Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DOUGLAS — DOUSA 0 DOES (YAN DER)
      contrario, anche tolte le condizioni necessarie al suo compimento, basta la volontà perchè esista il carattere morale. L'obbligazione morale è in tutta la forza del vocabolo una legge universale e assoluta.
      Da tali considerazioni si raccoglie che la legge del dovere non ha condizione alcuna, è assoluta. Ora, che cosa è mai una legge assoluta se non la volontà stessa di Dio, la quale si manifesta nella coscienza dell'uomo per mezzo della ragione pro-mulgatrice ? Che se la legge morale è divina per se stessa, divino ben anco dev'essere il fine cui tende; e come niun altro fine si può^attribuire alla volontà di Dio se non buono, il bene stesso deve essere la ragione ultima del dovere, la meta del nostro operare. Adunque noi, essendo liberi, possiamo scegliere fra il bene ed il male; ma la ragione, che è lume divino nell'anima nostra, c'impone l'obbligo morale di preferire sempre il bene ; il quale appunto per essere il fine ultimo cui dobbiamo tendere, non vuol essere scambiato còll'utile o col piacevole, che propriamente non possono essere fini morali, sebbene possano talvolta essere conseguenze del retto operare. Cosi la legge morale del dovere è purissima nella sua intenzione, avendo per solo scopo il bene, che in ultima analisi è Dio stesso. Per la qual cosa si può conchiudere dicendo che il dovere è la legge morale che unisce le creature libere al Creatore ; ed ecco come la moralità ha la sua ragione veramente obbiettiva in Dio, quantunque si riveli alla coscienza per mezzo della ragione.
      Vivendo l'uomo nel tempo e nello spazio, varie sono le sue azioni e può solamente operare in modo successivo ; e perciò quella legge generale del dovere si divide in tanti -particolari doveri quanti sono gli atti che deve compiere ; onde la partizione scientifica dei doveri secondo le condizioni in cui l'uomo si trova. Gli oggetti cui il dovere in generale si riferisce sono la propria persona, i simili, cioè il prossimo e Dio; e perciò i doveri riguardano se slesso e formano la morale privata, riguardano il prossimo e formano la morale sociale, e riguardano Dio e formano la morale religiosa.
      Dovendo ciascuno conseguire colle sue libere azioni il fine cui è destinato dalla Provvidenza, ha verso se stesso l'obbligo di conservarsi e di perfezionarsi; e perciò tanti sono i suoi obblighi, quante le azioni necessarie ad ottenere quegli intenti morali. Siccome l'uomo vive in società, le varie relazioni sociali determinano le specie di doveri ch'entrano nel dominio della morale sociale ; ma in generale si devono distinguere in positivi e negativi, cioè in quelli che implicano un comando ed in quegli altri che implicano un divieto. I doveri negativi si dicono anche perfetti o stretti, potendosi costringere colla forza i trasgressori ad adempierli; all'incontro i positivi si dicono lati od imperfetti, non avendosi diritto di farli eseguire con mezzi coattivi. Finalmente i doveri della morale religiosa si-distinguono in tante specie quante sono le pratiche del culto sì interno che esterno, tanto pubblico quanto privato (V. Morale).
      DOVIZI Bernardo. V. Bibiena (biogr.).
      DOW o DOUW Gerardo {biogr.). — Celebrato pittore della scuola olandese, nato a Leida nel 1613, emorto nella stessa città nel 1680, il quale è fuor d'ogni dubbio il più vero, il più esatto e il più minuto nell'imitazione della natura che abbia mai esistito. Suo padre, vetrajo, gli fece imparare il disegno sotto l'incisore Bartolomeo Dolendo, e a dipingere su vetro da Pietro Rouwenhorn. Ma passò assai giovane ancora sotto la direzione di Rembrandt, che lasciò dopo tre anni di studii per non più consultare che la sola natura. A principio dipinse ritratti; ma la pazienza degli avventori non conciliandosi con la sua lentezza, venne a limitarsi a trattare scene domestiche in piccolo. Egli prendeva infinite precauzioni per salvare dalla polvere la tavolozza e il rao lavoro, e, come Leonardo da Vinci, egli 6olo macinava e preparava i suoi colori. L'esattezza e la verità dell'imitazione giungono in lui a tal segno che la sua pazienza e la mirabile maestria della sua mano non possono essere bene apprezzate salvo considerando le opere sue con la lente. Sandrart riferisce aver udito da lui medesimo che passò parecchi giorni nel dipingere una mano, od un semplice accessorio, come il manico di una scopa.
      Il disegno di Dow non è nè nobile, nè corretto, ma non ha nulla di triviale e si accorda con lo stile delle sue composizioni. Egli somiglia a Rembrandt per l'armonia dei colori e per una maravigliosa intelligenza del chiaroscuro; ma ciò che distingue il maestro dal discepolo è il tocco alcune volte ardito e duro sino all'affettazione del primo, e il pennello delicato, fino e diligente all'eccesso del secondo. Rembrandt calcolava l'effetto de' suoi quadri sulla distanza necessaria fra essi e l'occhio dello spettatore; Gerardo voleva che i suoi acquistassero ancora maggior pregio nell'esser visti da vicino, ed ottenne il suo scopo.
      Per finito che sia il lavoro, le pai ti sono però sempre subordinate al tutto, e non si ammirano meno l'accordo e la giustezza dell'insieme, che la finezza e l'esattezza dei minuti particolari. Ma Rembrandt ha questo vantaggio sul suo discepolo, che talvolta egli è pieno di poesia, mentre Gerardo per lo più non è altro che un paziente e laborioso imi-tatorediuna natura immobile odebolmente animata. Tranne la sua Donna idropica, che appartenne già al re di Sardegna e che ora si trova nella galleria del Louvre, e il suo Ciarlatano ora esistente a Monaco, capi d'opera di pazienza, nel primo dei quali soprattutto si ammira la giustezza e la varietà dell'espressione, la diversità degli accessori], l'effetto magico della luce, e l'immensità del lavoro che ha costato, gli altri suoi quadri contengono generalmente una o due figure al più e rappresentano azioni insignificanti. I quadri di Dow, che oggidì si pagano somme enormi, erano da lui stesso venduti a carissimo prezzo, essendo solito ricavarne da 600 a 1000 fiorini eaduno. Oltre a ciò un gentiluomo dell'Aja di nome Spiering gli aveva assegnato un annuo trattenimento di 1000 fiorini solo per avere il diritto di comperare a preferenza di ogni altra persona quelli de'suoi quadri che più gli piacerebbero, al massimo prezzo che ne avrebbe potuto ottenere. Tutte le grandi collezioni hanno qualche lavoro del Dow. 11 più famoso fra i suoi discepoli fu Mieris.
      DOWLATABAD. V. Daulatabad.
      DOWN (geogr.). — Contea marittima nel S. E.
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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