Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DOV ADOLA. — DOVERE
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giornò per qualche tempo a Parigi, e quindi visse nella solitudine attendetelo a studii letterarii fino al 1572, nel quale an7Inghilterra per indurre la regina Elisabetta a sostenere la causa degli Olandesi. Comandante in capo della città di Leida mentre era assediata dagli Spaglinoli, egli si comportò con prudenza e coraggio in mezzo agli orrori della carestia, della peste e delle dissensioni civili. Tenne corrispondenza cogli aspettati liberatori per mezzo di colombi, e a questi fedeli messaggeri espresse la sua gratitudine in alcune delle sue poesie.
Lo stadtholder Guglielmo I compensò quella città dei travagli durati, collo stabilirvi l'Università di cui Dousa fu il primo curatore. Le sue estese relazioni coi letterati di altri paesi lo misero in grado di procurare a questo nuovo stabilimento valenti professori, e tra gli altri Giuseppe Scaligero. Dopo l'uccisione di Guglielmo I,Dousa passò segretamente a Londra onde muovere Elisabetta a proteggere la libertà della sua patria, di cui fu sempre fedele difensore ; e per tutto il tempo che il conte di Leicester oppresse col suo governo gli Olandesi, egli non si dipartì dal suo sistema di prudente moderazione. Domestiche sventure e massime la morte del suo primogenito, giovane di grandi speranze, gli amareggiarono gli ultimi anni della vita, che si chiuse nell'anno 1604.
Le molte opere da lui lasciate mostrano quanto fedele egli fosse al suo motto: Bulces ante omnia musee. L'opera sua più conosciuta è quella che porta per titolo Batavia Hollandiceque Annales, stata incominciata dal figliuolo di lui e pubblicata in verso e in prosa.
D0VAD0LA [geogr.). — Comune della provincia di Firenze, circondario di Rocca S>. Casciano, con 2753 abitanti.
DOVER {geogr.). — Porto d'Inghilterra che i Romani chiamavano Dubris e i Francesi chiamano Douvresy situato nella contea di Kent rimpetto a Calais, 114 chilometri circa all'È. S. E. di Londra. La città, che contiene 28,506 abitanti, consiste principalmente in tre lunghe vie che si stendono in una valletta e convergono ad un punto. Es^a è difesa da un forte e spazioso castello posto su di un'eminenza, in cui si possono accogliere sino a 2000 uomini, e le altre alture che la circondano sono pure fortificate. Dover è uno dei così detti Cinque Porti, e come borgo parlamentare manda due membri alla Camera dei Comuni. Il porto può ricevere navi di 400 a 500 tonnellate, ed è difeso da forti batterie. Esso ò il principal luogo d'imbarco per la Francia, e in tutti i giorni ne pai tono battelli a vapore per Calais e Boulogne. Nella bella stagione l'affluenza dei forestieri che vanno a godervi dei bagni di mare è grandissima ; oggi però diminuita a motivo della concorrenza che le fanno i bagni di Brighton.
Vuoisi che il castello situato a tramontana della città fosse in origine costrutto dai Romani. Non lungi da Dover lungo la costa è l'alto dirupo che porta il nome di Shakspeare's Cliff, a cagione della celebre scena del Re Lear che vi si finge seguita.
DOVER (polvere di) (farm.). — Preparato di un dramma di ipecaquana in polvere, 1 dramma di Nuova Encicl. Ital. Voi.
oppio in polvere, 1 oncia di solfato di potassa, con tenue aggiunta di salnitro. È un potente sudorifero.
DOVER (stretto di) (geogr.). — È il punto più stretto della Manica, ossia del canale che separa la Gran Bretagna dalla costa della Francia. Si ha luogo di credere che le due coste fossero un tempo unite da un istmo, e se ne hanno fortissimi argomenti nella corrispondenza e direzione degli strati che si osservano nelle faccie dirupate delle colline calcari delle due coste. Questo stretto ha circa 40 chilometri di estensione, essendo il capo Grisnez, nella costa di Francia, il punto più pross:mo all'Inghilterra. La profondità media del canale nella più alta marea è di 15 metri. Il tragitto in battello a vapore si suol fare in meno di tre ore.
'D0VERA (geogr.). — Comune nella provincia di Cremona, circondario di Crema, con 2657 abitanti.
DOVERE (etic.). — Questa parola indica in generale ciò che l'uomo è obbligato a fare per conseguire il proprio fine. Essendo questo il concetto capitale di tutta la morale, importa sapere che cosa si contiene in esso per determinare il principio direttivo della nostra volontà, per sapere qual è il fine del nostrovoperare. Ma fin dal principio dobbiamo avvertire che la scienza morale essendo una parte della filosofia applicata, suppone la parte anteriore detta pura, in cui sono risoluti i problemi intorno la natura umana, q el i relativi al mondo ed all'Ente supremo; cosicché dobbiamo accettare per verità stabilite l'esistenza di Dio, la Provvidenza governatrice di tutto il creato, la validità dei giudizii della ragione, la necessità della rivelazione divina per la conoscenza dell'ordine soprannaturale, e la libertà di cui l'uomo è dotato nel-l'operare.
Ciò posto, per giungere ad una nozione esatta e compiuta del dovere, conviene studiare qual sia la sua natura, e quale la sua origine. Ed anzitutto, che cosa è il dovere considerato in se stesso, quali sono i caratteri che costituiscono la sua essenza? Facendoci a considerare l'universalità delle cose, noi troviamo due sorta di agenti che si muovono sulla scena del mondo; gli uni inconscii del loro operare, che senza proporselo e senza saperlo tendono a quel fine a cui furono dalla Provvidenza eterna destinati, come sono gli astri, le piante, i bruti; gli altri intelligenti e liberi, che sapendo e volendo si conducono o possono almeno condursi alla loro meta, e questi sono gli uomini. A siffatto differenze d'attività corrispondono due sorta di leggi, la legge fisica per la prima, la morale per la seconda, l'una ineluttabile e fatale, l'altra che non costringe, ma obbliga, vale a dire che lascia libero l'essere intelligente nelle sue determinazioni, ma gli prescrive in pari tempo degli ordini, ai quali egli stesso sentesi tenuto di obbedire. L'obbligazione morale costituisce pertanto il dovere. Le cose non conoscono quest'obbligazione, alla quale soltanto la persona può essere soggetta; onci'è che il dovere non può aver altro termine che la nostra personalità, vale a dire la libertà. Quindi, ove si tolga l'intenzione, non v'ha più nè moralità, nè immoralità; l'azione più giusta, più conforme alle regole, ov'ella si compia senza aver per oggetto la legge, è destituita d'ogni valor morale, come, alVII. Ci
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