governo, persuaso, come già notai, essere miglior partito prevedere che provvedere; prevenire che curare i mali, si tenne diligentemente al principiis obsia con quel che segue, e colla legge del 30 maggio 1875, numero 2517, serie seconda, vietò l'importazione dei pomi di terra e di qualsivoglia altra pianta nel regno ; e di più colla mentovata istruzione procurò d'illuminare privati e corpi morali sull'argomento, e aggiunse vive raccomandazioni a tutti d'inviargli notizie sollecite in casi anche dubbi o sospetti, e di mandare eziandio gl'insetti, che si avessero a raccogliere, alla stazione entomologica di Firenze, alla quale è preposto quel famoso scienziato che è il Targioni-Tozzetti. I rimedii, qualora le precauzioni, per nostro cattivo fato, dovessero un giorno tornar vane, saranno determinati opportunamente nell'interesse generale del paese ; intanto per nostra pai-te non trascuriamo di rispondere alacremente alle cure del Governo e facciamo voti di restarsempre come il villano (la parola è del Manzoni) che assiso
Sulla porta del cheto abituroSegna il turbo che scende lontano
Sovra campi che arati ei non ha ;
e auguriamoci eziandio che in ogni modo non abbia a ripetersi il famoso detto: dum Roma consulitur, Saguntum expugnatur.
DORIFORO (archeol.). — Cosi chiamavasi appo i Greci quel personaggio muto sul teatro che accompagnava il personaggio principale, ora armato, ora senz'armi. Policleto scolpì una statua di uno di questi dorifori, la quale divenne il canone delle proporzioni del corpo umano. Plinio crede che il doriforo fosse il riscontro del Diadumeno dell'istesso autore : Diadumenum fecit molliter puerum, Dory-phorum, quem et canona artifices vocant, virilità puerum.
D0R1I (stor. ant.). — La più potente delle tribù elleniche, traente la sua origine da un personaggio mitico, per nome Doro, che i più fanno figliuolo d'Elleno, tuttoché da Euripide sia detto figliuolo di Xuto (Jon.,vB. 1590). Erodoto fa menzione (ì, 62) di cinque migrazioni successive di questa razza. Stabilironsi primieramente nella Ftiotide al tempo di Deucalione ; poi, sotto Doro, nell'Estiotide, appiedi dell'Ossa e dell'Olimpo; e cacciati di quivi dai Cadmei, ripararonsi sul monte Pindo. In questo stabilimento, dice Erodoto, erano detti Macedoni; e in altro luogo (viii, 43) questo scrittore attribuisce ai Dorii un'origine macedonica ; ma non risulta esservi stata altra connessione fra i Dorii e ^ i Macedoni (i quali furono di origine illirica; Muller, Dor.y i, p. 3), fuori della vicinanza di dimora. H quarto stabilimento de' Dorii, secondo Erodoto, fa nella Driopide (chiamata di poi Tetrapoli Dorica), e l'ultima loro migrazione fu al Peloponneso.
Un'altra spedizione, assai notevole, non mentovata da Erodoto, fu il viaggio di una colonia dorica a Creta, che vuoisi seguito dopo il loro secondo stabilimento appiè dell'Olimpo (Androm. ap. Strab.)\ e fassi menzione di Dorii fra gli abitanti di quell'isola fin anco da Omero (Od., xix, 174). La costa orientale fii la prima parte da essi occupata (Sta-phylus apud Strab., p. 475). Questo primo stabilimento in Creta non vuoisi confondere colle due spedizioni susseguenti dei Dorii a quell'isola, che avvennero <,lopo che furono passati a stabilirsi nel Peloponneso, l'una delle quali mosse dalla Laconia sotto la condotta di Polli e di Delfo, e l'altra dal-l'Argolide sotto Aitemene. La migrazione dei Dorii al Peloponneso, comunemente detta il ritomo dei discendenti di Ercole, vuoisi avvenuta ottant'anni dopo la guerra trojana, cioè nell'anno 1104 a?. C. (Tucid,, i, 12).
L'origine e la natura della connessione esistita tra gli Eraclidi e i Dorii è ravvolta in molta oscurità. I Dorii erano fin da tempi antichissimi divisi in tre tribù, onde Omero nel passo citato applica loro l'epiteto di tre volte divisi (xpi/óbu?). Queste tre tribù si chiamavano gì' Illei, i Dimani e i Pan-filii. Le due ultime dicevansi discese da Dimante e da Panfilo, figliuoli di Egimio re mitico dei Dorii, e la terza da Ilio, figliuolo d'Ercole. Si è cercato diLjOOQle
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