Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
D0T1NENTERITE 0 DOTINENTERITIDE - DOTTORATO
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nè restringersi se non col consenso del marito e della moglie, e mediante decreto del tribunale, clie può darne il consenso nei soli casi di necessità ed utilità evidente. Tali casi sarebbero: 1° qualora sia tale alienazione necessaria per somministrare gli alimenti alla moglie, al marito od ai figliuoli, o per supplire alle spese delle loro infermità; 2° per liberare la moglie stessa dal carcere, o per la liberazione pur anco del marito, del padre, della madre, o dei figliuoli della medesima, qualora vi fossero detenuti per pena sussidiaria in difetto di pagamento di multe; 3° per somministrare una congrua dote alle figlie, e per procurare uno stabilimento al marito od alla prole. Ove l'urgenza delle circostanze o l'importanza delle cause sovra espresse richiedessero l'alienazione della dote intiera, è necessaria l'autorizzazione del tribunale. Devenendosi all'alienazione od obbligazione della dote fuori dei casi dalla legge eccettuati il contratto è nullo, senza che possa a tale riguardo opporsi alcuna prescrizione pel tempo decorso durante il matrimonio.
Se la moglie si trova in pericolo di perdere la dote, o il disordine degli affari del marito dà luogo a temere che i suoi beni non siano sufficienti per soddisfarne i diritti, la moglie può domandare la separazione sia dei suoi beni dotali, sia di altrettanti beni del mai-ito, quanti valgono ad assicurare la dote e i diritti a lei derivanti dal contratto di matrimonio. La moglie ha l'amministrazione ed il godimento dei beni separati per la dote e ragioni dotali ; essa però deve contribuire o soggiacere alle spese domestiche, ed a quelle di educazione della prole comune. Sciolto il matrimonio, la dote dev'essere restituita, e per tale restituzione si osservano le seguenti regole : se la dote consiste in immobili, ovvero in mobili non estimati nel contratto nuziale, o stimati bensì, ma con dichiarazione che la stima non ne toglie alla moglie la proprietà, il marito o i suoi eredi possono essere astretti a restituire senza dilazione la dote, sciolto che sia il matrimonio; se invece la dote consiste in una sommaci danaro, o in mobili stimati nel contratto, senza che siasi dichiarato che la stima non ne attribuisca la proprietà al marito, la restituzione non può dimandarsi se non un anno dopo lo scioglimento del matrimonio. La ragione di questa differenza sta in ciò, che nel primo caso si deve restituire il fondo o l'oggetto medesimo costituito in dote, e però trattandosi di un corpo certo e determinato non vi ha alcun motivo per differirne la restituzione; nel secondo caso, al contrario, se la dote consiste in denari, il marito ha dovuto cercarne un impiego, e se consiste in oggetti mobili, si suppone che li abbia venduti per impiegarne il prezzo, quindi la legge gli concede un termine onde possa procurarsi i fondi per farne la restituzione.
Pel complemento di questa materia veggansi gli articoli Matrimonio (contratto di), Parafernali (beili), Separazione di corpo.
DOTINENTERITE o DOTINENTERITIDE (patol.). — Nome dato da Bretonneau alla febbre mucosa e derivato dalle parole So6tr,v, furoncolo, ed evxepov, intestino (V. Febbre mucosa).
DOTIS (geogr.). — Città nel N. 0. dell'Ungheria, con 4900 abitanti.
DOTTI Bartolomeo (biogr.). — Poeta, nato in Val Camonica nel Bresciano, assassinato a Venezia nel gennajo 1712, apparteneva ad una famiglia nobile ed opulenta, ed esercitossi specialmente nella satira. In un viaggio che fece a Milano per regolare la successione paterna, compose molti sonetti sur un intrigo amoroso, nei quali malmenava l'onore delle famiglie principali della Lombardia. Chiamato in giudizio, Dotti fu condannato ad una lunga prigionia nel castello di Tortona, ma nel 1692 ven-negli fatto fuggire, passò un torrente a nuoto e riparò a Venezia, ove ottenne servizio nell'esercito di quella Repubblica, segnalossi a più riprese contro i Turchi, fu nominato cavaliere di San Marco, e divenne membro di varie Accademie. Ma la sua inclinazione alla mordacità ed alla satira gli procacciò nuovi nemici, ed una sera il suo corpo fu trovato coperto di stilettate. Abbiamo di lui : Rime e Sonetti (Venezia 1689), volume raro, contenente le satire contro i Milanesi ; Satire del cavalier Dotti, raccolte e pubblicate da G. Conti (Ginevra 1757, 2 volumi). Sono la più parte sonetti in versi lirici, in fine a ciascuno dei quali trovansi note che spiegano le allusioni, i proverbi e gl'idiotismi. Le più notevoli di queste satire sono: Il camerotto, La quaresima, Il carnovale, I novellisti, 1 manipoli, ecc.
DOTTORATO (stor. lett.). — L'origine dei gradi accademici, come altri punti riguardanti la primitiva storia delle Università, è involta nell'oscurità dei tempi. Alcuni pretendono che fossero dapprima introdotti da Irnerio nell'Università di Bologna, intorno alla metà del secolo xii, e che indi il costume ne passasse a Parigi. Il grado più basso era quello di Baccelliere (V.). 1 termini mastro e dottore erano anticamente sinonimi, e designavansi con essi le persone date all'insegnamento, ma non erano titoli conferiti da autorità competente a chi avesse fatto un corso di studii e preso un esame relativo. In processo di tempo il nome di mastro si diede ai maestri di arti liberali, e quello di dottore ai professori di teologia, diritto o medicina. Savigny (Storia del dritto romano, ecc., lib. m) dice che nelle memorie dell'Università di Bologna Irnerio vien detto giudice o causidico, ma non mai dottore, e che questo titolo si cominciò a dare alla metà del secolo xin. Lo stesso autore suppone che si fu in conseguenza dei privilegi concessi ai maestri per editto di Federico I che si trovò necessario d'impedire che il titolo si assumesse a capriccio, con ista-bilire una forma di ammessione. Se si ammette questa supposizione, si dovettero conferire gradi per pubblica autorità tosto dopo il 1158.
I primi dottori furono sicuramente quelli di leggi poiché a questa scienza principalmente l'Università di Bologna doveva la sua celebrità. Sul finire del secolo xii vi vediamo già dottori di leggi canoniche con egual grado che i dottori in diritto civile. Nel secolo susseguente si aggiunsero dottori di medicina, di grammatica, di logica, di filosofia ed altre arti. Il titolo o dignità di dottore conferivasi dapprima dai dottori coll'ammettere per comune consenso il candidato nel loro corpo. Codesta ammessione gli dava diritto di leggere nella scuola di Bologna, di esercitare giurisdizione sugli allievi e di votare nel-
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