Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DOSITEO - DOSSI FRATELLInel sabbato, da rimanersi immobili nella postura in che venian còlti dal cominciar di esso giorno fino al seguente. Contraevano una sola volta le nozze ; ripudiavano le seconde, e molti fra di loro si rimanevano celibi.
Origene, sant'Epifanio, san Girolamo ed altri padri greci e latini mentovano un Dositeo caposetta fra' Samaritani : ma discordano nell'assegnare l'epoca in cui visse.
Il Mosemio (lnstit. Itisi, christ., c. v, § 11) crede cbe Dositeo vivesse dapprima presso gii Esseni (V.), dei quali imitasse le austerità; desse dipoi nel fanatismo e tentasse di spacciarsi pel Messia. Sembra che, scomunicato dai Giudei, ricoverasse presso dei Samaritani, poco dopo l'ascensione del Salvatore, dai quali attinse l'odio contro i Giudei e contro i loro profeti, proponendosi di emendare (come arrogantemente vantavas;) le costoro profezie. Questa setta pertanto, anziché cristiana, vuol riputarsi giudaica.
Vedi: San Girolamo, Contra Luciferianos — Egisippo Eusebio (1. iv, c. 12) — Sant'Epifanio, Harcs. XIII.
DOSITEO (biogr.). — Di Colono, geometra, cui Archimede dedicò i suoi libri sulla sfera, il cilindro eie spirali. Censorino dice (cap. xviii) ch'ei migliorò Yocta-etcris d'Eudosso, e sì Gemino che Tolomeo fecero uso delle osservazioni dei tempi dell'apparizione delle stelle fisse, fatte da lui nel 200 av. Cr.
Vedi Fabric., Bibl. Grac. (voi. iv, pag. 15).
DOSITEO (biogr.). — Soprannominato, probabilmente dalla sua occupazione, Magister, grammatico e maestro di lingua greca alla gioventù romana, visse sotto Settimio Severo ed Ant. Caracalla, intorno il principio del terzo secolo dell'era nostra. Ciò si deduce da un passo nella sua opera 'Eounrjveu-jjtata, ove riferisce ch'egli copiò la Genealogia d'Igino nel consolato di Massimo ed Apro, il quale occorse nel 207 dell'era volgare.
Esiste di quest'autore, in due manoscritti, un'opera intitolata 'KpuYivEuuaTa, divisa in tre libri. Parti di essa non furono mai pubblicate e noi meritano, perocché tutto quel che appartiene all'autore ò senza pregio e male espresso. 11 primo libro (inedito) consiste di una grammatica greca scritta in latino e trattante delle parti dell'orazione. 11 secondo si compone principalmente d'imperfetti voca-bolarii e glossarii greco-latini e latino-g.eci. I glossarli furono pubblicati da E. Stefano nel 1573, e ristampati di poi a più riprese. Il terzo volume contiene versioni dagli autori latini in greco e viceversa. Gli estratti per tal modo preservati rendono importante questa terza parte dell'opera, la quale contiene sei capitoli. Il primo intitolasi : Divi tìadriani sententiuè et epistola, e contiene aneddoti legali di Adriano, una lettera a sua madre ed una notizia sulla legge che condanna i parricidi ad esser cuciti in un sacco con un cane, un gallo, una vipera ed una sciinia, e gittati in mare o nel fiume più prossimo. 11 secondo capitolo contiene diciotto favole d'Esopo; il terzo un Fragmentum veteris jtirisconsulti dejuris speciebus et de manumissio-nibus, dottamente illustrato da Schilling nella sua incompiuta Dissertatio critica de Fragmento juris romani Dositheano (Lipsia 1819), e da Lachmann
nel suo Versuch ìiber Dositheus (Berlino 1837; il quarto, estratti dalla Genealogia d'Igino; il quinto, cui manca il principio, una narrazione della guerra trojana formata con sommarii dei libri vii-xxlt dell'inatte d'Omero; e il sesto, una conversazione scolastica di niun valore.
DOSITEO (stor. cccl.). V. Dosìteanl.
D0S0L0 (geogr.). — Comune mantovano, nel circondario di Viadana, con 3911 abitanti.
DOSSAPATRE Gregorio ( Doxapater Gregor.) (biogr.). — Giurista greco-romano, mentovato occasionalmente negli scolii alla Basilica (volume ni, pagina 440, ecc.), è probabilmente identico al Gregorio di essa Basilica (voi. n, p. 566, ecc.). Montfaucon (Palaograph. Grac., lib. i, cap. 6, ecc.) dimostra che un Doxapater, Diaconus Magna Ecclesia e nouiofilace, pubblicò un Nomocanon o sinopsi della legge ecclesiastica, per ordine di Giovanni Comneno, che regnò dal 1118 ai 1143 dell'èra nostra. Il manoscritto di quest'opera trovasi nella libreria dei padri di S. Basilio a Roma. Fabricio (Bibl. grctc., lib. v, c. 25) attribuisce questo nomocanone a Doxapater Nilo, il quale, sotto Rogerio, in Sicilia, intorno il 1143, scrisse un trattato De quinque patriarchalibus sedibus, pubblicato primamente da Stefano Le Moyne nelle sue Varia sacra (i, p. 211).
DOSSI FRATELLI (biogr.). — Chiunque legga nel xxxin dell' Orlando Furioso il nome dei due Dossi posto accanto a quelli di Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano ed altri (st. 2), deve dolersi che si scarso ne parli il Vasari, e desiderare di essere pienamente informato di quanto può riguardare questi lumi principali della scuola ferrarese. Noi c'ingegniamo di farlo con brevità. La più comune opinione è che il maggiore dei fratelli, che Vasari appella Dosso il vecchio, nascesse circa il 1479 da un Evangelista: il vero cognome fosse De Luthero alias de Constantino, e che Dosso fosse soprannome preso dal villaggio di Dosso, nel Ferrarese, presso la Pieve di Cento, comecché altri si ostini a chiamarlo Dosso Dossi, quasi fosse suo proprio nome (Baruffaci, Vite degli artefici ferraresi, Ferrara 1840). Suo fratello ebbe nome Battista. Appresa l'arte nella scuola di Lorenzo Costa (V.), andarono in Roma, ove lungamente dimorarono, mentre la scuola di Raffaello era in grande rinomo. Studiarono cinque anni in Venezia i grandi coloristi, e tornarono quindi a Ferrara attirativi dalle liberalità dei duchi Alfonso ed Ercole d'Este, per i quali molto operarono. Da uu documento pubblicato dal Pungileoni ( Meni, istor. di Antonio Allegri,\nm. n,45) sappiamo che nel 1512 Dosso ebbe trenta ducati per sua mercede per aver dipinto un gran quadro con undici figure umane pei duchi di Mantova. Fece inoltre in Ferrara nella cattedrale una tavola con figure a olio, tenuta assai bella; e per la sua rara bellezza l'originale fu trasportato a Roma, lasciatavi copia per Ippolito Scarsellino. Rappresenta gli apostoli Bartolomeo e Giovanni con due ritratti dei signori della Sala; ora però in luogo della copia è una tavola del Garofalo. Nella stessa Ferrara lavorò nel palazzo ducale molte stanze in compagnia del suo fratello Battista, il quale invidiandone la valentia, gli fu tutta la vita nemico; il Baruffaldi racconta per disteso le dolorose conseguenze che
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