Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DRÀCOLO — DRACONZIOLa specie seguente viene spesso educata nei giardini di delizia ; vuole terra leggera e fertile, ed esposizione calda.
Dracocefalo della Virginia (dracocephalum virgi-nianum L.). — Specie perenne, alta da 45 sino 91 cent.; fusto eretto, semplice o poco ramificato; foglie lineari-lanceolate, seghettate, glabre; fiori ampii, odorosi, di colore roseo, disposti a spiga piuttosto folta, munita di piccolissime brattee.
Questa pianta di bellissimo aspetto, simile a quello della digitale porporina, è nativa della Virginia e del Canada; fiorisce da luglio sino a settembre: i suoi fiori presentano un fenomeno singolare, poiché obbediscono alla mano che li fa andare e venire orizzontalmente nello spazio di un semicircolo, e rimangono nella situazione in cui vengono posti, dal che le derivò l'epiteto volgare di catalettica.
DRACOLO (chini.). — Fenato di metile, prodotto aromatico dell'acido anisico distillato con eccesso di barita.
DRACONE (biogr.). — Autore del primo codice scritto di leggi in Atene denominato S£Solone (Andoc., De Myst., p. 11 ; Elian., V. E., vin, 10; Perizon., ad loc.). In questo codice era decretata la pena di morte ai delitti pressoché tutti, ai ladronecci, ad esempio, del pari che al sacrilegio ed assassinio, il che diede occasione alle osservazioni d'Erodico e Demade, che le sue leggi non eran d'uomo, ma d'un dragone (Spaxwv), e che esse erano scritte non coll'inchiostro, ma col sangue. È fama ch'egli stesso difendesse quest'estrema severità, dicendo che i piccoli delitti meritavano la morte, e pei grandi non- conosceva castighi adeguati (Aristot., Rhet., n, 23, § 29; Plut., Sol., 17). Aristotele, se il capitolo è genuino, dice che Dracone non cambiòla costituzione d'Atene, e che la sola notevole caratteristica delle sue leggi era la loro severità. Noi sappiamo però da Eschine (c. Timarch., §§ 6 e 7) ch'ei provvedeva in esse alla educazione dei cittadini fin dai loro primi anni, e secondo Polluce (vili, 125), ei converti gli Efeti in corte d'appello dall'ap^wv paatXeù; nei casi d'omicidio involontario. Su quest'ultimo punto Richter (adFabr. Bibl. tìrcec., voi. n), Seliòmann, e C. T. Hermann (Poi. Ant.,§ 103) sono di parere che Dracone stabilì gli Efeti sottraendo intieramente l'omicidio alla giurisdizione dell'Areopago: mentre Mailer opina (Eumen., §§ 65 e 66) con maggior probabilità che le due corti erano unite fino alla legislazione di Solone. Da questo periodo (594 av. Cristo) la più parte delle leggi di Dracone caddero in disuso (Geli., xi, 18; Plut., Sol., 17); ma Andocide (/. c.) ne dice che alcune di esse erano tuttavia in vigore alla fine della guerra del Peloponneso ; e noi sappiamo che non fu revocata, non solamente la legge che infliggeva la morte all'assassinio, ma quella ben anco che dava licenza al marito offeso di uccidere l'adultero se colto in flagrante (Lis., De Cced. Erat., p. 94; Xenarco, ap. Athen., xm, p. 569). Demostene altresì dice (c. Timocr., p. 765) che ai tempi suoi Dracone e Solone erano giustamente tenuti in onore per le loro buone leggi ; e Pausania e Suida fanno menzione d'un decreto del primo di questi legislatori adottato dai Tasii, il quale ordinava che ogni cosa inanimata la quale avesse cagionato la per-
dita d'una vita umana avesse ad essere cacciata fuor del paese (Paus., vi, 11 ; Suid., 8. v. Nówv). Rilevasi da Suida che Dracone morì ad Egina soffocato dalla grande quantità di cappelli e mantelli che gli furono gittati addosso in teatro in segno di onore (Suida, s. v. Apaxwv). La sua legislazione risale, per generale testimonianza, alla 39» olimpiade, nel quart'anno della quale (621 av. Cristo) Clinton è disposto a collocarla, in maniera che la relazione d'Eusebio concordi con le altre autorità su questo subbietto. Dell'occasione immediata che diede origine a queste leggi» non abbiamo informazione, C. T. Hermann (l. c.) e Thirlwall (Oreece, voL n, p. 18) sono di parere che il popolo domandasse un codice scritto in surrogazione delle leggi d'uso di cui gli Eupatridi erano i soli interpreti, e che questi ultimi, mal potendo oppor resistenza alla domanda, sancissero gli ordinamenti severi di Dracone.
Vedi : Prat, Jurisprudentia vetus Draconis et Solonis cum romano jure legum regiarum ac decem-viralium diligenter collata (Leida 1569) — Jani, Dissertatio de Dracone legislatore Atheniensiun (Lipsia 1707).
DRACONE (biogr.). — Di Stratonice, retore greco, visse intorno il principio del ii secolo dell'era cristiana, ed Apollonio Discolo ne fa menzione ne' suoi scritti. Esiste sotto il suo nome un trattato De me-tris poeticis, che non è punto immeritevole d'attenzione, ma che fu interpolato dai copisti, posciachè vi si parla d'autori che fiorirono dopo Dracone. Il celebre ellenista G. Hermann ha pubblicato nel 1812 a Lipsia la prima edizione di quest'opera, che Hase avea fatto conoscere cinque anni prima da un manoscritto che conservasi a Parigi nella Biblioteca nazionale. Fu dato nota ad Hermann di essersi rimasto contento a consegnare alla stampa la copia del manoscritto fatta da Bast, senza correggere il testo e senza corredarlo di note.
Vedi Hase, Notices et extraits des manuscrits (voi. vin).
DRACONICO ACIDO (chim.). — È lo stesso che l'acido anisico (V. Anisico acido).
DRAC0NIL0 (chim.). — È lo stesso che il toluolo (V. Toluene).
DRACONINA o DRACINA (chim.). — Sostanze estratte dal sangue di drago.
DRACONTIASI (patol.). — Malattia frequente in Africa, in Asia ed in America, specialmente fra i negri, e cagionata da vermi che si allogano sotto la pelle.
DRAC0NTIC0 (astr.). — Gli antichi astronomi usavano l'espressione di mese dracontico per indicare lo spazio di tempo che la Luna impiega per tornare dal suo nodo ascendente, chiamato caput draconis testa del dragone, allo stesso punto, vale a dire, l'intiera rivoluzione della Luna rispetto al suo nodo.
DRAC0NZI0 o DRAC0NTI0 (bot.). — Genere di piante della famiglia delle aroidee, composto di vegetali erbacei esotici, fra le quali il dracontium polt phyllum contiene tubercoli farinosi che danno uni essenza la quale in pochi minuti fa una vescica sulla pelle. Gli indigeni dell'Isola della Società li mangiano dopo averli fatti bollire nell'acqua.
DRAC0NZI0 (biogr.). — Poeta cristiano del quinto secolo, nato a Toledo. Era prete e trattò della crea-
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